Secondo gli analisti l’edizione 2025 di Zapad è stata ridimensionata nei numeri ma calibrata sulle capacità ad alto impatto, riflettendo i limiti imposti dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni internazionali. Confermando un approccio offensivo dietro la narrativa difensiva
Cifre ridotte, ma non solo. L’edizione del 2025 dell’esercitazione Zapad si distingue dalle precedenti anche per la struttura seguita, meno incentrata sulla manovra di massa e più sulle capacità ad alto potenziale come gli attacchi di precisione a lungo raggio, la difesa aerea e missilistica integrata, e la guerra elettronica. “Un esercizio meticolosamente calibrato, ridimensionato e limitato dal punto di vista geografico”, come scrivono Fabrizio Minniti e Giangiuseppe Pili in un report pubblicato dal Royal United Services Institute (Rusi), che esplora il significato politico e militare dell’esercitazione, senza fermarsi al dato oggettivo.
Ma partendo proprio da quest’ultimo, e in particolari dai numeri di Zapad 2025, che suggeriscono alcune delle logiche alla base dell’esercitazione. Mosca e Minsk hanno optato per un livello di partecipazione volutamente ridotto, così da mantenersi al di sotto delle soglie previste dall’Osce, che impone osservazione internazionale in esercitazioni che coinvolgano oltre i 13mila uomini. Gli obiettivi di questa scelta sono molteplici, e vanno dal limitare la visibilità esterna, al minimizzare i costi e a preservare truppe e materiali indispensabili per il fronte ucraino. La riduzione delle dimensioni non va però letta come abbandono della dottrina o segnale di debolezza assoluta, quanto piuttosto come un adattamento.
“Se le Zapad 2021 erano state incentrate su forze agili e più ‘tecniche’ quello che vediamo oggi è una differenza netta riguardo alle sperimentazioni operate durante la guerra in Ucraina inclusi adattamenti riguardo la deterrenza nucleare”, dice Pili a Formiche.net.
Il report sottolinea anche l’ambiguità nella narrativa dietro all’esercitazione. Zapad 2025 è stata presentata ufficialmente con una narrativa di natura difensiva, incentrata sulla protezione contro presunte minacce esterne. Ma i tipi di manovre portate avanti sono tutt’altro che difensivi: l’esercitazione ha infatti simulato scenari tipici dell’“Initial Period of War”, con attacchi rapidi e in profondità contro centri di comando, basi aeree e snodi logistici nemici, mirati a disorganizzare l’avversario fin dalle prime fasi del conflitto. Fattori che suggeriscono un approccio offensivo.
Ma anche una riflessione sulle lezioni apprese negli scorsi mesi. “A mio avviso la Zapad riflette una fase più diversa della guerra: meno enfasi su grandi manovre convenzionali tipiche del 2022, più focus su capacità ad alto impatto. È quindi più in linea con il secondo periodo della guerra, quando l’obiettivo è massimizzare l’efficacia riducendo i costi e compensando le vulnerabilità emerse”, afferma Minniti. “In breve, Zapad 2025 mostra un avversario limitato ma adattivo: le risposte occidentali, sia della Nato che della Ue devono essere mirate, e finalizzate a sfruttare le vulnerabilità economiche e logistiche russe” per limitare le suddette capacità di adattamento.