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Dopo la Sco, l’Italia spinge per velocizzare l’accordo India-Ue

Il primo ministro italiano Giorgia Meloni sta spingendo per la rapida conclusione dell’accordo di libero scambio Ue-India (Fta), considerandolo cruciale sia per l’equilibrio geopolitico che per le relazioni economiche. La strategia generale è quella di mantenere Nuova Delhi strettamente allineata con l’Occidente

La premier Giorgia Meloni spinge per la conclusione rapida dell’accordo di libero scambio (Fta) tra Unione Europea e India, considerandolo un passaggio cruciale per l’equilibrio geopolitico e per i rapporti economici con Nuova Delhi. L’obiettivo di fondo è impedire che l’India scivoli verso un allineamento stabile con potenze ostili all’ordine occidentale e mantenerla ancorata al dialogo con le democrazie, pur rispettando le volontà strategiche di multi-allineamento di Nuova Delhi.

La recente partecipazione di Narendra Modi al vertice della Shanghai Cooperation Organization, fianco a fianco a Xi Jinping e mano nella mano di Vladimir Putin, ha alimentato in Occidente il sospetto di un avvicinamento a un fronte alternativo. In realtà, spiegano a Palazzo Chigi, queste dinamiche rispondono a una strategia coerente legata alla percezione di essere già un nodo della multipolarità in costruzione. Una visione che l’India porta avanti da anni, senza significare un suo distacco né dall’Europa né dagli Stati Uniti.

Da quando è entrata in carica, Meloni ha incontrato Modi cinque volte. Un dato che testimonia la costruzione di un rapporto personale, utile a interpretare con lucidità la visione strategica indiana. Non a caso, la spinta italiana si abbina a qualcosa di simile che esce da Nuova Delhi. La scorsa settimana, durante un’audizione della Delegazione per i rapporti con l’India del Parlamento europeo, rappresentanti di indiani hanno chiesto agli eurodeputati di lavorare per concludere in fretta l’intesa commerciale, indicandola come strumento decisivo per approfondire i rapporti bilaterali.

Il contesto internazionale spinge nella stessa direzione. Negli ultimi giorni Modi e Donald Trump hanno iniziato a distendere i rapporti in una fase in cui le tensioni commerciali e la lettura transazionale che il presidente americano fa della politica estera, hanno alterato le relazioni. Si prospetta la possibilità di una visita del premier indiano alla Casa Bianca per superare ulteriormente lo stallo e ricostruire il rapporto?

L’India non intende abbandonare l’asse delle democrazie, piuttosto ne rivendica un ruolo centrale, anche pensando al lavoro nel contenimento dell’espansionismo cinese. Non a caso, parallelamente al vertice Sco, Modi si è recato in Giappone per riaffermare la propria adesione alla visione di un Indo-Pacifico libero e aperto, in linea con l’eredità strategica di Shinzo Abe (dinamiche sottolineate su queste colonne da Vas Shenoy).

Meloni interpreta tali dinamiche multipolari come un segnale di urgenza per l’Europa. Charles Kupchan, docente alla Georgetown University e senior fellow del Council on Foreign Relations, ha spiegato su Formiche.net che la presenza di Modi accanto a Xi e Putin non va intesa come un’adesione al loro blocco, ma come un messaggio a Washington: l’India ha alternative e intende giocare su più tavoli. Tanto che in parallelo, Modi sta anche rafforzando il canale europeo: la telefonata alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen durante la riunione dei “Volenterosi” sull’Ucraina, con sostegno alla pace giusta e duratura, ne è testimonianza alla pari dello scambio avuto con il francese Emmanuel Macron e con la stessa Meloni.

A sottolineare l’importanza della relazione, dal 10 al 14 settembre l’India ospiterà la prima visita del Comitato Politico e di Sicurezza dell’Unione Europea, con una delegazione di trenta funzionari. Un segnale politico e istituzionale che accompagna la trattativa commerciale. Sul tavolo, potrebbe esserci qualcosa di simile a quello che il blocco ha creato con il Mercosur, come accennato dal vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto.

Fonti da Bruxelles spiegano che entro la fine dell’anno, dopo quasi dieci anni di negoziati, l’accordo di libero scambio potrebbe arrivare al traguardo. Non solo rafforzerebbe i rapporti bilaterali, ma darebbe impulso a progetti come l’Indo-Middle East-Europe Corridor, di cui l’Italia è parte integrante. Le delegazioni tecniche stanno lavorando sulle clausole da inserire, ma la necessità strategica e la volontà politica appaiono ormai chiare.


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