Il piano europeo Safe ha raggiunto la piena sottoscrizione dei 150 miliardi disponibili, con l’Italia pronta a utilizzare fino a 14 miliardi in prestiti per progetti industriali nel settore difesa. Intanto l’Eda certifica un 2024 da record: 343 miliardi di spesa militare complessiva, con forti investimenti in equipaggiamenti e ricerca. Le proiezioni per il 2025 indicano un ulteriore balzo a 381 miliardi, che confermano il superamento della soglia del 2% del Pil
Il piano Security action for europe (Safe) dell’Unione europea ha raggiunto il suo primo obiettivo: i 150 miliardi di euro in prestiti messi a disposizione per sostenere la produzione militare e la capacità industriale europea sono stati pienamente sottoscritti. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha parlato di “successo storico”, sottolineando che l’iniziativa, nata solo pochi mesi fa, ha visto l’adesione di 19 Stati membri, a conferma della volontà politica di consolidare il pilastro europeo della sicurezza.
Tra i Paesi partecipanti figura anche l’Italia, che ha formalizzato la propria adesione al meccanismo europeo chiedendo prestiti fino a 14 miliardi di euro. Una cifra che punta a finanziare progetti industriali strategici, rafforzare le filiere nazionali e allo stesso tempo inserirle in un quadro cooperativo più ampio. Roma, insomma, non si limita a partecipare, ma intende utilizzare a fondo lo strumento Safe per rilanciare competitività e interoperabilità del comparto difesa.
Le spese per la difesa decollano in Europa
Il raggiungimento della piena sottoscrizione del Safe arriva mentre l’European defence agency (Eda) ha diffuso i nuovi dati sulla spesa militare dei Ventisette, fotografando un 2024 da record. Secondo il rapporto annuale, la spesa complessiva ha toccato 343 miliardi di euro, con un aumento del 19% rispetto al 2023. È il livello più alto mai registrato, pari all’1,9% del Pil dell’Unione. Mai come nell’ultimo anno gli Stati membri hanno investito in nuovi equipaggiamenti e programmi congiunti, superando i 100 miliardi in capitale difensivo e destinando 13 miliardi alla ricerca e sviluppo, fondamentali per garantire autonomia tecnologica.
Il dato più rilevante riguarda proprio il 2025: secondo le proiezioni, la spesa europea in difesa salirà a 381 miliardi di euro, pari a poco più del 2% del Pil, soglia raggiunta da tutti i Paesi Nato. Allo stesso tempo, gli investimenti in capitale difensivo dovrebbero toccare i 130 miliardi, mentre quelli in ricerca e sviluppo crescere fino a 17 miliardi, segnalando la volontà di colmare rapidamente i divari capacitivo-industriali e di rafforzare l’autonomia tecnologica del continente.
I limiti di un pacchetto contenuto
Se da un lato il pieno successo del Safe e il superamento della soglia del 2% nel 2025 segnano un passo importante per la difesa europea, dall’altro resta chiaro che siamo ancora lontani dagli obiettivi più ambiziosi fissati dalla Nato, che indicano una spesa pari al 5% del Pil. Lo stato complessivo degli sforzi europei mostra ancora significativi limiti: i circa 650 miliardi residui del piano Rearm Europe restano per ora solo sulla carta, vincolati alla capacità di indebitamento dei singoli Stati. Per tradurre questi piani ambiziosi in capacità reali e durature, l’Europa deve fare di più: mettere più fondi a disposizione, sostenere concretamente i governi nel reperimento delle risorse e garantire una regia strategica comune. Solo così gli sforzi dei Ventisette potranno trasformarsi in una difesa europea realmente coerente, stabile e credibile, evitando che limiti finanziari individuali continuino a frenare l’integrazione militare del continente.