Una delegazione bipartisan del Congresso Usa ha visitato la Cina, raccogliendo segnali di apertura da Pechino sul rafforzamento delle comunicazioni militari. Restano però condizioni e ambiguità: Pechino lega i progressi a concessioni americane su Taiwan e altri dossier sensibili
La delegazione bipartisan del Congresso americano di cui si era parlato su la scorsa settimana su “Indo-Pacific Salad” ha concluso la visita di cinque giorni in Cina, la prima dal 2019, con segnali di una possibile apertura di Pechino a rafforzare le comunicazioni militari con Washington.
La missione — guidata da Adam Smith, capogruppo democratico nella Commissione Forze Armate della Camera, insieme ai deputati Ro Khanna, Chrissy Houlahan e al repubblicano Michael Baumgartner — ha incontrato il ministro della Difesa cinese, Dong Jun. Al centro dei colloqui, la necessità di ridurre i rischi di incidenti e incomprensioni nell’Indo-Pacifico, in particolare nello Stretto di Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale.
Un cambio di tono?
Secondo Smith e Khanna, Dong avrebbe condiviso la preoccupazione per l’escalation e riconosciuto l’importanza di meccanismi di comunicazione diretta tra i due eserciti. «Ha accettato che servano passi concreti per de-escalare», ha dichiarato Khanna. Smith ha sottolineato che il ministro non è apparso “combattivo” e che Pechino sembra aver accantonato la retorica aggressiva del wolf-warrior diplomacy.
Tuttavia, il comunicato diffuso dal ministero della Difesa cinese ha chiarito che un miglioramento dei rapporti militari dipenderà anche dalle “condizioni create dagli Stati Uniti”. In altre parole, Pechino potrebbe subordinare progressi a concessioni su dossier sensibili come Taiwan e le vendite di armi americane a Taipei.
Un dialogo fragile
Dopo la visita di Nancy Pelosi a Taiwan nel 2022, la Cina aveva interrotto ogni contatto militare con gli Stati Uniti. Solo nel 2024, su spinta dell’amministrazione Biden, erano ripresi alcuni tavoli tecnici: i colloqui tra comandanti di teatro, le consultazioni di politica della difesa e il forum navale bilaterale. Passi limitati, comunque soggetti a sospensioni unilaterali da parte cinese e privi di un canale di crisi affidabile a livello operativo.
Non è chiaro quanto di quel lavoro sia stato mantenuto dall’amministrazione Trump. Il Pentagono si è limitato a sottolineare che l’approfondimento del dialogo dipenderà dalla disponibilità di entrambe le parti. Resta il fatto che la tensione nello Stretto di Taiwan e le recenti manovre navali cinesi contro imbarcazioni filippine rendono urgente un sistema di comunicazione stabile.
La cornice politica
Durante la missione, la delegazione ha incontrato anche il premier Li Qiang, il ministro degli Esteri Wang Yi e il vicepremier He Lifeng. A inizio settembre, il segretario alla Difesa Pete Hegseth aveva avuto un colloquio telefonico con Dong, pur definendo la Cina una minaccia militare “imminente” a Taiwan.
Il viaggio segnala che, nonostante lo scontro strategico resti intatto, Washington e Pechino stanno esplorando margini minimi di cooperazione sul piano militare per evitare incidenti incontrollabili in una delle aree più delicate del globo.