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Perché Navarro pressa l’India. C’entra anche la Russia

Il consigliere commerciale dell’amministrazione Trump, Peter Navarro, attacca pesantemente l’India dalle colonne del Financial Times. Gli Usa pressano l’India anche per ottenere risultati con la Russia. Per Washington, Nuova Delhi resta un partner fondamentale

L’esplosione delle importazioni indiane di greggio russo è diventata il nuovo fronte dello scontro con Washington. Dai 3,9 milioni di barili complessivi del 2020, le importazioni indiane hanno raggiunto i 4,9 milioni nel 2025. La Russia, pressoché assente fino al 2021, oggi copre oltre un terzo del fabbisogno indiano.

In un editoriale sul Financial Times, Peter Navarro – consigliere commerciale della Casa Bianca – offre una lettura severa: il commercio tra India e Russia costituirebbe un “clearing house globale” per il petrolio sanzionato. Gli americani, sostiene, comprano prodotti indiani; con quei dollari Nuova Delhi acquista greggio russo a sconto, lo raffina e lo rivende, mentre Mosca incassa valuta forte per finanziare la guerra. Nel frattempo, gli Stati Uniti – e l’Europa – sostengono con decine di miliardi l’Ucraina, pagando in pratica due volte il costo del conflitto.

Navarro, che sceglie il più importante giornale del mondo per veicolare il suo pensiero, lega il fenomeno anche alla struttura dei rapporti commerciali. L’India mantiene barriere tariffarie e non tariffarie tra le più alte al mondo, con un deficit bilaterale che sfiora i 50 miliardi di dollari l’anno a svantaggio di Washington. Per questo, spiega, la Casa Bianca ha varato nuovi dazi del 25% sulle esportazioni indiane, raddoppiando la pressione dopo le prime misure già in vigore.

La sua chiave di lettura non è neutrale: sottolinea l’elemento del “profitto opportunistico” delle raffinerie indiane e il sostegno implicito a Mosca, trascurando le motivazioni economiche di un paese che ha bisogno di alimentare la crescita e che rivendica neutralità strategica. Ma la narrativa che emerge da Washington mostra quanto l’energia sia diventata parte integrante della competizione geopolitica: se per l’India il petrolio russo è una valvola di sviluppo, per gli Stati Uniti è la leva per poter muovere Nuova Delhi verso una pressione su Mosca.

L’India ha scelto di acquistare petrolio russo per una logica di convenienza economica e di sicurezza energetica. La Russia offre sconti sostanziali e l’India, per necessità, diversifica le sue fonti, riducendo gli acquisti dal Golfo che erano storicamente dominanti. Detto ciò, la Russia non è un alleato, tanto meno imprescindibile, per l’India. La partnership si basa su ragioni di opportunità. E però Nuova Delhi vuole mostrare la propria autonomia strategica, soprattutto agli occhi degli osservatori del Global South (di cui vuole essere portavoce globale), anche in un momento di attrito con Washington.

Tutto questo spiega che il rapporto con gli Stati Uniti non è compromesso irreversibilmente: un riavvicinamento è sempre possibile e l’India è consapevole che, a lungo termine, la collaborazione con Washington rimane fondamentale.

Ma è comunque vero che il quadro si inserisce in una dinamica di relazioni bilaterali in piena evoluzione. Il ministro degli Esteri Subrahmanyam Jaishankar è oggi a Mosca per una visita di tre giorni. Parteciperà alla 26ª sessione della Commissione intergovernativa India-Russia su commercio, cooperazione scientifica e tecnologica, e terrà colloqui con il suo omologo Sergej Lavrov. In agenda anche un intervento al Business Forum bilaterale. Secondo il ministero degli Esteri indiano, l’obiettivo è rafforzare la “Special and Privileged Strategic Partnership” con Mosca e scambiare vedute sulle principali questioni regionali e globali.

In sostanza, la lente di Navarro mette in luce una frattura, alzando la pressione attorno a quella frattura anche con interesse indiretto contro Mosca (ma Nuova Delhi può convincere la Russia sui vantaggi di una pace?). Ma non è l’unica prospettiva. L’India si muove su più terreni per affermare la propria traiettoria, sperando in una fine del conflitto (rapida) che normalizzi i rapporti internazionali con Mosca e, allo stesso tempo, riapra la partnership con gli Stati Uniti. In fondo, India e Stati Uniti restano reciprocamente cruciali (basta pensare all’equilibrio dell’Indo-Pacifico). Pur attraversando una fase di tensione, la vira sfida a lungo termine resta la Cina – ed è una sfida comune.


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