Sembrerebbe che il governo italiano stia valutando un’intesa con la costellazione satellitare di SpaceX, per garantire comunicazioni sicure e resilienti in ambito difesa, diplomazia ed emergenze. La relazione del Comitato interministeriale evidenzia come Starlink sia già operativo e tecnicamente avanzato rispetto al programma europeo Iris2, ancora in fase di sviluppo
Il rapporto tra l’Italia e Starlink, la costellazione di SpaceX, è tornato al centro della cronaca istituzionale. Negli ultimi tempi, più voci hanno riportato in evidenza un tema che accompagna il dibattito da mesi. La possibilità di un’intesa per garantire allo Stato servizi di comunicazione sicuri e resilienti, con implicazioni per difesa, diplomazia ed emergenze. L’interesse nasce dall’esigenza di disporre di strumenti già operativi, in grado di sostenere la continuità delle comunicazioni anche in situazioni di crisi o di isolamento infrastrutturale.
Gli sviluppi più recenti
Il Comitato interministeriale per le politiche spaziali e aerospaziali, guidato dal ministro per le Imprese il Made in Italy Adolfo Urso, ha diffuso una relazione che mette in luce la superiorità operativa di Starlink rispetto a Iris2, il programma europeo che sarà disponibile solo nella prossima decade. Il documento sottolinea come la costellazione americana sia già attiva, in costante espansione e capace di garantire una copertura globale con tempi di latenza ridotti, caratteristiche che oggi non trovano riscontro in altre reti satellitari.
L’Italia partecipa a Iris2, ma con un ruolo industriale giudicato ridotto. Da qui il dibattito dove si ha da una parte la necessità di dotarsi di strumenti immediatamente disponibili, dall’altra il timore di indebolire un progetto europeo concepito per rafforzare la sovranità tecnologica comune. La discussione è stata rilanciata proprio dal documento del Comint, che ha evidenziato come le esigenze operative del Paese non possano attendere l’avvio del programma europeo previsto intorno al 2030.
Da fonti vicine a SpaceX è trapelato che un’intesa con Roma è ritenuta inevitabile, anche se il piano circolato nei mesi scorsi resta sospeso. Le ipotesi parlavano di un contratto quinquennale da circa un miliardo e mezzo di euro, con servizi crittografati dedicati a istituzioni e difesa. L’eventuale accordo prevederebbe, secondo ricostruzioni, anche un canale preferenziale per la gestione delle emergenze e la garanzia di continuità operativa in scenari di interruzione delle reti terrestri. In parallelo, più sedi istituzionali hanno richiamato la necessità che il pieno controllo dei dati resti nazionale, evitando di affidare a un soggetto esterno la gestione di informazioni sensibili.
La genesi del dossier
Le prime indiscrezioni risalgono a inizio 2025. Secondo ricostruzioni, l’accordo avrebbe dovuto includere comunicazioni sicure per le forze armate, collegamenti per le ambasciate e strumenti di connettività d’emergenza. Palazzo Chigi aveva però smentito l’esistenza di contratti già firmati, chiarendo che le interlocuzioni rientravano in valutazioni tecniche preliminari e che non era stata assunta alcuna decisione definitiva.
In primavera il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva inoltre riconosciuto un rallentamento delle trattative, spiegando che dal piano tecnico si era passati a valutazioni politiche e strategiche, con il coinvolgimento delle massime istituzioni. Le sue parole avevano confermato che il dossier non riguardava soltanto aspetti tecnologici, ma toccava scelte di fondo sulla sicurezza nazionale e sul posizionamento internazionale dell’Italia.
Ad oggi non risulta firmato alcun accordo. Restano però sul tavolo le valutazioni del Comint e gli approfondimenti ministeriali che confermano l’interesse per una soluzione operativa come Starlink. Il nodo principale è conciliare questa prospettiva con l’impegno europeo su Iris2 e con la necessità di garantire sovranità nazionale su dati e sicurezza.