Mattarella a Cernobbio ribadisce il valore dell’UE come spazio di pace e cooperazione. Cazzola avverte: i nemici più pericolosi sono interni, pronti a minarne i valori. L’Europa deve decidere se difendere l’Ucraina anche senza gli USA. Sul Medio Oriente, denuncia antisemitismo e propaganda filopalestinese, riconoscendo a Israele un ruolo chiave nella sicurezza regionale
Claudio Rutilio Namaziano è, cronologicamente, l’ultimo autore del mondo letterario latino. Nel 415 d.C. raccontò in un poema intitolato De reditu (il ritorno) il viaggio avventuroso che aveva dovuto compiere per raggiungere da Roma la Gallia dove era nato e aveva le sue proprietà.
La narrazione del viaggio — condotto per mare e con numerose soste, perché le strade consolari erano impraticabili e insicure dopo l’invasione dei Goti – accompagna alla descrizione della decadenza dell’impero i ricordi appassionati e lontani della grandezza dell’Urbe.
Questo intreccio tra la constatazione del presente e la memoria del passato fanno di Rutilio Namaziano l’ultimo cantore della gloria di Roma.
Spero non me ne voglia il presidente Sergio Mattarella se – ascoltando il discorso inviato a Cernobbio all’ormai storico seminario dello Studio Ambrosetti – mi sono tornati in mente gli studi liceali della letteratura latina e la vicenda di questo singolare poeta della transizione da un’epoca storica ad un’altra.
Sergio Mattarella è sembrato nel suo messaggio a Cernobbio il Rutilio Namanziano della grandezza di un’Europa in grande difficoltà e che tra pochi anni (nelle vicende della storia le distanze temporali sono sempre brevi) potrebbe essere soltanto un ricordo del passato. “L’Unione Europea – ha ribadito Mattarella – si è affermata come un’area di pace e di cooperazione capace di proiettare i suoi valori oltre i suoi confini, determinando stabilità, benessere, crescita, fiducia. Non ha mai scatenato un conflitto, non ha mai avviato uno scontro commerciale’’.
Eppure, si è chiesto il presidente: “Come è possibile, su queste basi, che l’Europa oggi venga considerata da alcuni un ostacolo, un avversario se non un nemico?’’.
Poi arriva l’atto di fede: “Il mondo ha bisogno dell’Europa. Per ricostruire la centralità del diritto internazionale che è stata strappata. Per rilanciare la prospettiva di un multilateralismo cooperativo’’.
È facile individuare i responsabili delle critiche di Mattarella, anche perché sono tanti -anche tra gli amici e gli alleati storici al pare dei nemici vecchie e nuovi – coloro che considerano l’Europa un peso che rallenta il cammino verso un ordine mondiale che pone i rapporti di forza al posto delle regole e del diritto.
Ma nel discorso nobile ed elevato del nostro capo dello Stato c’è un assenza: i nemici più pericolosi dell’Unione europea non sono al di fuori dei suoi confini, ma costituiscono una quinta colonna che odia l’Europa e i suoi valori al pari dei nemici più implacabili e che prende ordini da loro, al punto di rendere incerta e titubante l’azione di difesa di quell’idea dell’Europa nel mondo tanto cara a Sergio Mattarella.
Le opinioni pubbliche europee sono disponibili a difendere la loro libertà, i loro diritti e il loro stile di vita anche con le armi se sarà necessario? Perché è questo il problema che si porrà tra pochi anni, se l’Europa non sarà capace di difendere l‘Ucraina anche nel caso di un disimpegno dell’Amministrazione Usa.
I “volenterosi’’ svolgono un gran numero di riunioni dedicate a mandare truppe su quel terreno una volta che si arrivi ad un cessate il fuoco.
Il fatto che si tratta di un impegno a “babbo morto’’ perché la sospensione delle ostilità non si ottiene con l’iniziativa diplomatica, ma attraverso i successi degli ucraini sul campo di battaglia.
