La precisazione del Santo Padre non è casuale, ma utile per ricomporre un quadro unitario fatto di cause ed effetti in un momento in cui la frammentazione (anche) comunicativa non aiuta. È la Russia che ha aumentato la tensione con la Nato dopo che uno sciame di droni russi ha sorvolato la scorsa settimana la Polonia. Come non aiuta la nuova esercitazione congiunta Russia-Bielorussia, che ricorda per movenze e numeri quella del 2022 che precedette di poco l’invasione russa dell’Ucraina
“La Nato non ha cominciato nessuna guerra, i polacchi sono preoccupati perché sentono che il loro spazio è stato invaso”. Le parole di Papa Leone XIV come spunto per analizzare i passi indietro fatti dall’Alaska a oggi e per capire come preparare, anche lato Nato/difesa, il doppio appuntamento europeo di Copenaghen in programma l’1 e il 2 ottobre che toccherà il tema ucraino. Nel mezzo le ansie della Polonia, Paese Nato di prima prossimità, e le diverse posizioni in Ue sul modus operandi, mentre le istituzioni di Bruxelles ragionano sull’opportunità di allargare le sanzioni anche ai players cinesi che collaborano con la Russia.
Dopo l’Alaska
La precisazione del Santo Padre non è casuale, ma utile per ricomporre un quadro unitario fatto di cause ed effetti in un momento in cui la frammentazione (anche) comunicativa non aiuta. È la Russia che ha aumentato la tensione con la Nato dopo che uno sciame di droni russi ha sorvolato la scorsa settimana la Polonia. Come non aiuta la nuova esercitazione congiunta Russia-Bielorussia, che ricorda per movenze e numeri quella del 2022 che precedette di poco l’invasione russa dell’Ucraina. Si tratta di eventi, quelli degli ultimi giorni, che succedono il vertice di ferragosto Usa-Russia in Alaska, che di fatto ha moltiplicato le tensioni in Europa orientale e non ha prodotto passi concreti in ordine ad un cessate il fuoco.
La comune visione europea e occidentale sul caso Kyiv è che solo serie garanzie di sicurezza per l’Ucraina potranno garantire una pace duratura. Accanto a ciò la possibilità che l’Ue imponga sanzioni anche ad aziende cinesi che fiancheggiano Mosca nella guerra contro l’Ucraina nell’ambito del 19° pacchetto di sanzioni contro Mosca, che comprenderà anche misure mirate contro criptovalute, banche ed energia. Temi di cui il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha discusso con Donald Trump al fine di “aumentare la pressione economica” sulla Russia
La cerniera orientale della Nato
Il fronte polacco, come è noto, è quello maggiormente esposto. Non a caso il premier Donald Tusk ha messo l’accento su alcuni punti in occasione di un’ampia riflessione sulla guerra. “Non cercate un nemico in Occidente. Gli alleati europei non hanno fallito in questo momento di prova. La minaccia viene dall’Oriente e da tutti coloro che cercano di rompere l’unità euro-atlantica”, ha detto dopo lo sconfinamento dei droni russi. Ha raddoppiato la dose il suo ministro egli esteri Radoslaw Sikorski, in un’intervista al Corriere della Sera, secondo cui l’Ucraina è attaccata da un membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “Noi stiamo semplicemente prendendo contromisure che la comunità delle nazioni è chiamata a scegliere nel rispetto del diritto internazionale”.
La cerniera orientale della Nato è quella su cui si stanno maggiormente concentrando gli sforzi dei membri, nella consapevolezza che il crash test dei droni in Polonia potrebbe essere ripetuto da Mosca, proprio al fine di provocare una reazione e di testare i tempi di reazione. La mossa dell’alleanza di aprire una sede ad Amman, per altro verso, certifica la strategia (iniziata non oggi) di inglobamento della Giordania tra i punti di appoggio nel mondo arabo in grado di facilitare la cooperazione fattiva su temi stringenti.