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Fragilità, costruire un nuovo paradigma per la sostenibilità del Ssn. Esperti e istituzioni a confronto

Durante l’incontro al Centro studi americani, esperti e politici hanno discusso di prevenzione, diagnosi tempestiva e percorsi di cura. Con un focus sulla sostenibilità del Servizio sanitario alla luce delle nuove fragilità

Le fragilità e il peso crescente delle malattie respiratorie sono oggi una delle sfide cruciali per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Di fronte a una ridotta percezione del rischio, patologie come influenza, Covid e Rsv continuano a incidere sulla salute pubblica, amplificate dall’invecchiamento della popolazione. Ogni anno in Italia si registrano quasi 190mila casi di infezioni respiratorie ogni 100mila abitanti, un dato superiore alla media europea; quasi due episodi di malattia per ciascun cittadino. Gli strumenti oggi non mancano – prevenzione, diagnosi precoce, terapie appropriate – ma per adoperarli al meglio servono percorsi chiari e una strategia capace di integrarli, con un approccio strutturale che trasformi la gestione delle fragilità da emergenza a paradigma. Questo è il messaggio emerso dall’incontro “Fragilità, verso un nuovo paradigma. Dalla salute dei cittadini alla sostenibilità del Ssn”, tenutosi ieri presso il Centro studi americani e promosso da Healthcare Policy con il contributo non condizionante di Pfizer. L’incontro è stato moderato da Alessandra Micelli, direttrice di Healthcare Policy e condirettrice di Formiche.

UN PAESE CHE INVECCHIA

“Il nostro Paese ha la longevità e l’aspettativa di vita più alta in Europa. La popolazione anziana sta aumentando e diminuisce la parte giovane. Spesso leggiamo questi dati solo dal punto di vista del bilancio economico, ma ci troviamo di fronte a un cambio di paradigma organizzativo e di visione per le politiche della presa in carico della salute e delle fragilità”, ha osservato Elena Bonetti, deputata e presidente della commissione d’inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto. “È un cambio strutturale che lo Stato e la politica pubblica possono fare poiché gli investimenti in prevenzione sono un output di bilancio, ma nell’effettiva valutazione di impatto, si vede il loro risparmio sul lungo periodo”, ha aggiunto l’onorevole. “Il modo migliore per far stare in piedi il nostro servizio sanitario è quello di puntare sempre con maggior forza sulla prevenzione”, ha sottolineato sulla stessa linea Ylenia Zambito, senatrice e segretaria della commissione Affari sociali. Come ha ricordato Daniela Sbrollini, senatrice e presidente dell’intergruppo Obesità, diabete e malattie croniche e di quello sulla Qualità di vita nelle città, “l’obiettivo che ci siamo dati anche nei vari intergruppi è quello prima di tutto di passare dalla semplice cura del paziente al benessere della persona”. Un passaggio che significa guardare anche oltre la dimensione strettamente sanitaria, riconoscendo il peso delle determinanti sociali e ambientali. Sbrollini ha sottolineato come le aree interne rappresentino spesso un punto critico per la presa in carico, ed è proprio lì che diventa essenziale superare le barriere che ostacolano “l’accesso alle cure per tutti poiché nessuno deve rimanere indietro”.

L’IMPATTO DELLE INFEZIONI RESPIRATORIE

A ricordare l’impatto e le conseguenze delle infezioni respiratorie sulla popolazione fragile è intervenuto Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene presso l’Università del Salento: “Ammalarsi e andare in ospedale per una malattia respiratoria significa perdere dei punteggi di abilità Adl scores. Un anziano quando entra in ospedale è meno autosufficiente di quando è entrato”, ha spiegato, sottolineando come tali infezioni possano presentare “sequele che possono durare mesi o anni”. “Anche una banale infezione respiratoria aumenta il rischio di altre patologie”, ha aggiunto Michele Conversano, presidente di HappyAgeing. Il quadro trova conferma nelle parole di Massimo Andreoni, membro del Consiglio superiore di sanità, secondo cui le malattie respiratorie “causano un eccesso di mortalità compreso tra i 5mila e i 12mila casi all’anno”. “Il Covid ci ha insegnato – ha aggiunto – che siamo in grado di governare anche con i farmaci questa malattia”, invitando comunque a non dimenticare “di giocare la semplice carta della prevenzione”. Un paradosso quello della prevenzione che per Lopalco “è sempre un po’ trasparente. Perché se la prevenzione funziona significa che non accade qualcosa”, Andreoni, condividendo la riflessione, e partendo dallo spunto offerto ha voluto rilanciare: “Non prevenire fa accadere delle cose che non vorremmo vedere, cioè effettivamente le morti prevenibili per noi tutti”.

