Per tutta l’estate la Nato ha dato la caccia ai sottomarini russi nel Mare del Nord e nel Mediterraneo, sia per proteggere un gruppo di portaerei statunitensi, in un contesto di crescenti tensioni, sia per monitorare le iniziative russe lungo la direttrice di marcia compresa tra Gibilterra e il Bosforo
Gibilterra in allarme. Il sottomarino russo Novorossiysk, in grado di trasportare missili nucleari, sarebbe considerato in stato di allerta per “rischio di esplosione” a causa di una perdita di carburante. Secondo le informazioni trasmesse dal canale VChK-OGPU “l’equipaggio potrebbe non avere altra scelta che iniziare a pompare carburante dalla stiva in mare”. Si tratta di un battello diesel-elettrico appartenente alla Flotta russa del Mar Nero, che avrebbe subito un grave guasto al sistema di alimentazione. La conseguente perdita di carburante avrebbe costretto l’equipaggio a uno scenario di rischio, bissando la tragica fine del “compagno” Kursk del 2000.
Al momento nessuno sa con precisione dove si trovi esattamente il sottomarino, dopo che nel luglio scorso era stata segnalato nella Manica e ad agosto era stato avvistato mentre oltrepassava Gibilterra per entrare nel Mediterraneo. Non si hanno notizie di un’uscita dallo stretto, per cui è verosimile immaginare che si trovi nella parte centrale o occidentale del Mare Nostrum.
Classe Progetto 636.3 Kilo II, il battello entrato in servizio 11 anni fa è lungo 73 metri e ha missili da crociera Kalibr con capacità nucleare. Con 52 persone a bordo, vanta un’autonomia subacquea fino a 45 giorni. La furtività è la sua principale caratteristica, anche se sconta un limite all’autonomia e alla durata in immersione rispetto ai classici sottomarini a propulsione nucleare. Inoltre la sua efficacia dipende in larga misura da rigidi programmi di manutenzione e supporto logistico in assenza dei quali perdono di efficacia.
Per tutta l’estate la Nato, con i velivoli P-8 Poseidon, ha dato la caccia ai sottomarini russi nel Mare del Nord e nel Mediterraneo, sia per proteggere un gruppo di portaerei statunitensi, in un contesto di crescenti tensioni, sia per monitorare le iniziative russe lungo la direttrice di marcia compresa tra Gibilterra e il Bosforo. Di contro la presenza della Marina russa nel Mediterraneo si è ora ridotta a un solo sottomarino, proprio il Novorossiysk, supportato da un rimorchiatore e da una nave di sorveglianza. Un netto calo rispetto agli anni precedenti, quando la Russia manteneva una forza navale più robusta nella regione, in concomitanza con la presenza di Mosca nella base siriana di Tartus, finita ora sotto il controllo di DP World, un’azienda logistica globale con sede a Dubai.
La Russia aveva anche mirato ad espandere la sua presenza nel Mar Rosso attraverso Port Sudan e nel Mediterraneo centrale con un porto libico. Quest’ultima ipotesi non è del tutto tramontata, viste le fitte interlocuzioni con il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, da sempre sostenuto da Vladimir Putin. In questa settimana la portaerei della Marina statunitense USS Gerald R. Ford è presente con gli alleati della Nato nel Mare del Nord per il Neptune Strike 2025, esercitazione progettata per dimostrare la capacità della Nato di integrare capacità di attacco marittimo di alto livello. Negli stessi giorni gruppi di lavoro multinazionali paralleli condurranno missioni congiunte anche nel Mediterraneo.