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Perché gli E3 intendono riattivare le sanzioni contro l’Iran

La scelta europea aumenta la pressione economica e politica sull’Iran, ma rischia di innescare una nuova fase di escalation, in un contesto già segnato dalla crisi mediorientale e dalla frammentazione del fronte internazionale sul dossier nucleare

Francia, Germania e Regno Unito hanno notificato giovedì mattina al Consiglio di Sicurezza dell’Onu l’intenzione di attivare il meccanismo di “snapback”, che comporta la reintroduzione automatica di tutte le sanzioni sospese con l’accordo nucleare del 2015 (Jcpoa). La decisione, confermata da fonti diplomatiche europee ad Axios, rappresenta uno dei passaggi più duri degli ultimi anni nei confronti di Teheran.

La mossa europea

Nel testo inviato ai membri del Consiglio di Sicurezza, i tre Paesi hanno chiarito che nei prossimi 30 giorni – prima che le sanzioni diventino effettive – restano aperti a un negoziato con l’Iran per definire un nuovo accordo sul nucleare. L’obiettivo dichiarato è duplice: riportare Teheran al tavolo con Washington e garantire agli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) pieno accesso ai siti nucleari, inclusi i depositi di uranio arricchito al 60% sopravvissuti agli attacchi americani e israeliani.

Il contesto

La decisione segue settimane di tentativi infruttuosi di mediazione. L’ultimo incontro a Ginevra, martedì, si è chiuso senza progressi. Secondo fonti diplomatiche, l’Iran non ha presentato “proposte concrete” e ha respinto l’idea di prorogare la scadenza fissata a fine agosto per evitare il ritorno delle sanzioni. Mercoledì i ministri degli Esteri dei tre Paesi, insieme all’Alto rappresentante Ue, avevano preannunciato al segretario di Stato statunitense la decisione di procedere.

La reazione di Teheran

Teheran ha già minacciato ritorsioni. Il vice ministro degli Esteri Kazem Gharibabadi ha dichiarato che l’attivazione del meccanismo comporterebbe la sospensione della cooperazione con l’Aiea. Più volte negli ultimi anni funzionari iraniani hanno evocato la possibilità di un ritiro dal Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) come risposta a un eventuale snapback. L’Iran contesta inoltre la logica della mossa europea, sostenendo di essere punito per non aver rispettato un’intesa da cui erano stati gli Stati Uniti stessi a recedere unilateralmente, salvo poi colpire con raid mirati obiettivi nucleari iraniani.

Tempistica e prospettive

Il meccanismo prevede un iter di 30 giorni. Gli europei puntano a concludere il processo prima che la Russia assuma la presidenza del Consiglio di Sicurezza a ottobre, temendo un possibile rallentamento politico. Diplomatici dell’E3 precisano che il ricorso allo snapback “non segna la fine della diplomazia”, lasciando aperta la possibilità di un’intesa dell’ultima ora con Teheran.


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