FARMACISTI E MEDICI: UNA SINERGIA NECESSARIA

L’impegno chiama in causa anche i professionisti sul territorio. “Il tema unico per riuscire a rendere il sistema sostenibile è quello di far uscire tutte le spese in salute preventiva dal patto di stabilità”, ha affermato Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti (Fofi). Convinto che “i farmacisti rappresentano una porta di ingresso fantastica per il cittadino”, ha indicato come strumento per rafforzare le sinergie “l’aumento dell’uso del dossier farmaceutico”, visto come “la strada su cui i medici e i farmacisti possono parlarsi più velocemente per trasferirsi informazioni importanti relative al paziente”. Il tema va oltre la sola prevenzione. È anche attraverso una diagnosi più veloce che si può ridurre l’uso improprio di farmaci e rafforzare l’appropriatezza della presa in carico. Dal lato dei medici di famiglia, Tommasa Maio, responsabile area vaccini presso la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), ha rimarcato la disponibilità dei medici “a farsi carico della diagnostica di primo livello”, lanciando un monito sulle esigenze concrete della categoria: “Abbiamo bisogno di strumenti, abbiamo bisogno di personale, abbiamo bisogno che qualcuno voglia investire e passare dalle dichiarazioni ai fatti”.

ADEGUATA COMUNICAZIONE E DIAGNOSI

Un altro tema emerso con forza è quello dell’uso inappropriato dei farmaci e della lotta all’antimicrobico-resistenza. “Sappiamo quali sono le soluzioni. L’informazione non è sufficiente, bisogna anche comunicare in modo corretto”, ha osservato Valeria Fava, responsabile Coordinamento politiche per la salute di Cittadinanzattiva, evidenziando come l’accesso alle cure resti “il primo scalino, la prima necessità” e come persistano ancora “barriere comportamentali che non fanno accogliere l’informazione e quindi non portano immediatamente a un comportamento e a una presa in carico adeguata”. “Dai sistemi di monitoraggio disponibili, possiamo vedere un picco di consumo di antibiotici nella stagione influenzale, una soluzione per la maggior parte dei casi non aderente e non appropriata”, ha illustrato il presidente di HappyAgeing. Conversano ha infine dettato le direttrici prioritarie: “Fare prevenzione, un’adeguata comunicazione, una diagnosi più veloce possibile e dei percorsi definiti e controllati”, invitando inoltre a tenere a mente la popolazione anziana “poiché non possiamo abbandonare questa fetta di persone”.

VERSO UNA SANITÁ VICINA AL PAZIENTE

Il filo che lega prevenzione, diagnosi e presa in carico è quello della prossimità e della capillarità. “Il Covid ci ha insegnato l’importanza della diagnostica, durante la pandemia abbiamo aumentato le nostre capacità diagnostiche. Questi kit devono essere alla portata di tutti, dei medici, dei farmacisti, perché possano indirizzare meglio le terapie”, ha osservato Conversano, indicando la strada di una sanità accessibile. Un obiettivo che per Ylenia Zambito richiede di superare l’attuale modello ospedalocentrico: “È necessario avere la possibilità che le persone vengano seguite, prese in carico vicino alle proprie abitazioni, soprattutto gli anziani, quelli che hanno diverse patologie, dovrebbero avere la possibilità di essere seguiti sempre più vicini alla loro abitazione”. Una sfida ha ribadito la senatrice, che “non è una scelta di sinistra o di destra, è una scelta di Paese su cui l’Europa ci ha dato ragione nell’ambito del Pnrr”, e che va completata “nel più breve tempo possibile”. In questa cornice si inserisce anche il richiamo del presidente di Fofi Mandelli: “Quello che è necessario è che il DM77 sia davvero il paradigma su cui declinare tutte le nostre azioni”.


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