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Per l’Europa è il momento delle scelte coraggiose. La sveglia di Metsola

Nel suo intervento al Meeting di Rimini, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola traccia le direttrici lungo le quali si disegnerà il futuro dell’Europa in uno dei momenti più complessi della storia recente. Fra conflitti, sfide strategiche e l’esigenza di una svolta coraggiosa: il Vecchio Continente non può essere spettatore, bensì protagonista

“L’Europa è tutto ciò che noi abbiamo il coraggio di rendere possibile”. È così che, dal palco del Meeting di Rimini, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha dato voce alla sua idea, unendo identità, orgoglio e consapevolezza della complessità del momento: il futuro dell’Unione non è scritto, dipende dalle scelte di oggi. “Non c’è spazio per attendismi o nostalgie dello status quo. O il cambiamento, o la lenta e dolorosa spirale verso l’irrilevanza”. Una condizione, quest’ultima, che non fa parte del dna europeo. e che Metsola rifugge con tutta se stessa. Anche se il punto di partenza è proprio cambiare ciò che al momento non va.

Ad aprire l’incontro è Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, che ha ricordato come “l’Europa sia casa nostra”, ma anche come questa casa mostri ormai crepe profonde, segnate da una burocrazia “invasiva e frenante”. Da lì la consegna di agire: “C’è urgenza di mattoni nuovi”.

Ed è proprio in questa esortazione conclusiva di Scholz che si ritrova non solo il senso dell’evento che ha visto la presidente del Parlamento Europeo protagonista, ma più in generale di tutta questa edizione del Meeting.

L’Europa che può essere

Metsola raccoglie il testimone lanciando un messaggio netto: l’Unione deve liberarsi dai vincoli che la rendono lenta e poco incisiva. “Il coraggio è una parola difficile in politica – così la presidente – , ma è l’unico antidoto contro l’impotenza delle istituzioni. L’obiettivo è costruire un’Europa più agile, più veloce, più giusta, capace di difendere i cittadini e sostenere chi crea sviluppo”.

Dunque, semplificazione è stata senz’altro fra le parole chiave del suo intervento. Troppa burocrazia mina la fiducia nelle istituzioni comunitarie, allontana i cittadini e frena le imprese.

“L’Europa – dice Metsola – dovrebbe essere meno moralista e agire di più”. In questo quadro, emerge come priorità quella di “rafforzare il mercato unico nei settori strategici: energia, difesa, servizi bancari, telecomunicazioni. Solo così sarà possibile ridurre il divario tecnologico con Stati Uniti e Cina”.

Geopolitica e sicurezza

L’orizzonte non è solo economico. “Nulla sull’Europa può essere deciso senza l’Europa”, ha ammonito la presidente del Parlamento europeo, indicando la necessità di una maggiore autonomia strategica. Ovviamente il riferimento è al recente vertice tra il presidente americano Donald Trump e lo zar russo Vladimir Putin.

Lo scenario globale impone una riflessione ampia: la guerra in Ucraina, “che senza il sostegno europeo non avrebbe visto Kiev resistere come ha fatto fino a ora”; la crisi in Medio Oriente, “con Gaza stretta in un conflitto che miete vittime innocenti e lascia irrisolto il dramma degli ostaggi”.

La bussola, in particolare sull’Ucraina, resta la stessa: promuovere una pace vera, “una pace duratura che mantenga tutti noi al sicuro. Dobbiamo continuare a spiegare perché il sostegno all’Ucraina è così determinante. La nostra insistenza sulla nostra capacità di difenderci passa da qui e richiama al valore assoluto sul quale s’incardina lo spirito europeo: la libertà”.

Il passaggio di Metsola sul rapporto con gli Stati Uniti trasuda l’europeismo delle origini e punta a riallacciare i fili di uno spirito occidentale che non ci possiamo permettere vada a consunzione. “L’alleanza tra gli Stati Uniti e l’Europa – scandisce Metsola – è la più solida e profonda sintonia democratica della storia moderna”.

Ma accanto agli Stati Uniti, Metsola ha richiamato la necessità di rafforzare i legami con “Africa e America Latina”, per costruire relazioni politiche e commerciali in grado di dare al Vecchio Continente un ruolo di guida e non di periferia.

La centralità della persona

In un passaggio, Metsola ha ricordato, oltre all’impegno sullo scenario internazionale del premier Giorgia Meloni e del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, anche le parole del Presidente Sergio Mattarella, che definì il Parlamento europeo “il centro di gravità che collega le istituzioni e i cittadini”.

Per questo la presidente sottolinea a più riprese l’esigenza di mantenere la centralità della persona come criterio ultimo delle politiche comunitarie. Non solo legiferare, ma “capire dove siamo andati troppo in fretta e dove non siamo andati abbastanza lontano”.

Perché, ha aggiunto, “non siamo nati per essere spettatori”. Ed è questa la vera sfida: dimostrare che l’Europa non è un apparato distante, ma una comunità capace di reagire, di accompagnare le imprese, di proteggere i cittadini e di dare prospettiva alle nuove generazioni.

Coraggio e futuro

Al Meeting di Rimini, dunque, l’Europa è apparsa per ciò che è: fragile ma indispensabile, segnata da crepe ma ancora in grado di offrire un orizzonte di pace, prosperità e libertà. “Il destino di questo progetto – richiama in chiusura –  dipende da ciascuno di noi”.

Se davvero, come ha detto Scholz, l’Europa è casa nostra, allora non resta che assumersi la responsabilità di custodirla e rinnovarla. Con un avvertimento chiaro, affidato alla voce della presidente del Parlamento europeo: “Abbiamo davanti due opzioni. Un cambiamento coraggioso o la lenta e dolorosa spirale verso l’irrilevanza”.


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