Un accordo mediato dalla Turchia e sostenuto dall’Onu ha sancito la riorganizzazione della sicurezza a Tripoli, con il ritiro delle milizie, la gestione unificata degli aeroporti e il trasferimento delle carceri al Ministero della Giustizia. L’intesa punta a ridurre la frammentazione securitaria e a rafforzare l’autorità statale, ma restano divisioni interne e fragilità politiche che ne minacciano la tenuta
Regge, dopo settimane di tensioni e intense consultazioni, l’accordo tra il Governo di Unità Nazionale libico e l’Agenzia di Dissuasione per la lotta al terrorismo e al crimine organizzato (Rada). L’intesa, raggiunta con la mediazione turca, il patrocinio del Consiglio Presidenziale e la partecipazione della Missione Onu, rappresenta un passo cruciale verso la distensione. L’accordo assegna alla Direzione della Sicurezza di Tripoli e alla sua forza di supporto il compito di proteggere e garantire la sicurezza della capitale, limitando la presenza di ogni apparato di sicurezza o militare a un’unica sede all’interno della città, ponendo fine alla frammentazione securitaria che ha alimentato il caos. Tra le misure previste, una forza unificata e neutrale gestirà la sicurezza degli aeroporti internazionali di Tripoli, Misurata e Zuwara, mentre l’aeroporto di Mitiga sarà affidato alla Brigata di Sicurezza Aeroportuale sotto la supervisione dello Stato Maggiore dell’Aeronautica. L’intesa prevede anche la sostituzione del comandante dell’Agenzia di Polizia Giudiziaria con una figura di consenso, l’affidamento della gestione delle carceri al Ministero della Giustizia e quella degli affari dei detenuti all’Ufficio del Procuratore Generale. Un punto cruciale dell’accordo obbliga le forze militari e i gruppi armati a ritirarsi dalla capitale e dai suoi dintorni, tornando alle loro caserme, consegnando i ricercati alla giustizia e vietando arresti o detenzioni al di fuori dell’autorità dell’Ufficio del Procuratore Generale. Gli apparati di sicurezza e militari si sono impegnati a rispettare le proprie competenze e a tenersi fuori dalla politica. L’attuazione dell’accordo e il monitoraggio del rispetto delle sue disposizioni saranno affidati alla Commissione per gli Accordi di Sicurezza e alla Forza di Risoluzione dei Conflitti.
Dopo intense consultazioni mediate dalla Turchia, sotto il patrocinio del Presidente del Consiglio Presidenziale libico e con gli sforzi della missione ONU, è stata redatta la bozza di accordo tra il Governo dell’Unità Nazionale libico e il Dispositivo di Deterrenza per la Lotta al Terrorismo (Rada) e al Crimine Organizzato. Lo riporta il portale libico Fawasel. L’intesa mira a rafforzare la sicurezza e l’ordine pubblico nel Paese.
Tra i punti principali figura l’affidamento di una forza unificata e neutrale per la gestione e la sicurezza degli aeroporti internazionali di Tripoli, Misurata e Zuwara, oltre alla consegna dell’aeroporto di Mitiga alla Brigata di Sicurezza Aeroportuale dipendente dalla Presidenza dello Stato Maggiore dell’Aeronautica. L’accordo prevede inoltre la sostituzione dell’attuale comandante della Polizia Giudiziaria e del comandante designato dal Governo dell’Unità Nazionale, con la nomina di una figura consensuale accettata da tutte le parti. La nuova gestione della Polizia Giudiziaria presso il Ministero della Giustizia assumerà il controllo di tutte le prigioni, mentre l’Ufficio del Procuratore Generale, in quanto autorità competente, si occuperà della gestione degli affari dei detenuti e della supervisione su tutti i prigionieri. Previsto anche il ritiro delle forze militari e delle formazioni armate dalla capitale Tripoli e dai suoi dintorni, con il ritorno alle rispettive caserme secondo le disposizioni concordate. Tutti i ricercati dalla giustizia dovranno essere consegnati all’Ufficio del Procuratore Generale, con l’impegno di tutte le agenzie di sicurezza a non coprire i criminali. È vietato alle forze di sicurezza e militari effettuare arresti o detenzioni senza previa autorizzazione dell’Ufficio del Procuratore Generale.
L’accordo conferma l’applicazione delle decisioni del Primo Ministro del Governo dell’Unità Nazionale sullo scioglimento di alcune agenzie e amministrazioni di sicurezza e la loro incorporazione nel Ministero dell’Interno. La Direzione di Sicurezza di Tripoli e la sua Forza di Supporto assumeranno i compiti di protezione e sicurezza della capitale, limitando ogni agenzia di sicurezza o militare a un’unica sede operativa all’interno della città. Le forze di sicurezza e militari si impegnano a rispettare le rispettive competenze e a non interferire negli affari politici del Paese. La Forza di Risoluzione dei Conflitti e la Commissione per gli Accordi di Sicurezza fungeranno da garanti per l’attuazione dell’accordo attraverso fasi definite, supervisionando il rispetto di tutti i termini da parte delle parti coinvolte.
