Nella loro analisi pubblicata su The National Interest, Giulio Terzi e Kaush Arha sostengono che l’India‑Middle East‑Europe Economic Corridor (Imec) rappresenti oggi la via più strategica e rapida per rafforzare i legami tra l’Europa, l’Asia e l’Africa. Il corridoio è visto come leva geopolitica e infrastrutturale per rilanciare il commercio Indo‑Mediterraneo e accelerare l’accordo di libero scambio Ue‑India
L’India‑Middle East‑Europe Economic Corridor (Imec), lanciato al G20 di Nuova Delhi nel 2023, continua a rappresentare la via più promettente per rafforzare i legami strategici e commerciali dell’Europa con Asia e Africa. In un momento in cui le catene di approvvigionamento globali sono sotto stress, i governi europei e quello indiano stanno riscoprendo l’urgenza di concludere il lungo negoziato sul trattato di libero scambio (Fta), anche alla luce delle tensioni tariffarie vissute durante la precedente amministrazione americana.
L’analisi è firmata da due figure d’eccellenza sul tema: pubblicata dal National Interest, è stata curata da Kaush Arha, presidente del Free & Open Indo‑Pacific Forum ed esperto di geopolitica indo-pacifica, e Giulio Terzi, senatore della Repubblica Italiana ed ex ministro degli Esteri. Entrambi in prima linea, da sempre, per lo sviluppo di Imec — inteso come lineamento fisico alla base del costrutto geostrategico fondato sulla regione del cosiddetto “Indo-Mediterraneo”, da cui passano le relazioni India-Europa, che sono linfa della regione.
Secondo gli autori, la telefonata tra Ursula von der Leyen e Narendra Modi ha confermato questa rinnovata determinazione, così come il colloquio tra il premier indiano e la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, che ha ribadito l’importanza di accelerare sia l’accordo commerciale sia l’implementazione del corridoio Imec e del piano d’azione strategica Italia‑India 2025–2029. L’infrastruttura concepita dal progetto non è limitata a un collegamento ferroviario tra India e Mediterraneo: si tratta di un’intera rete di porti, ferrovie e rotte marittime che attraversa la penisola arabica e si integra con il canale di Suez, con l’obiettivo di assorbire volumi crescenti di scambi e rafforzare la resilienza logistica globale.
Questa iniziativa è parte di una visione più ampia. Imec è visto da Bruxelles come lo strumento più concreto per dare sostanza al Global Gateway, il grande piano europeo di connettività globale, e in Italia come uno degli assi centrali del Piano Mattei, finalizzato a rinnovare la proiezione strategica del paese nel Mediterraneo allargato. In questo quadro, Trieste è stata designata come porto guida del corridoio nel Mediterraneo, con la prospettiva di ospitare un forum ministeriale che dia slancio all’intero progetto. L’Unione Europea sta valutando la possibilità di seguire l’esempio italiano, riconoscendo l’area dell’Alto Adriatico come zona prioritaria per lo sviluppo di Imec.
Non mancano le difficoltà. L’instabilità cronica del Medio Oriente, i tempi lunghi delle infrastrutture saudite, la mancanza di punti di contatto stabili in alcuni governi partner sono tutti fattori reali. Tuttavia, questi ostacoli non cancellano la portata strategica dell’iniziativa. Anzi, secondo gli autori, figure come Meloni, Modi e von der Leyen ne colgono appieno il valore trasformativo, laddove molti osservatori si perdono nei dettagli tecnici. Anche il presidente Donald Trump ha espresso il proprio sostegno a Imec, considerandolo un raro esempio di cooperazione plurilaterale costruita dal basso e guidata dall’interesse nazionale, al punto da definirlo “una delle più grandi rotte commerciali della storia”.
Imec, connesso al Fta UE-India, al Global Gateway, al Piano Mattei e alla dorsale marittima del canale di Suez, delinea una nuova configurazione del commercio Indo‑Mediterraneo. Non è un’infrastruttura tra le altre, ma il quadro dentro cui queste iniziative possono coordinarsi, rafforzarsi e, soprattutto, diventare leva geopolitica per un’Europa che intende restare rilevante nel cuore delle dinamiche globali.