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La Cina sulla via del libero mercato. Fine dei sussidi alle auto elettriche

Dopo aver dopato per decenni l’intero comparto dell’automotive, causando quella sovracapacità che ha messo alle corde i costruttori europei, ora il Dragone è pronto ad abbracciare la sana concorrenza. Escludendo dai finanziamenti statali i colossi dei veicoli green. I quali ora dovranno camminare, per forza di cose, con le proprie gambe

La Cina è pronta al colpo di spugna sui sussidi statali ai costruttori di auto elettriche. Qualcosa che suona come surreale, assurdo, visti i fiumi di denaro pubblico che negli ultimi anni hanno inondato le case del Dragone. Soldi che hanno permesso ai gruppi dell’auto, a cominciare da Byd, per almeno un decennio di vendere veicoli a prezzi al di sotto dell’asticella del mercato e quindi fortemente concorrenziali (solo tra il 2016 e il 2020 sarebbero arrivati nelle casse dei costruttori cinesi circa 1,65 miliardi di yuan).

Gli effetti si sono visti dentro e fuori la Cina. Dentro i confini del Dragone, i piccoli costruttori che hanno ricevuto meno sussidi dei fratelli maggiori sono stati letteralmente spazzati via dando vita a una sorta di guerra tra aziende. Fuori, invece, le case europee hanno resistito all’urto della overcapacity (tutto quello che il mercato domestico non assorbiva, andava all’estero), per ora, pur subendo l’avanzata di Byd, con al seguito il gigante delle batterie, sempre cinese, Catl, ambedue prossimi a piantare altre bandierine nel Vecchio continente (le due aziende hanno investito 143 miliardi di dollari in iniziative estere nel settore dei veicoli elettrici e delle batterie tra il 2014 e il 2025).

Certo, la domanda sarebbe anche lecita: anche senza sussidi i costruttori cinesi saranno invincibili per produzione e prezzi come sono stati finora? Il fatto è che la Cina ha inviato un segnale chiaro sulla volontà di interrompere i sussidi per la propria industria dei veicoli elettrici, dopo anni di massiccio sostegno governativo e conseguente sovrapproduzione. Tutto nero su bianco nel piano di quinquennale 2026-2030, appena approvato dal partito e sopra di road map per l’economia che verrà. Pechino ha deciso insomma di escludere i veicoli elettrici dall’elenco delle industrie strategiche che beneficiano di finanziamenti statali. Secondo gli analisti, questa mossa dimostra che Pechino considera il settore maturo e non più bisognoso dello stesso livello di sostegno, lasciando il suo sviluppo alle forze di mercato.

“È un riconoscimento ufficiale che i veicoli elettrici non necessitano più di politiche prioritarie. I sussidi per i veicoli elettrici svaniranno,” ha spiegato Dan Wang, economista presso Eurasia Group. “La Cina domina già nella tecnologia legata ai veicoli elettrici e nelle batterie, quindi non ha senso dare ancora la priorità a questo settore. Non significa che il governo richiederà la riduzione della capacità produttiva, ma sarà il mercato a decidere chi sopravvive”. Potere al libero mercato, insomma.  Il programma nazionale di sussidi ai veicoli elettrici verrà così gradualmente smantellato entro il 2027, anche se alcune associazioni dell’industria automobilistica cinese stanno facendo pressione affinché questo avvenga in modo ancora più posato. Piaccia o no è finita un’era.


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