Al netto di protocolli e proclami, per oliare gli ingranaggi del blocco alternativo e antagonista all’Occidente e cementare il consenso, il Dragone stacca generosi assegni sotto forma di prestiti e sovvenzioni. Ricorrendo a una tecnica che è ormai un marchio di fabbrica
Ci sono le strette di mano, i sorrisi, i red carpet e le pacche sulle spalle. Poi ci sono i soldi e lì, si passa quasi sempre a un altro livello. Il vertice della Shanghai cooperation organization (Sco), il salotto buono delle economie disallineate, quando non antagoniste, rispetto all’Occidente. Un consesso che vale un quarto del Pil mondiale e concentra il 40% della popolazione globale e che rappresenta il secondo baricentro del pianeta, dopo quello costruito sull’economia americana. La Cina, si sa, presta denaro un po’ a tutti, soprattutto a quei Paesi poco autosufficienti e che, senza i capitali terzi, naufragherebbero. Ne sa qualcosa l’Africa, vittima eccellente dei prestiti cinesi con annessa tagliola pronta a scattare al primo cenno di insolvenza.
E sullo sfondo del summit asiatico, dove Cina e India sono tornate a tendersi la mano, non potevano mancare i mastodontici finanziamenti cinesi. I quali, hanno fatto molto più che capolino. Si sono, semmai palesati con il chiaro obiettivo di oliare gli ingranaggi della Sco e aumentare il grip del Dragone presso i suoi membri. In due parole, comprare consenso. Non che l’India abbia bisogno del soldi della Cina, ma forse qualcun altro sì. E così, il presidente cinese Xi Jinping si è impegnato a fornire entro la fine dell’anno 2 miliardi di yuan (circa 240 milioni di euro) in sovvenzioni agli Stati membri dell’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai.
Non solo. La Cina erogherà inoltre ulteriori 10 miliardi di yuan in prestiti alle banche che fanno parte del consorzio interbancario della Sco nei prossimi tre anni. Secondo Xi, gli investimenti cinesi negli altri Stati membri della Sco hanno superato gli 84 miliardi di dollari e il commercio bilaterale annuale con gli altri Stati membri della stessa Sco ha superato i 500 miliardi di dollari. “Dobbiamo ampliare la torta della cooperazione e sfruttare appieno le risorse di ogni Paese, in modo da poter adempiere alla nostra responsabilità per la pace, la stabilità, lo sviluppo e la prosperità nella regione”, ha detto Xi agli altri leader mondiali presenti, tra cui il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro indiano Narendra Modi.
Il leader del Dragone ha difeso l’organizzazione come possibile modello di multilateralismo, in un periodo di tensioni geostrategiche e commerciali. Ha esaltato lo spirito di Shanghai in un momento in cui il mondo è in piena turbolenza e trasformazione. Xi, secondo il testo pubblicato da Pechino, ha affermato che i membri devono “opporsi alla mentalità da Guerra fredda, al confronto tra blocchi e alla prepotenza”, invitando a sostenere il sistema commerciale multilaterale con l’Organizzazione mondiale del commercio al suo centro e a promuovere un mondo multipolare eguale e ordinato”. Tante parole, tanti propositi. Ma per fare tutto questo serviranno soldi. Della Cina.