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Berlino lavora alla sua Space Force e investe 35 miliardi nello Spazio

La Germania ha deciso di fare sul serio anche nello spazio. Con un investimento record da 35 miliardi (pari a quanto spende l’Italia in un anno per la Difesa), Berlino punta a dotarsi di capacità spaziali strategiche entro il 2030, con un comando militare dedicato e nuove infrastrutture fisiche e digitali. Un’altra scommessa della Zeitenwende che racconta più di una cosa sul futuro dei piani tedeschi per l’Europa

Il ministro della Difesa di tedesco, Boris Pistorius, ha annunciato un investimento record da 35 miliardi di euro nei prossimi cinque anni per dotare la Bundeswehr di capacità spaziali avanzate. Quella spaziale è una corsa contro il tempo. Le grandi potenze (Usa, Cina, Russia) sono al lavoro da anni sulla militarizzazione delle orbite terrestri e l’Europa, già indietro per numero di lanci e di satelliti attivi, rischia di trovarsi presto surclassata in un dominio strategico che, evidentemente, ancora non comprende appieno.

Il piano di Berlino

Il programma illustrato da Pistorius è ampio e copre tutte le possibili esigenze della Bundeswehr nello spazio. Al centro ci sono le nuove costellazioni satellitari per l’early warning, la sorveglianza radar e le comunicazioni sicure, con il programma SatcomBw 3 già affidato ad Airbus per oltre due miliardi di euro, che sostituirà i vecchi COMSATBw con satelliti di nuova generazione e un segmento terrestre avanzato. Parallelamente, la sostituzione della costellazione SARah, per ricognizione e sorveglianza, garantirà immagini radar ad alta risoluzione in qualsiasi condizione metereologica.

Una componente chiave riguarderà la cybersecurity, con fondi destinati a proteggere le reti satellitari da attacchi informatici e interferenze. Altra novità strategica è lo sviluppo di sistemi di lancio rapido per i satelliti, concepiti per immettere in orbita nuovi asset in tempi brevi, sostituire quelli danneggiati o rispondere rapidamente agli scenari di crisi, aumentando la resilienza della rete orbitale senza dipendere eccessivamente dagli alleati. A coordinare tutte queste attività sarà lo Space Command, un comando militare dedicato che centralizzerà le operazioni spaziali della Bundeswehr e fungerà da punto di contatto con la Nato.

Sul fronte industriale, la mossa si tradurrà in una pioggia di contratti. Ohb, colosso spaziale di Brema e già protagonista dei programmi radar militari SAR-Lupe e SARah, si candida a essere il principale beneficiario delle nuove commesse. Ma anche startup e aziende più giovani, come la filiale tedesca di Planet Labs, hanno già firmato intese per fornire immagini satellitari ad alta risoluzione al governo.

Una corsa contro il tempo?

Quella tedesca è una scommessa rischiosa, a partire dalle tempistiche. Cinque anni per mettere in piedi una struttura come quella descritta da Pistorius non sono molti, specialmente tenendo in considerazione il bassissimo ritmo di lanci europei – meno di dieci all’anno. A tal proposito, non è ancora chiaro se il “rapid deployment” riguarderà lo sviluppo di capacità manovrabili (accostabili a quelle attualmente in sviluppo da parte della Space Force Usa) oppure metodi alternativi per mandare assetti in orbita. Se il gap sui lanciatori non verrà colmato (cosa molto difficile da fare in meno di un decennio), Berlino potrebbe doversi rivolgere ad attori privati extra-europei, come SpaceX, per portare i suoi nuovi assetti fuori dall’atmosfera. 

Eppure, nonostante tutte le difficoltà del caso, la Germania sembra determinata a rendersi sempre più autonoma sul versante degli asset strategici. Le concitate manovre industriali di Berlino degli ultimi mesi, tra cui la moltiplicazione degli stabilimenti per la produzione di munizioni e la puntata in avanti sulla cantieristica, puntano tutte nella direzione di rendere la Germania il perno industriale d’Europa per la difesa. Ora, assieme ai domini tradizionali, Berlino punta a diventare un attore di rilievo anche nelle orbite, già oggi vero e proprio high ground strategico e militare. Nei prossimi anni, lo spazio diventerà (ancor più di oggi) abilitatore ultimo per ogni altro tipo di capacità e gli equilibri di potenza non si misureranno unicamente in carri armati e droni, ma anche in satelliti e altri assetti orbitali, molti dei quali potrebbero suonare fantascientifici.

I dubbi, più sulle tempistiche che sulla fattibilità tecnica, permangono. Tuttavia, è un dato di fatto che Berlino abbia deciso di affrontare di petto una delle più grandi vulnerabilità strategiche europee, e lo ha fatto con una prima tranche di investimenti che, da sola, equivale pressappoco all’intera spesa militare italiana dell’ultimo anno.  


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