L’India sta costruendo una rete di accordi economici e strategici da Israele al Qatar, fino a Singapore, per rafforzare il suo ruolo tra Indo-Pacifico e Mediterraneo. L’Europa, con Meloni in prima fila, spinge per accelerare l’Fta Ue–India per non restare indietro
L’India sta accelerando la costruzione di una rete di accordi economici e strategici che coprono l’arco geografico dall’Indo-Pacifico al Mediterraneo, e che quindi connettono la regione asiatica con quella Euro-Atlantica, confermando la centralità del concetto geo-strategico di “Indo-Mediterraneo” come snodo di tale connettività. I segnali emersi nell’ultima settimana — da Israele al Qatar, da Singapore fino a Bruxelles — mostrano un Paese determinato a moltiplicare le proprie relazioni e a consolidare il ruolo di potenza multipolare, non soltanto sul piano commerciale ma anche su quello geopolitico e securitario.
A New Delhi, il controverso ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich (portatore delle istanze più radicali dietro al governo Netanyahu), ha firmato un accordo sugli investimenti bilaterali con la collega indiana Nirmala Sitharaman. L’intesa, prima nel suo genere che l’India sottoscrive con un’economia Ocse, stabilisce tutele reciproche per gli investitori e apre la strada a un possibile free trade agreement (Fta). Per l’India, è un tassello di un mosaico più ampio, dove però lo Stato ebraico ha un ruolo — anche come fornitore di tecnologia militare. Come ha commentato Piyush Goyal, ministro indiano del Commercio e dell’Industria, dopo l’incontro con Smotrich, “le nostre discussioni si sono concentrate sull’ulteriore rafforzamento dei legami commerciali e di investimento tra le nostre nazioni e sull’esplorazione di nuove strade per la crescita reciproca.” Per Israele, che vive una fase di criticità con parte dei mercati occidentali a causa della violenza usata nel rispondere all’attacco di Hamas del 7 ottobre, l’intesa rappresenta un‘evoluzione.
“Se Israele desidera garantire la sua posizione e la sua sicurezza, deve imparare dall’India che l’onore nazionale non è un lusso ma una risorsa strategica di vasta portata”, ha scritto Zaki Shalom, senior fellow al Misgav Institute, sul Jerusalem Post. È un richiamo che va oltre il caso specifico: Israele guarda a New Delhi come a un modello di resilienza e di proiezione internazionale in tempi di turbolenza. E il partenariato si inserisce in un contesto regionale che resta altamente competitivo.
Parallelamente, l’India sta finalizzando un Fta con il Qatar, da siglare a inizio ottobre. Doha ha già annunciato investimenti per 10 miliardi di dollari in settori strategici, dal food security alla logistica, e ha esteso per altri vent’anni l’accordo di fornitura di gas naturale liquefatto. Il tempismo generale dietro a queste evoluzioni non è casuale: le nuove tariffe del 50% imposte da Donald Trump sulle esportazioni indiane verso gli Stati Uniti spingono New Delhi a moltiplicare le proprie opzioni commerciali. E soprattutto a rendere pubblici, adesso, i suoi obiettivi.
Sempre su questa traiettoria, ma sul lato orientale, è stato annunciato l’accordo India-Singapore. Modi e il premier Lawrence Wong hanno adottato una roadmap per rafforzare la Comprehensive Strategic Partnership in otto settori chiave, dal digitale alla difesa. Sul piano geopolitico, il segnale più rilevante è l’apertura di Singapore alla partecipazione indiana nelle pattuglie dello Stretto di Malacca, nodo vitale delle rotte marittime globali. È un riconoscimento implicito del ruolo dell’India come security provider nell’Indo-Pacifico, in contrapposizione alla vulnerabilità cinese su quella rotta — che segna uno dei chokepoint globali.
L’insieme di queste mosse, a cui si aggiungono altre come il progetto di creare un hub logistico-finanziario globale nelle Andamane, conferma la volontà indiana di non farsi incasellare in un solo campo geopolitico, ma di sfruttare la propria centralità geografica e demografica come leva per attrarre investimenti e influenza. Per l’Europa, la lezione è chiara, come la premier Giorgia Meloni ha ribadito al governo italiano: l’urgenza di concludere rapidamente il negoziato per un Fta Ue–India, considerato uno strumento essenziale per mantenere New Delhi cooperativo con l’orbita occidentale.