L’enorme incremento dei profitti registrato nel secondo trimestre ha portato la società di Denver a rivedere in positivo le stime iniziali. Il successo è sotto gli occhi di tutti, sebbene qualcuno sia convinto che si tratti di un momento di passaggio che si andrà inevitabilmente a sgonfiare. Forse sì, ma è anche una conseguenza dell’impatto dell’AI e delle politiche di Donald Trump, che con il suo One Big Beautiful Bill Act ha dato un grande impulso a tutto il comparto delle start-up che lavorano con la Difesa
Una crescita da record, sorprendente sì, ma fino a un certo punto. Palantir registra un balzo del 53% nei guadagni incassati nel secondo trimestre, con un fatturato che supera il miliardo di dollari (+48% rispetto allo stesso periodo del 2024). Nel mercato statunitense ha incassato 306 milioni di dollari, un aumento del 93% rispetto all’anno prima, mentre le vendite riservate al governo ammontano a 426 milioni: una crescita pari al 68%. Risultati che comportano un rialzo nelle previsioni sul fatturato annuo a circa 4,15 miliardi di dollari, quando le stime iniziali si attestavano su 3,9 miliardi. Numeri talmente inaspettati che l’amministratore delegato Alex Karp ha definito l’ultimo trimestre come “davvero anomalo”, un qualcosa che capita “una volta nella vita”. “Ci dispiace che i nostri detrattori siano rimasti delusi”, ha aggiunto riferendosi a chi sosteneva che l’ottimismo su Palantir fosse esagerato, frutto di una bolla momentanea.
Eppure, forse non in questo modo, ma il risultato è una conseguenza quasi logica. A permetterlo sono stati essenzialmente due fattori, in qualche modo collegati tra di loro: l’intelligenza artificiale e Donald Trump.
“Continuiamo a vedere l’impatto sorprendente dell’IA”, ha osservato giustamente Karp togliendosi altri sassolini dalla scarpa. “Il tasso di crescita della nostra attività ha accelerato radicalmente, dopo anni di investimenti da parte nostra e derisione da parte di alcuni”. Palantir, fondata nel 2003 da Karp e Peter Thiel, si occupa d’altronde di software di intelligenza artificiale che poi vende ad aziende e governi. I suoi servizi servono per raccogliere e analizzare grandi quantità di dati, con una specializzazione nel campo della difesa. Giusto una settimana fa, l’azienda di Denver ha chiuso un accordo con il Pentagono: 10 miliardi di dollari per il prossimi dieci anni, che secondo il Financial Times è uno dei contratti di software più importanti mai siglati dal Dipartimento.
D’altronde la linea tracciata dalla Casa Bianca corre in questa direzione. Dal One Big Beautiful Bill Act approvato dal Congresso in vista della festa nazionale del 4 luglio, le start-up della difesa hanno ricevuto un booster non da poco. Ben 6 miliardi di dollari sono stati destinati a progetti legati all’IA, con l’obiettivo di aumentare la sicurezza. Il comparto militare è quello che ha ottenuto di più. Una cifra pari a 500 milioni di dollari verrà destina alle quelle che vengono definite “capacità militari autonome attribuibili”, come ad esempio i droni: altri 450 milioni di dollari serviranno per sviluppare sistemi e robot da destinare alla costruzione navale; 250 milioni sono stati pensati per rafforzare il Cyber Command, che si occupa della sicurezza informatica; 188 milioni andranno per i “sistemi autonomi robotici marini”; 120 milioni per droni di sorveglianza aerea e altri 111 per quelli kamikaze, e dunque offensivi; 115 milioni per aumentare le difese cibernetiche delle centrali nucleari; infine altri 20 milioni serviranno per inserire sistemi di IA nel processo contabile del Pentagono. Un impulso niente male per tutto il comparto.
Ecco dunque che adesso Palantir ha necessità di allargarsi. Un’esigenza che dovrebbe comportare un aumento delle assunzioni, come sottolinea Reuters. “Stiamo ottenendo ottimi risultati nell’acquisizione e nella fidelizzazione dei talenti”, conferma Karp ammettendo che anche la sua azienda partecipa alla competizione di chi riesce ad attrarre i lavoratori più bravi per capitalizzare questo momento positivo per l’intero settore delle start-up tecnologiche.