Pertanto sarebbe ora di impiegare gli eserciti europei per sostenere, con gli stivali sul terreno, la difesa di Kyiv. Ma se ci guardiamo attorno le forze politiche che – con tante contraddizioni – hanno sostenuto anche militarmente l’Ucraina nei loro paesi possono essere scalzati dal potere con regolari elezioni ad opera di avversari al soldo di Putin.
Di conseguenza non vi sarebbe un salto di qualità nella lotta, ma un arretramento perfino nell’assistenza militare. Si sarà chiesto il presidente perché la tragedia dell’Ucraina non riscuota da noi neppure un sedicesimo di quella passione che suscita la guerra di Gaza?
Eppure anche in Ucraina muoiono i bambini vengono abbattute, di notte, le case di 12 piani senza che i russi avvertano di sgomberare al più presto.
La popolazione delle zone di combattimento versano nelle stesse condizioni degli abitanti della Striscia, senza un’abitazione, né acqua, né luce e senza che nessuna flottiglia dispieghi le vele al vento del Mar Nero per portare cibo e aiuti a quelle popolazioni civili veramente innocenti e che non sono costrette a fare da scudi umani all’esercito di Kyiv.
Si renderà senz’altro conto il presidente che in quell’Europa da lui tanto celebrata si stanno diffondendo veleni antisemiti sempre meno coperti dall’ipocrisia dell’antisionismo e della critica, legittima, al governo in carica in Israele.
Siamo ormai al clima della caccia all’ebreo, ottenebrati da un’informazione menzognera alimentata dalle veline di Hamas che vengono prese e diffuse in modo acritico, a volte senza neppure citare la fonte. Ci sono le prove di vere e proprie montature hollywoodiane.
Si fanno accuse senza prove. Quelli della mia generazione ricordano nei primordi del terrorismo la foto di un giovane chinato in mezzo alla strada che punta un P38 contro le Forze dell’Ordine.
A noi raccontano che l’esercito israeliano manda i cecchini a sparare contro la popolazione che va a raccattare un po’ di cibo, ma nessuno è stato in grado di esibire una prova documentale visiva, come quella del terrorista di casa nostra. L’Occidente ha dei debiti verso Israele.
Dopo questi due anni di guerra va riconosciuto a quel governo di aver consegnato al mondo uno scenario del Medio Oriente sicuramente più sicuro ed affidabile. Dalla Siria è stato cacciato Assad, il massacratore del suo popolo; allontanando così una insidiosa presenza russa nel Mediterraneo.
In Libano il ridimensionamento di Hezbollah ha restituito la sovranità al governo legittimo, fino ad allora schiacciato dal ricatto dei terroristi filo iraniani; l’IDF è andato in soccorso dei Drusi; quanto all’Iran, l’iniziativa israeliana (con l’appoggio degli Usa) ha mortificato la centrale internazionale del terrorismo teocratico, un pericolo dichiarato per tutto l’Occidente, come gli houti che creavano problemi al commercio internazionale lungo l’arteria iugulare del Mar Rosso.
Ma il risultato più importante è sicuramente il consolidamento dei rapporti tra Israele e i paesi arabi, nonostante che la stampa europea, adusa a passare le veline di Hamas, abbia fatto di tutto per ridimensionare il valore politico della presa di posizione della Lega Araba e della ANP, ben più nette e coraggiose di quella di molti governi europei, che, al solo scopo di mettere in difficoltà Israele, si apprestano a riconoscere – in violazione del diritto internazionale -un fantasma come lo Stato palestinese, senza che Hamas neppure lo rivendichi.
La parola d’ordine è “fermare Israele’’ con ogni mezzo, quando sarebbe il caso di pretendere il rilascio degli ostaggi e il disarmo di Hamas.
Intanto la Global Sumud Flotilla sta veleggiando verso Gaza per una grande operazione propagandistica pensata apposta per fallire; e porta a bordo del suo naviglio la feccia di quella Europa che si sta scavando la fossa.