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Terre rare, gli Usa puntano a estrarle e raffinarle in casa. Ecco come

Washington vuole tornare protagonista nel settore delle terre rare. Minerali essenziali per tecnologie avanzate, sistemi d’arma, energie rinnovabili e mobilità elettrica, ma oggi quasi interamente raffinati in Cina. La nuova strategia americana combina investimenti mirati, sostegno pubblico e riattivazione di siti produttivi. Primo capitolo di questa nuova strategia industriale: sviluppare in casa capacità di raffinazione avanzate e ridestinare ex miniere di carbone all’estrazione della materia prima

Il rafforzamento dell’ecosistema della Difesa Usa non passa solamente per l’assegnazione di nuove commesse, ma anche dal consolidamento di una filiera interamente radicata sul territorio nazionale. Il Dipartimento della Difesa statunitense ha infatti concesso il primo prestito diretto della sua storia, attraverso l’Office of strategic capital (Osc), a sostegno della produzione nazionale di minerali critici. Beneficiaria è MP Materials, che riceverà 150 milioni di dollari per sviluppare capacità di raffinazione delle terre rare nel suo impianto di Mountain Pass, in California.

L’operazione, parte di un accordo siglato a luglio tra il Pentagono e l’azienda mineraria, è finanziata grazie al One Big Beautiful Bill di Donald Trump. Il provvedimento assegna infatti all’Osc 500 milioni di dollari in fondi di garanzia, con l’obiettivo di mobilitare fino a 100 miliardi di prestiti dedicati alla produzione e alla lavorazione di minerali critici e ai settori correlati. “Con questo prestito stiamo agendo per ripristinare la nostra filiera interna di minerali critici e rafforzare la base industriale”, ha dichiarato Emil Michael, sottosegretario alla Difesa degli Stati Uniti.

Secondo Patrick Witt, direttore ad interim dell’Osc, la decisione risponde anche a preoccupazioni di sicurezza economica: “Il Partito comunista cinese ha adottato azioni per mettere in pericolo la catena di approvvigionamento globale di minerali critici e minare la sicurezza nazionale americana”.

Parallelamente, Ramaco Resources, società mineraria con sede in Kentucky, ha deciso, in collaborazione con lo Stato del Wyoming, di riaprire il sito estrattivo di Brook Mine. Chiusa da decenni e storicamente dedicata al carbone, la miniera è stata riconvertita grazie a un progetto pubblico-privato che include 6,1 milioni di dollari di investimenti statali e ulteriori 533 milioni (stanziati da Ramaco) per lo sviluppo di un impianto di lavorazione delle terre rare. Al termine del progetto, le stime parlano di una capacità produttiva annua di 1.200 tonnellate di terre rare.

Un gap da colmare

Negli anni 80, la miniera di Mountain Pass era il principale fornitore mondiale di terre rare. Oggi, gli Stati Uniti ne estraggono una quota minima rispetto al dato globale e non dispongono di capacità di raffinazione significative. La Cina, dal suo canto, controlla oltre l’80% della lavorazione globale e ha già dimostrato di poter usare questa posizione come strumento di pressione politica ed economica. 

Le due operazioni rispondono dunque alla stessa logica, quella di “impermeabilizzare” le supply chain di materiali critici rispetto a potenziali interruzioni da parte di attori ostili, soprattutto Pechino. La competizione per il controllo di queste risorse non si gioca soltanto sul prezzo o sulla capacità produttiva, ma sulla possibilità di garantirne la disponibilità in ogni momento. Da qui l’interesse di Washington a sviluppare non solo l’estrazione, ma anche le più complesse fasi di separazione e lavorazione dei materiali. Come per altri segmenti della supply chain militare, gli Stati Uniti puntano sul medio-lungo termine a ridurre lo squilibrio nei confronti della Cina e a garantirsi un perimetro minimo di capacità produttiva completa (reperimento dei materiali, lavorazione e produzione di sistemi) all’interno dei confini nazionali. 

Cos’è l’Office of strategic capital

L’Office of strategic capital nasce sul finire del 2021, su iniziativa dell’allora segretario alla Difesa, Lloyd Austin, per dotare il governo federale di uno strumento che permetta di indirizzare gli investimenti dei privati verso settori ritenuti cruciali per la sicurezza nazionale, in particolare sul fronte delle nuove tecnologie. L’idea alla base è semplice: investire oculatamente oggi per raccogliere i frutti domani. L’Osc non finanzia direttamente, ma offre prestiti, assistenza e garanzie a soggetti le cui attività e i cui prodotti sono ritenuti strategici per il mantenimento della superiorità tecnologica degli Usa. L’iniziativa nasce per razionalizzare gli investimenti e proteggere le supply chain dalle azioni malevole che i competitor potrebbero impiegare per colpire indirettamente gli Stati Uniti. 


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