Per la prima volta dall’inizio della guerra, l’Europa ha superato gli Stati Uniti nella produzione e nella fornitura di equipaggiamenti militari all’Ucraina. Spinta dal rilancio della propria produzione industriale e dai fondi per il riarmo, l’Ue e i suoi partner non comunitari hanno messo insieme cifre record per sostenere Kyiv
Per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Europa ha superato gli Stati Uniti nella produzione e nella fornitura di materiale militare a Kyiv. Lo dicono i numeri diffusi dal Kiel Institute for the World Economy: tra febbraio 2022 e giugno 2025, la produzione militare europea destinata all’Ucraina ha raggiunto almeno i 35,1 miliardi di euro, 4,4 miliardi in più rispetto agli impegni statunitensi nello stesso lasso di tempo.
Il sorpasso non riguarda soltanto il comparto industriale. Già in primavera, complice il rallentamento dell’assistenza americana, i Paesi europei avevano scavalcato Washington anche nel volume complessivo di aiuti militari. Oggi, secondo le stime dell’Unione europea, l’insieme dei contributi dei 27 supera i 65 miliardi di dollari, cifra a cui vanno aggiunti i pacchetti di sostegno provenienti da Paesi non-Ue, come Regno Unito, Norvegia e Svizzera.
Dietro i numeri si intravedono anche i primi risultati del rilancio della produzione industriale europea. Se nei primi mesi del conflitto gran parte degli armamenti consegnati a Kyiv proveniva dagli stock, ora la tendenza si è ribaltata e una quota crescente arriva direttamente dalle linee di produzione dei Paesi donatori. Nei soli mesi di maggio e giugno 2025, i governi europei hanno approvato nuovi pacchetti per 10,5 miliardi di euro, di cui almeno 4,6 miliardi tramite contratti di approvvigionamento industriale.
In questo contesto, la Germania ha appena annunciato un nuovo pacchetto da 500 milioni di dollari in equipaggiamenti e munizioni, acquistati questa volta direttamente dagli Stati Uniti, nell’ambito della nuova iniziativa Nato “Prioritised Ukraine Requirements List” (Purl). Il segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, ha salutato la decisione come “una forte dimostrazione dell’impegno duraturo della Germania nella difesa dell’Ucraina”
Gli Stati Uniti restano, va detto, il singolo maggior donatore. I loro pacchetti complessivi (finanziari, umanitari e militari), sono quasi il doppio di quelli della seconda voce in classifica, l’Unione europea. Washington ha fornito più di chiunque altro veicoli da combattimento, obici, lanciarazzi multipli e sistemi di difesa aerea. Tuttavia, la somma dei contributi europei, nel loro insieme, è oggi superiore in ciascuna di queste categorie.
All’interno di questo macrodato aggregato, il primato è tedesco, almeno in valori assoluti. Ma se il metro di misura fosse invece il Prodotto interno lordo, la leadership passerebbe ai Paesi del Nord-Est: Danimarca (2,9% del Pil, a cui si aggiunge un ulteriore 0,4% derivante da fondi Ue), Estonia, Lituania e Lettonia. Sul fronte dei carri armati, invece, è la Polonia a guidare, con 354 unità consegnate, seguita da Paesi Bassi (104) e Danimarca (94).
L’assistenza europea si è mantenuta costante e, in alcuni casi, crescente, mentre oltreoceano la transizione politica dall’amministrazione Biden a quella Trump ha introdotto diversi elementi di incertezza. La decisione dell’amministrazione Trump di concentrare gli aiuti sulle forniture acquistate da Kyiv, piuttosto che donate, segna un cambio di impostazione che — almeno nel breve periodo — ha ridotto il loro impatto immediato sul campo.
Se e come questo sorpasso europeo si consoliderà dipenderà da diversi fattori, dalla tenuta delle catene industriali della difesa alla capacità di coordinamento tra i governi europei, oltre alla volontà politica di mantenere l’impegno nel lungo periodo. Per ora, però, numeri alla mano, l’Europa è diventata il motore principale dell’assistenza a Kyiv.