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A Pechino la People’s Liberation Army mostra le sue punte di diamante

La parata militare di Pechino, organizzata per celebrare la vittoria cinese sul Giappone nella Seconda guerra mondiale, ha rappresentato una dimostrazione di forza e di innovazione tecnologica. Tra le principali novità figurano nuovi missili balistici, sistemi ipersonici, carri armati, droni e armi laser

La parata militare svoltasi a Pechino per celebrare l’anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale è stata un’occasione preziosa per la Repubblica Popolare. Da una parte, la Cina ha potuto mostrare al mondo intero la solidità del blocco euroasiatico, radunando nella capitale del Celeste Impero leader come il presidente russo Vladimir Putin, il dittatore nordcoreano Kim Jong Un, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian e il presidente azero Ilham Aliyev. Dall’altra, la sfilata delle unità militari per le strade di Pechino è stato un modo per la dirigenza cinese di mandare un messaggio al resto del mondo sulle proprie capacità militari, mostrando agli altri attori alcuni dei suoi sistemi d’arma più avanzati.

Diverse le novità nel settore missilistico, considerato da molti esperti come il grande protagonista di questa parata. Per quel che riguarda i vettori ground-based sono stati esposti per la prima volta due nuovi modelli Dongfeng, denominati rispettivamente Df-61e Df-31 Bj. Il Df-61 (che le stesse forze armate cinesi hanno definito come capace di trasportare testate nucleari) è considerato dagli analisti come una versione migliorata del Df-41, mostrato per la prima volta al pubblico nella parata del 2019 e considerato ad oggi il più avanzato missile balistico intercontinentale (Icbm) presente nell’arsenale di Pechino; sempre secondo gli analisti, la portata del Df-61 si collocherebbe tra i 12.000 e i 15.000 chilometri. Il Df-31 Bj sarebbe invece la versione migliorata e adattata per il dispiegamento in silos dell’Icbm Df-31, la cui versione più recente (denominata Df-31Ag) era stata testata lo scorso settembre. Durante la parata è stato mostrato anche il primo missile nucleare sviluppato da Pechino per essere lanciato da un velivolo, noto come Jing Lei-1 (o Jl-1).

Presenti anche nuovi modelli di vettori ipersonici. Come il missile balistico a medio raggio Df-26D, ultima variante (con specifiche funzioni anti-nave) della serie Df-26, missile soprannominato “Guam killer” per via della sua gittata di 5.000 chilometri che gli permette di colpire la strategica base americana sita nell’isola del Pacifico. O come il missile da crociera ipersonico Cj-1000, ritenuto dagli analisti come non troppo dissimile dal Df-100 presentato nel 2019, che, come quest’ultimo, avrebbe una gittata di diverse migliaia di chilometri che lo colloca tra i missili balistici intermedi e intercontinentali. Ancora, durante la parata sono stati fatti sfilare per la prima volta i missili ipersonici antinave Yj-15, Yj-17, Yj-19 e Yj-20, destinati all’impiego contro grandi vascelli di superficie come le portaerei.

Pechino ha messo in mostra anche due nuovi modelli di Main Battle Tank, il Type 99B e il Type 100. Il primo sarebbe una variante aggiornata del carro di terza generazione Type 99, mentre il secondo sembrerebbe essere il carro armato di quarta generazione della Cina, con una torretta senza equipaggio, un sistema radar avanzato e un sistema di protezione attiva.

Altro settore di rilievo è quello unmanned. A partire dalla dimensione marittima. Sono stati infatti presentati per la prima volta due grandi droni sottomarini: il primo modello, denominato AJX002, ha una lunghezza di 18/20 metri e un diametro di 1/1,5 metri, mentre il secondo (ancora senza denominazione) ha dimensioni simili in lunghezza ma uno scafo più largo (circa 2/3 metri) e due alberi, probabilmente destinati a incorporare sensori e sistemi di controllo avanzati. Questi Unmanned Underwater Vehicle potrebbero pattugliare rotte marittime, raccogliere informazioni e partecipare a operazioni di combattimento subacquee, rafforzando le capacità cinesi nel dominio sottomarino e incidendo sugli equilibri di potere nelle aree marittime regionali.

Per quel che invece riguarda la dimensione aerea, Pechino ha esibito il già noto velivolo da combattimento senza pilota (“loyal wingman”, secondo la definizione usata anche dalla stessa televisione cinese) Gj-11, progettato per attacchi di precisione e missioni di ricognizione aerea. Tuttavia, accanto al Gj-11 altri droni non identificati sono comparsi durante la parata.

Infine, comparso per la prima volta e degno di nota è il sistema Ly-1, un potente laser ad energia diretta concepito principalmente per la difesa navale contro droni e missili, ma potenzialmente impiegabile anche a terra. Poco si sa sulle sue reali capacità, ma le dimensioni e la configurazione lo collocano tra i sistemi ad alta potenza, simili ai programmi americani come “Helios”. Il suo sviluppo riflette l’investimento cinese nelle armi a energia diretta, nonostante restino incognite su tempi e modalità di entrata in servizio, soprattutto per le sfide legate a potenza, raffreddamento e resistenza operativa.

 

 

 

 

 

 

 

 


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