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Farmaceutica, bene le riforme ma serve investire dove si genera valore. L’appello di Eli Lilly

Il governo ha intrapreso la strada giusta, ma il tempo stringe. Dall’intervista al ceo di Eli Lilly, Dave Ricks, arriva un appello: investire dove si genera più valore, cioè nei farmaci innovativi. Perché puntare su ricerca e sviluppo significa migliorare la salute dei cittadini, ridurre i costi sociali ed economici e rafforzare il tessuto industriale nazionale

C’è un dato che nessuno mette in discussione: negli ultimi mesi l’Italia ha intrapreso una strada chiara, che riconosce la centralità della salute e dell’innovazione farmaceutica. Le scelte di policy, il ddl per il Testo unico della legislazione farmaceutica e le aperture al settore mostrano un impegno concreto. Ma, come avverte Eli Lilly, “bisogna fare presto”. Non basta stanziare nuove risorse, occorre decidere dove e come investirle.

L’ALLARME DI LILLY: ALLOCARE BENE LE RISORSE

Il ceo di Eli Lilly, Dave Ricks, ha lanciato un appello netto nell’intervista pubblicata su L’Economia: la coperta è corta, ma è proprio per questo che bisogna allocare bene le risorse. In altre parole, non si tratta solo di spendere di più, ma di orientare la spesa verso ciò che può generare il massimo impatto per cittadini e sistema Paese. I farmaci innovativi rappresentano esattamente questo. Strumenti che salvano vite, migliorano la qualità della vita dei pazienti e, allo stesso tempo, riducono i costi complessivi del sistema sanitario e sociale.

UN COLOSSO CHE CONTINUA A CREDERE NELL’ITALIA

L’appello acquista ancora più peso perché arriva da un gigante dell’industria globale che ha scelto di continuare a investire nel nostro Paese. Eli Lilly ha radici importanti in Italia e resta disposta a fare la sua parte anche in futuro. Proprio recentemente l’azienda ha annunciato un investimento biennale sul territorio nazionale pari a 750 milioni per la produzione di farmaci innovativi, portando l’impegno totale nel Paese a oltre 1,4 miliardi di euro negli ultimi vent’anni, Tuttavia, chiede un contesto competitivo all’altezza. Non è irrilevante che queste parole arrivino all’indomani di un annuncio importante: cinque miliardi di dollari per un nuovo stabilimento produttivo in Virginia per rafforzare la produzione domestica di farmaci e tutelarsi contro l’eventuale introduzione di dazi doganali. Un segnale chiaro: i grandi player guardano con attenzione dove conviene investire.

OBESITÀ E ALZHEIMER: LE SFIDE CHE NON POSSIAMO PERDERE

Due aree terapeutiche raccontano meglio di altre cosa significa “investire dove si genera valore”: obesità e Alzheimer. Due malattie dagli elevatissimi costi non solo in termini di salute, ma anche di tenuta del sistema sanitario, economico e sociale. Secondo l’Oms, nel mondo ci sono più bambini obesi che malnutriti. Ma anche in Italia i dati del ministero della Salute testimoniano un’emergenza: circa un bambino su quattro è in sovrappeso. Una condizione che non solo aumenta il rischio di diabete e malattie cardiovascolari, ma che comporta appunto costi enormi per il sistema sanitario e per la produttività del Paese.

Pur con caratteristiche differenti, l’allarme risuona forte anche sul tema Alzheimer. Secondo l’Osservatorio delle demenze, coordinato dall’Iss, sono circa 1,1 milioni le persone che in Italia soffrono di demenza, e di questi il 50-60% soffrono di Alzheimer, pari a circa 600mila anziani. Si tratta di una malattia in crescita, legata all’invecchiamento della popolazione, che comporta un forte impatto non solo sanitario, ma anche sociale e familiare. I costi non riguardano infatti soltanto le cure e l’assistenza sanitaria, ma anche il sostegno quotidiano che grava sulle famiglie e sulla rete di welfare. Investire in ricerca e sviluppo su queste patologie significa non solo offrire risposte concrete ai pazienti, ma anche generare risparmi strutturali per la collettività. E se questi farmaci vengono sviluppati e prodotti in Italia, il ritorno è doppio: sanitario ed economico-industriale.

INNOVAZIONE COME MOLTIPLICATORE DI VALORE

Il messaggio è chiaro: l’innovazione farmaceutica non è un costo, ma un moltiplicatore di valore. Ogni euro speso in ricerca, sviluppo e accesso a terapie innovative si traduce in minori ricoveri, meno comorbidità, più produttività e quindi maggiore ricchezza per il Paese. Per questo, la richiesta di Lilly è costruttiva: non un generico “più risorse”, ma un invito a rimboccarsi le maniche e puntare laddove il ritorno economico e sociale è massimo.

L’ITALIA ALLA PROVA DELLA COMPETITIVITÀ

Il governo ha aperto una strada e il settore ha dimostrato di voler esserci. Ora serve una corsa comune: semplificare, rendere attrattivo l’ecosistema, garantire che gli investimenti non solo arrivino ma restino sul territorio. Lilly lo ricorda da player globale che ha scelto di credere ancora nell’Italia: il Paese ha potenzialità enormi, ma è il momento di agire e agire bene. E ad oggi l’Italia ha tutti gli strumenti per farlo.


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