La magistratura scende in campo ufficialmente per difendere il proprio ruolo nel decisivo referendum popolare sulla riforma costituzionale della giustizia. È la prima volta che il potere giudiziario si schiera formalmente nell’ambito di una consultazione elettorale. Sugli indirizzi referendari che l’Anm intende seguire Gianfranco D’Anna ha intervistato Loredana Micciché, presidente di Magistratura indipendente
Toghe sulla rotta referendaria ed in bilico sulla scelta delle strategie più efficaci per illustrare compiutamente il contesto del voto. A meno di eventuali elezioni politiche anticipate, fra sette, nove mesi, nella primavera del 2026, la riforma costituzionale della Giustizia varata dal Parlamento sarà sottoposta alla consultazione popolare diretta.
Un appuntamento che vede già l’agguerrita mobilitazione della politica e in particolare dei partiti di centrodestra, come Forza Italia, che ha dichiaratamente trasfigurato la separazione delle carriere dei magistrati, lo sdoppiamento del Csm e l’introduzione di un’alta Corte disciplinare, come la nemesi dell’eredità berlusconiana.
Sensibilizzazione dell’opinione pubblica e della società civile in progress anche da parte dell’Associazione nazionale magistrati che ha già costituito un comitato a “difesa della Costituzione e per il No al referendum”.
Per Loredana Micciché, consigliera della Corte di Cassazione e presidente di Magistratura indipendente, la componente moderata maggioritaria dell’Anm: “è un momento cruciale non solo per la magistratura, ma per il Paese”.
Evidenziare maggiormente le negatività della riforma della giustizia o l’esigenza di salvaguardare il ruolo costituzionale della magistratura?
I due aspetti sono indissolubilmente collegati, perché la negatività della riforma consiste proprio nel minare l’assetto della magistratura voluto dai costituenti. Temo, comunque, la difficoltà di comunicare con messaggi semplici su materie inevitabilmente tecniche e complesse.
Cardini delle argomentazioni delle toghe?
Penso che non bisogna indugiare su spiegazioni tecniche riguardanti l’aspetto della separazione delle carriere e puntare a far comprendere che il vero obiettivo della riforma è indebolire la magistratura, rendendola dipendente dal potere politico. I cittadini devono essere informati sul fatto che la riforma non risolve i problemi della giustizia, non li tutelerà dal rischio, certamente avvertito, di subire processi ingiusti, aumenterà inutilmente costi della giustizia con la creazione di due Csm, certamente dispendiosi, indebolirà i togati del Consiglio Superiore e rafforzerà la componente laica, che avrà più potere nel determinare le carriere dei giudici, con il sicuro rischio di perdita dell’indipendenza della magistratura. Bisogna spiegare che il giudice sottoposto al potere politico comporta inevitabilmente un grave indebolimento delle garanzie per il cittadino.
Quanto incideranno nel dibattito referendario il raccordo con la società civile e gli esempi di Gaetano Costa, Chinnici, Falcone, Borsellino, Livatino e di tutti i magistrati trucidati dalla mafia?
Personalmente penso che la forza e la credibilità della magistratura siano percepibili attraverso gli esempi di eroismo di cui si è resa protagonista. Sono convinta che l’Anm debba divulgare al massimo la conoscenza e l’azione delle grandi figure della storia della magistratura italiana, per far comprendere ai cittadini la inutilità e anche l’ingiustizia di una riforma contro i magistrati.
Uniformità di posizioni nell’ambito dell’Anm o differenziazioni tematiche fra le componenti, in particolare di Mi rispetto a Md?
Sulla difesa dei valori costituzionali la magistratura è unita. La difesa dell’assetto costituzionale è patrimonio comune della magistratura associata.