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In Italia serve una riforma di centro contro il bipolarismo farlocco. L’opinione di Sisci

Oggi l’Italia per sopravvivere ha bisogno di una riforma elettorale sì, ma per eliminare il bipolarismo farlocco che non ha mai funzionato davvero e anzi ha coltivato ricatti, tradimenti e instabilità generale. Inoltre, per affrontare le guerre in corso e venture l’Italia deve scegliere da che parte stare. Oggi come 80 anni fa la scelta è semplice: Washington o Mosca? Il commento di Francesco Sisci

I numeri parlano chiaro. Qualunque proiezione dice che se la sinistra si mette insieme vince qualunque elezione. Quindi gli sforzi del governo di centrodestra nel cambiare la legge elettorale per assicurarsi in maniera quasi matematica la vittoria si scontrano contro questa realtà fattuale: c’è una maggioranza di italiani a cui può piacere Giorgia Meloni come premier, ma se torna alle urne, e vota solo in base alle percentuali, fa perdere il centro destra.

Questi numeri raccontano poi un’ulteriore verità politica.

Oggi, come ottant’anni fa alla fine della Seconda guerra mondiale, gli italiani non sono schiacciati sulle due ali, di destra o di sinistra, ma si affollano al centro con tendenze a destra o sinistra. Meloni lo sa e infatti per seguire le tendenze nazionali ha spostato il suo partito dalla destra estrema al centro.

Quindi, al di là delle alchimie partitiche attuali, se Fratelli D’Italia, Forza Italia e Pd si accordassero minimizzerebbero l’impatto di M5S e Lega e governerebbero con sicurezza l’Italia non per anni ma per decenni.

Ormai sono tre anni che Meloni governa, tutto si trascina nel giorno per giorno, senza piani a lungo termine, ma cercando sempre e solo di non cadere per il prossimo inciampo, il prossimo dissidio, il prossimo complotto grande e piccolo fatto dal nemico del cuore.

Così però non si gestisce il Paese, si sta al potere, per quanto si riesce a stare in equilibrio sulla corda. Ma è esercizio buono per un circo non per amministrare lo stato.

Ed è un esercizio pericolosissimo per i prossimi mesi quando nulla è chiaro nel quadro internazionale.
In Medio Oriente Israele ha respinto sì la minaccia regionale dell’Iran ma il premier Benjamin Netanyahu con un atteggiamento oltranzista a Gaza ha fatto risorgere il mostro (peraltro mai sopito) dell’antisemitismo nell’occidente.

In Ucraina la pace con la Russia appare sempre più incerta mentre il riarmo in Europa procede con decisione spostando tanti equilibri continentali e mondiali.

In Asia la Cina ha lanciato un guanto di sfida agli Stati uniti come succedeva ai tempi dell’Urss e della guerra fredda. Intorno tutti i paesi della regione prendono le misure e aumentano le spese militari, pensando che l’America non correrà loro in soccorso e comunque non possono piegarsi a Pechino.

Questi movimenti tellurici sono di quelli che spostano masse continentali, come nell’800 portarono al tramonto dell’impero spagnolo, la nascita di movimenti nazionali e repubblicani nelle Americhe e in Europa.

I Savoia di Torino presero la strada giusta e conquistarono la penisola. I Borbone di Napoli, con ben più forza e storia dei pedemontani, sbagliarono quasi tutto e persero.

Oggi l’Italia per sopravvivere ha bisogno di una riforma elettorale sì, ma per eliminare il bipolarismo farlocco che non ha mai funzionato davvero e anzi ha coltivato ricatti, tradimenti e instabilità generale.

Inoltre, per affrontare le guerre in corso e venture l’Italia deve scegliere da che parte stare. Oggi come 80 anni fa la scelta è semplice: Washington o Mosca?

Se gli italiani scelgono Mosca quelli che sono per Washington non possono entrare al governo, e viceversa.

La scelta deve essere continuativa, non può riproporsi alla elezione di ogni sindaco. Cioè, in un momento di guerre calde e fredde l’Italia ha bisogno di stabilità e idee.

Queste sono le condizioni per averle entrambi. Certo se poi la convergenza al centro non porta idee e stabilità, o porta solo stabilità senza idee allora la stabilità si perde presto e il paese va alla malora comunque.


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