Il primo ministro del Governo di Unità Nazionale libico, Abdulhamid Dbeibeh, ha nominato Abdul Fattah Daboub come nuovo capo dell’Agenzia di Polizia Giudiziaria. La decisione segue gli ultimi accordi di sicurezza raggiunti tra il governo e l’Agenzia di Dissuasione (Rada), sotto il patrocinio del Consiglio Presidenziale e con la mediazione della Turchia.
L’accordo di sicurezza siglato tra il Governo di Unità Nazionale di Tripoli e l’Agenzia di Dissuasione (Rada), mediato dalla Turchia, dimostra che Ankara non offre più lo stesso sostegno incondizionato al primo ministro Abdulhamid Dbeibeh. Lo si legge in un editoriale di Radio France international. L’intesa preliminare prevede diverse misure, tra cui la restituzione dell’aeroporto di Mitiga al Ministero della Difesa, una gestione unificata dei quattro aeroporti della Libia occidentale, il passaggio di alcune carceri sotto il controllo dell’Agenzia di Dissuasione all’autorità del Procuratore Generale e la sostituzione del capo della Polizia Giudiziaria, Osama Najem al Masri. ricercato dalla Corte Penale Internazionale per presunti crimini di guerra e contro l’umanità. Secondo Jalal Harchaoui, analista esperto di affari libici, l’accordo in sé “non ha particolare rilevanza e non risolve alcun problema, poiché non sono gli assetti di sicurezza a destabilizzare Tripoli, ma le questioni politiche”. Tuttavia, l’intesa consente di evitare un confronto diretto e imminente tra le forze governative e l’Agenzia di Dissuasione, specialmente attorno alla strategica base di Mitiga. Per Harchaoui, la mediazione turca evidenzia un cambiamento di posizione di Ankara, che sembra ridurre il suo appoggio a Dbeibeh. L’analisi di Radio France sottolinea però la fragilità dell’accordo per due motivi: in primo luogo, le divisioni interne all’Agenzia di Dissuasione tra fazioni favorevoli e contrarie all’intesa e al suo promotore, il leader del gruppo armato Abdel Raouf Kara; in secondo luogo, perché l’accordo non risolve tutte le questioni, dato che altre milizie controllano ampie aree di Tripoli e dei suoi dintorni, come la città di Zawiya.
Il consigliere del presidente del Consiglio Presidenziale libico, Ziad Dgheim, ha rivelato dettagli sull’accordo di sicurezza siglato tra il Governo di Unità Nazionale provvisorio e il Consiglio Presidenziale. Intervenendo al programma “Wast Al-Khabar” della rete Al-Wasat, Dgheim ha chiarito che l’intesa non è tra il governo e l’Agenzia di Dissuasione (Rada), come alcuni sostengono, ma tra istituzioni di sicurezza e militari affiliate al governo e altre sotto il Consiglio Presidenziale. Dgheim ha spiegato che l’accordo stabilisce principi generali da applicare in tutte le aree sotto l’influenza del governo e del Consiglio Presidenziale, non limitandosi a una specifica regione geografica. Ha tenuto conto di potenziali ostacoli, prevedendo soluzioni alternative. Ha elogiato il ruolo “eccezionale” della Turchia nella mediazione e quello della Missione Onu (Unsmil) nella stesura dell’intesa, sottolineando che l’Agenzia di Dissuasione ha compiuto il primo passo con “grande responsabilità e cooperazione”. L’attuazione seguirà il principio “passo dopo passo”, evitando che le parti presentino l’accordo come una vittoria personale. Dgheim ha precisato che l’accordo definisce un calendario temporale e procedurale, con alcune misure legate a scadenze precise e altre a decisioni specifiche, come decreti o la formazione di comitati. È stato previsto un “positivo margine di ambiguità” per alcune clausole, parte della strategia del garante, per favorire l’attuazione. Riguardo al ritiro dell’Agenzia di Dissuasione dall’aeroporto di Mitiga, ha sottolineato che la priorità è l’esecuzione dell’intesa.
Sul tema dei diritti umani, Dgheim ha ribadito l’impegno a collaborare con istituzioni internazionali, rispettando gli obblighi verso la Corte Penale Internazionale, il Consiglio Esecutivo per i Diritti Umani e il Comitato per le Sanzioni del Consiglio di Sicurezza Onu. L’obiettivo è rafforzare la stabilità, consolidare la sovranità delle istituzioni e il rispetto della legge.
Il funzionario libico ha chiarito che il Consiglio Presidenziale non poteva supervisionare l’accordo da solo, quindi il primo ministro ha assunto un ruolo di supervisore, non di parte coinvolta. La Missione Onu monitorerà l’attuazione, oltre ad aver contribuito alla stesura. La Turchia, pur non intervenendo nella redazione, ha avuto un ruolo cruciale nel favorire il dialogo e garantire l’esecuzione attraverso il principio “passo dopo passo”. Il Consiglio Presidenziale ha richiesto la mediazione di Ankara e di altri Paesi.
Alla domanda su un possibile ruolo di mediazione degli Stati Uniti, Dgheim ha risposto che ogni ostacolo è stato affrontato con il contributo di attori libici locali e internazionali, inclusi Paesi arabi fratelli. Tuttavia, la supervisione principale rimane del Consiglio Presidenziale, del primo ministro, della Missione Onu e della Turchia. Ha infine evidenziato che la situazione di sicurezza riflette complessità a livello nazionale, non solo a Tripoli o nella regione occidentale.