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Zelensky nel tunnel (senza uscita) della guerra. Scrive Arditti

Zelensky ha ampiamente dimostrato di reggere lo scontro con Putin, questo fa di lui un gigante da molti punti di vista. Oggi però non riesce a uscire dalla guerra, anche perché Mosca non glielo consente. E di quella guerra finisce per essere oggi prigioniero e, in prospettiva, vittima

La leadership di Volodymyr Zelensky vive un periodo di intensa turbolenza, segnato da scandali interni e critiche internazionali che mettono a dura prova la sua capacità di guidare l’Ucraina in una guerra che non accenna a terminare. Negli ultimi giorni, la stampa internazionale, soprattutto americana e britannica, evidenzia crepe profonde nel sistema, tra accuse di corruzione e tensioni con alleati chiave.

Proprio il 2 agosto, le autorità ucraine annunciano l’arresto di quattro sospetti in un vasto schema di corruzione nel settore della difesa, legato all’acquisto di droni e apparecchiature militari per milioni di euro. La Bbc descrive l’operazione come un colpo a una rete di tangenti che sottrae fondi vitali per la guerra, con il New York Times che sottolinea come questo scandalo arrivi dopo settimane di proteste. France 24 e Le Monde riportano dettagli su arresti di politici e funzionari, amplificando l’immagine di un sistema minato dalla corruzione.

A fine luglio, Zelensky deve revocare una legge che riduce l’autonomia delle agenzie anti-corruzione come Nabu e la Procura Specializzata, dopo massicce proteste e pressioni dell’Ue. Al Jazeera definisce la mossa iniziale un tentativo di accentrare il potere, scatenando accuse di autoritarismo. Il New York Times collega ciò a tagli negli aiuti dell’Ue per preoccupazioni sulla governance, definendolo un “momento critico” per il presidente.

La stampa britannica è tagliente: The Guardian riporta il 31 luglio il voto parlamentare per ripristinare l’indipendenza delle agenzie, disinnescando una crisi che erode la fiducia in Zelensky. La Bbc critica un piano di cessate il fuoco aereo come “irrealistico”, evidenziando divisioni con l’Occidente.

Sul fronte americano, il New York Times parla di un “grande rimpasto governativo” a luglio, con Zelensky accusato di abusare della legge marziale. Cnn e Nbc riportano tensioni con Trump dopo un summit a marzo, dove Zelensky è attaccato per mancanza di gratitudine, con alti funzionari Usa che ventilano un cambio al vertice. The Atlantic difende Zelensky ma nota critiche per aver “provocato” Trump.

Non dimentichiamo che il mandato di Zelensky è scaduto a maggio 2024, ma elezioni sono impossibili in tempo di guerra e legge marziale, come giustificato dalla Costituzione ucraina. Questo vuoto alimenta instabilità.

La Russia, da sempre, orchestra campagne di disinformazione contro Zelensky, amplificando scandali per dividere Kyiv e l’Occidente. Eppure, l’evidenza di corruzione è innegabile e crescente, con sondaggi che indicano il 70% degli ucraini convinto che la leadership sia corrotta, come riportato da The Spectator e altri.

Sullo sfondo, emerge Valeriy Zaluzhny, ex capo delle forze armate rimosso nel 2024 e ora ambasciatore a Londra. Media Usa e UK, come Newsweek e The Economist, lo vedono come successore potenziale, con sondaggi che lo danno al 65% contro Zelensky, e discussioni segrete tra Washington e Londra per un post-tregua. Zaluzhny, eroe militare, rappresenta un’alternativa, anche se Mosca sfrutta queste voci.

Zelensky ha ampiamente dimostrato di reggere lo scontro con Putin, questo fa di lui un gigante da molti punti di vista. Oggi però non riesce a uscire dalla guerra, anche perché Mosca non glielo consente. E di quella guerra finisce per essere oggi prigioniero e, in prospettiva, vittima.


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