Nell’informativa alla Camera, Crosetto ha riferito sui due fronti attuali che interessano il nostro Paese. Sulla Flotilla diretta a Gaza, il ministro ha sottolineato l’impegno di Roma nel garantire sicurezza agli aiuti, pur ribadendo l’impossibilità di garantire sicurezza in acque israeliane. Sul fianco est, ha definito lo sconfinamento in Polonia come il più grave dall’inizio del conflitto, illustrando il contributo italiano in uomini e mezzi alla Nato e richiamando la necessità di deterrenza e unità europea
Il ministro della Difesa Guido Crosetto si è presentato a Montecitorio per fare il punto sui due dossier che segnano l’agenda della Difesa. Da una parte la gestione degli aiuti diretti a Gaza attraverso la Flotilla e il ruolo delle navi italiane, dall’altra la crescente pressione sul fianco orientale dell’Alleanza Atlantica, con sconfinamenti e provocazioni che hanno messo in allerta la Nato. Un’informativa che ha tracciato un filo unico tra urgenze umanitarie e nuove minacce alla sicurezza europea.
Il supporto italiano alla Global sumund flotilla
Dopo aver ribadito la più ferma condanna per gli attacchi ricevuti dalla Global Sumud Flotilla diretta a Gaza, Crosetto ha ricordato che l’Italia ha già fatto molto “rispetto ad altri Paesi” per portare aiuti alla popolazione civile. Ha spiegato che è già in navigazione una seconda nave, la fregata Alpino, che affiancherà la Fasan, con il compito di tutelare il convoglio diretto a Gaza. Il ministro ha precisato che “ora dobbiamo far capire il rischio che corrono una volta che entrano nelle acque israeliane” e ha chiarito che nessun Paese al mondo può garantire sicurezza in quell’area. Ha aggiunto che l’Italia sta cercando di coinvolgere la Conferenza episcopale italiana per far arrivare gli aiuti attraverso canali riconosciuti, così da tutelare sia i volontari sia le forniture. Crosetto ha ribadito che l’obiettivo è duplice, evitare pericoli ai partecipanti e garantire la consegna del materiale umanitario. Da qui l’appello al Parlamento per farsi ponte tra governo e organizzatori della Flotilla. Il quadro rimane però complesso, perché “il clima è preoccupante” non potendo garantire che non vi sia alcun tipo di reazione israeliana. In sostanza, ha detto il ministro, l’Italia non potrà assumersi responsabilità dirette se le imbarcazioni decideranno di entrare in acque territoriali israeliane, ma farà di tutto, con ogni mezzo, per proteggere ogni persona presente sulle navi.
Fermezza senza provocazione, la linea italiana sul fronte est
Il secondo tema affrontato è stato quello del fronte est. Crosetto ha definito lo sconfinamento in Polonia “il più grave dall’inizio del conflitto”, richiamando l’attenzione anche su quanto accaduto in Estonia, dove due F-35 italiani hanno intercettato un velivolo a un minuto dalla capitale Tallinn. Ha spiegato che episodi di questo tipo vanno letti come “un test, una provocazione che richiede una risposta coordinata e ferma”, richiamando l’articolo 4 del trattato Nato. Il ministro ha elencato le misure già messe in campo dall’Italia, con quattro F-35 dislocati in Estonia, sistemi di difesa Samp/T, radar e un aereo di sorveglianza. A oggi il contributo italiano supera i duemila militari con mezzi terrestri, caccia Eurofighter e capacità di difesa aerea. “La nostra postura è ferma ma non provocatoria”, ha detto Crosetto, sottolineando che l’obiettivo resta evitare degenerazioni. Ha insistito sulla deterrenza come condizione per il dialogo, perché “dobbiamo difendere la pace” e dimostrare unità tra Unione europea e Nato. Ha poi richiamato l’attenzione sulle minacce ibride, ricordando i sistemi anti-drone attivati all’aeroporto di Roma, e ha avvertito che l’Italia e l’Europa “non sono pronte ad affrontare un confronto su larga scala, ma siamo pronti a tutto per evitarlo”. Ha concluso ribadendo che garantire la sicurezza “è il compito dello Stato e della Difesa” e che la vulnerabilità va ridotta al minimo.