Le armi laser stanno uscendo dai laboratori ed entrando nelle flotte e negli eserciti: dagli Stati Uniti al Regno Unito, fino ai nuovi programmi francesi e italiani. Costi bassi, logistica semplificata e capacità di contrastare sciami di droni promettono di rivoluzionare la difesa aerea. Entro i prossimi anni questi sistemi saranno parte integrante della protezione di navi, basi e infrastrutture critiche
Negli ultimi anni le armi a energia diretta, e in particolare i laser ad alta potenza, stanno emergendo come una vera rivoluzione nella difesa aerea e navale. Grazie alla capacità di colpire bersagli con velocità praticamente istantanea, riducendo i costi e semplificando la logistica, questi sistemi offrono nuove possibilità per affrontare minacce moderne come droni, sciami di munizioni e missili leggeri. La notizia più recente arriva dalla Francia: la Dga ha commissionato Syderal, un dimostratore ad alta potenza per la guerra anti-drone sviluppato da un team industriale guidato da Mbda e Safran. L’obiettivo è arrivare a una capacità operativa “intorno al 2030”, con potenze nell’ordine delle “decine di kW” e un ventaglio di minacce che va oltre i droni, fino a razzi e colpi di mortaio.
Perché sono la rivoluzione. Costi, logistica e sciami
I laser promettono di cambiare l’economia e la strategia della difesa aerea. I sistemi missilistici tradizionali hanno un costo per intercettazione che va da centinaia di migliaia fino a milioni di euro per missile. Un laser, al contrario, consuma energia elettrica: il costo per colpo è stimato nell’ordine di pochi euro (il programma britannico Dragon fire parla di meno di 10 sterline). Questo differenziale economico non è un dettaglio: permette di sostenere campagne prolungate contro minacce a basso costo, come droni commerciali modificati o munizioni circuitanti.
L’aspetto logistico è altrettanto decisivo. Un’unità navale può imbarcare un numero finito di missili e dipende da catene di rifornimento complesse, che richiedono tempo e rendono le navi vulnerabili durante il rifornimento. Con un laser, invece, la capacità di fuoco dipende dalla disponibilità di energia di bordo e dai sistemi di raffreddamento. In scenari di conflitto prolungato, significa non rimanere mai a secco: basta energia per continuare a ingaggiare. Questo riduce i tempi morti legati al rifornimento e aumenta l’autonomia operativa, specie per missioni di pattugliamento o per flotte dislocate lontano dalle basi.
Il terzo fattore è la risposta agli sciami. Le minacce moderne si basano sulla saturazione: decine o centinaia di droni lanciati insieme per forzare le difese e colpire i bersagli. I missili tradizionali finiscono presto le scorte; un laser può passare da un bersaglio all’altro in frazioni di secondo, con una precisione micrometrica e senza tempi di ricarica. Questo ne fa lo strumento ideale per difendere navi, basi infrastrutture critiche e contesti civili da attacchi massivi, che oggi rappresentano lo scenario più preoccupante.
Stati Uniti: dal “primo colpo” Helios alla scala di potenza
La US Navy ha testato l’Helios (High energy laser with integrated optical dazzler and surveillance) a bordo del cacciatorpediniere Uss Preble contro un drone aereo nel 2024: un primo passo significativo per il programma. Oggi la Marina Usa impiega anche i dazzler Odin su più cacciatorpediniere, mentre la famiglia di programmi NLFoS/N94 e l’iniziativa Helsi puntano a scalare la potenza verso piattaforme da oltre 300 kW (progetto Helcap/Lwt), con l’idea di maturare capacità contro missili antinave. Restano sfide da affrontare, come le condizioni atmosferiche o la grande quantità di potenza richiesta, ma Washington punta a inserire queste armi nella difesa ravvicinata, soprattutto contro droni e missili di piccole dimensioni, rafforzando così la protezione dei gruppi navali in scenari di conflitto.
Regno Unito: Dragon fire entra nella fase di adesione
Il Regno Unito ha effettuato nel gennaio 2024 la prima prova nazionale di un laser ad alta potenza contro bersagli aerei, con precisione “da moneta da £1 a un chilometro”. Il Ministry of defence (Mod) ha rimarcato i costi per colpo inferiori a 10 sterline e l’interesse congiunto di Esercito e Royal navy, aprendo la strada alla transizione dal laboratorio al campo. Nel 2025, Londra ha inoltre delineato un primo acquisto di due unità Dragon fire (circa 240 milioni di sterline) come avvio della capacità, a conferma di un passaggio dalla dimostrazione alla pre-adozione. Per gli Uk, Dragon fire è anche un collaudo di filiera: Dstl con Mbda, Leonardo Uk e QinetiQ a presidiare laser, tracciamento e integrazione.
Francia: ambizioni 2030
Dopo l’annuncio di Syderal, già citato in apertura, la Francia conferma di voler puntare su un effettore scalabile, capace di contrastare sia droni che minacce balistiche leggere come razzi e colpi di mortaio. L’obiettivo strategico è duplice: garantire difesa costo-efficace contro sciami e munizioni a basso costo, e al tempo stesso maturare le competenze per salire di potenza in più scenari complessi. Con una traiettoria che guarda al 2030, Parigi si colloca nella scia di Regno Unito e Stati Uniti, con la volontà di consolidare la propria sovranità industriale nel settore.
Leonardo e MBDA, l’asse italiano sull’energia diretta
Per l’Italia, Leonardo e Mbda hanno firmato a fine 2024 un Memorandum of understanding per sviluppare Fire Unit energia diretta a uso inizialmente navale, con due classi di potenza: una light (design authority MBDA Italia) per unità esistenti e una high-end (design authority Leonardo) per nuove piattaforme. Leonardo curerà in particolare puntamento e inseguimento del fascio, Mbda l’effettore; la Marina militare ha manifestato interesse e non è esclusa una successiva derivazione terrestre. Questo percorso si aggancia alle competenze già maturate da Leonardo nel consorzio Dragon fire britannico, accelerando il trasferimento tecnologico lungo la filiera nazionale.
Oltre il singolo sistema: cosa cambia davvero
L’onda delle armi laser non sostituisce tutto: condizioni meteo, fumo e turbolenze possono degradarne l’efficacia, e contro minacce robuste serviranno ancora missili e cannoni. Ma come strato di difesa di prossimità a basso costo per ingaggi ripetuti, i laser sono perfetti per smaltire i bersagli di massa (droni, Uas, loitering munition), preservando i missili per ciò che davvero lo richiede. In un contesto geopolitico segnato da conflitti ad alta intensità e pressione industriale sulle scorte, i laser offrono sostenibilità economica, alleggerimento logistico e tempi di risposta che mancavano alla difesa aerea. Il biennio 2024-2025 ha mostrato test riusciti (Usa e Uk), piani d’acquisto (Uk) e nuovi programmi (Francia), mentre l’Italia mette in fila un percorso industriale credibile. Cosa aspettarsi per i prossimi 5 anni? Più dimostratori imbarcati, prime unità pre-operative su navi e basi sensibili, e dottrine d’impiego integrate con radar per massimizzare le priorità dei bersagli.