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La farmaceutica può riscrivere la mappa della competitività europea e italiana. Ecco come

In un contesto di crescente competizione globale, il settore farmaceutico assume un ruolo strategico per la sicurezza economica e sanitaria dei Paesi. Tra Stati Uniti, Cina ed Europa si definiscono nuovi modelli di politica industriale e di regolazione dell’innovazione. Ma come vincere la sfida? Tutti i temi al centro dell’incontro Leader Insights di ieri

Crescente competizione globale, strategie industriali sempre più aggressive e un equilibrio geopolitico in rapido mutamento. Queste le sfide con cui deve misurarsi oggi il settore delle life science, chiamato a coniugare innovazione, sostenibilità e sicurezza economica. In un comparto dove gli investimenti si misurano in anni, i capitali sono a rischio e i ritorni arrivano solo nel lungo periodo, la capacità di programmare, garantire stabilità e restituire certezze diventa un fattore decisivo per garantire la competitività e l’attrattività dell’Italia. “L’importanza del settore farmaceutico in una nazione come l’Italia è fondamentale. È un settore strategico che contribuisce in maniera determinante al Pil della nazione. In questo momento complesso c’è un po’ di fibrillazione per quello che concerne gli aspetti regolatori che vanno inquadrati in maniera multipla”, ha affermato il ministro della Salute Orazio Schillaci nel corso dell’incontro L’industria farmaceutica: il ruolo di Italia ed Europa tra dazi, innovazione e nuove sfide globali, organizzato da BonelliErede come parte del ciclo di incontri Leader Insights.

UNA SFIDA APERTA

Il nostro Paese parte da una posizione di forza. Con un export farmaceutico che ha toccato i 54 miliardi di euro nel 2024, ci confermiamo tra i leader manifatturieri d’Europa. Il ministro ha dunque sottolineato la necessità di guardare come sono affrontati gli aspetti regolatori a livello europeo ma anche in Stati Uniti e Cina. Oggi, infatti, la sfida è aperta. Negli Stati Uniti, la nuova amministrazione spinge sull’autonomia industriale, attirando capitali in nuovi plant produttivi e rilanciando la manifattura ad alto valore aggiunto. E in questa cornice, la Fda ha introdotto una procedura di fast track per i farmaci considerati strategici per l’interesse nazionale – un segnale chiaro di come Washington stia legando l’innovazione biomedica alla sicurezza economica e sanitaria del Paese.

LA STRATEGIA DI PECHINO

Dall’altra parte del mondo, Pechino continua a muoversi con pragmatismo, rafforzando la propria capacità brevettuale e consolidando la filiera tecnologica, anche se fatica ancora a trasformare l’innovazione in prodotti competitivi sui mercati globali. “La Cina – ha spiegato Antonella Levante, senior vice president e general manager Italia e Grecia di Iqvia – è arrivata con grande determinazione. Ha fatto la scelta di guardare al mondo del life science come piattaforma strategica di crescita. Ha lavorato in maniera estensiva e determinata sulla regolamentazione. Ha fatto passi da giganti in termini di flessibilità, trasparenza e semplificazione”, pur sempre – ha rimarcato – “secondo il modello cinese che non è quello occidentale”. In mezzo, restano dunque l’Europa (e l’Italia) chiamate a decidere che direzione prendere, come sostenere la propria autonomia industriale e come affermarsi come hub di innovazione.

UN PAESE CHE INVECCHIA

Le implicazioni sono molteplici. Come sottolineato da Schillaci, nel periodo post-pandemico “siamo tornati ad essere la seconda nazione più longeva al mondo ma dobbiamo convivere con una demografia che cambia e non possiamo accontentarci”; un richiamo, dunque alla necessità di rendere sostenibile il Ssn di fronte alla transizione demografica in atto, anche grazie all’innovazione farmaceutica. “Se oggi l’aspettativa di vita è così cambiata lo dobbiamo anche ai farmaci. Accanto alla ricerca non si può non affiancare l’industria che ha permesso con lo sviluppo e l’innovazione l’allungamento della vita”, ha aggiunto il ministro, che ha colto l’occasione anche per dichiarare di aver “accolto con grande favore la nuova legge che verrà presentata al Senato per aprire un fondo per le Atmp”.

IL VALORE DELL’INNOVAZIONE

“Non possiamo guardare ai farmaci innovativi come un costo”, ha spiegato, “dobbiamo capire che i farmaci vanno valutati per gli esiti clinici che danno. La validità di un farmaco si traduce nel beneficio per chi lo prende e per i risparmi che genera”. A portare il punto di vista dell’industria è intervenuto Giovanni Caforio, presidente del Cda di Novartis. “Stiamo vedendo la possibilità di trattare malattie che anni fa erano intrattabili”, ha affermato, richiamando il desiderio dell’industria di “mantenere una forte presenza in Europa e Italia”, ma sottolineando al contempo la necessità di “accelerare sugli studi clinici e di avere certezza sul valore dell’innovazione”.

DIRITTO ALLA SALUTE

“È un momento nel quale l’industria italiana è apprezzata per produrre medicinali di qualità e prodotti finiti, ma i costi sotto tanti punti di vista sono aumentati e c’è una grande attenzione sui principi attivi. Non dobbiamo dimenticare, come successo durante la pandemia, che rischiamo di essere tutti dipendenti da principi attivi che oggi provengono per l’80% da Cina o India”, ha spiegato il ministro della Salute. È partendo anche da questo presupposto che il mese scorso il governo ha presentato il disegno di legge delega sul testo unico della farmaceutica, nel quale la produzione di principi attivi ed eccipienti rientra infatti all’interno dei criteri direttivi specifici del Ddl.

“Abbiamo voluto fortemente il Testo unico della legislazione farmaceutica che è prioritario per mettere ordine nel campo farmaceutico e non solo, guardando all’innovazione come elemento cardine. I destinatari del Testo unico devono essere i cittadini e i pazienti che possano accedere a cure più innovative”, ha affermato Schillaci. “Un aspetto centrale per il settore – ha spiegato – è il diritto alla salute, come riconosciuto dall’articolo 32 della Costituzione. È un diritto che non può dipendere da dove una persona vive, se al nord o al sud, o quanto guadagna”. A supporto di ciò Pierluigi Petrone, ceo di Petrone Group e presidente di Assoram, ha ribadito il ruolo fondamentale della logistica: “Il nostro settore è forse il meno conosciuto agli occhi dei più, ma rappresenta quell’anello indissolubile senza il quale non sarebbe possibile garantire lo stock ma anche il daily replention dello stock nelle strutture”, citando gli Usa come modello innovativo “che potremmo portare anche qui”, con più di 2mila farmacie specialty.

QUALI PROSPETTIVE

Schillaci ha, poi, invitato a “guardare il più possibile all’Open Innovation, alle Startup innovative e investire in ricerca e nei giovani in un paese ricco di talenti come il nostro”, ma anche “agli hub innovativi in ambito Life science e a tutte le possibili compartecipazioni pubblico-privato che possano rendere l’Italia un punto di riferimento in questo settore”; richiamando anche l’impegno a lavorare sul Biotech act e a seguire lo sviluppo del Pharma package a livello europeo con “attenzione alla proprietà intellettuale”. Infine il ministro ha anche ringraziato il “grande lavoro fatto dalla diplomazia su dazi”, invitando “ad allargare gli orizzonti”, facendo riferimento al piano Mattei come occasione per “diversificare azioni e investimenti”.


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