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Italiani più pessimisti, conti in ordine e nuove monete. Appunti dalla Giornata del risparmio

L’edizione numero 101 del tradizionale appuntamento organizzato e promosso dall’Acri porta in dote una serie di riflessioni valide per gli anni a venire. Le famiglie si sentono un po’ meno sicure rispetto allo scorso anno, ma il governo è stato abile nel tenere le finanze pubbliche in fascia di sicurezza. Il futuro si giocherà sugli investimenti in innovazione. E l’euro digitale è in arrivo

Quando infuria la tempesta e tirano venti di guerra, quello che conta sono le certezze. E per l’Italia, il risparmio è una di queste. Mentre il mondo cerca a fatica nuovi equilibri economici e commerciali, Giancarlo Giorgetti e Fabio Panetta, rispettivamente ministro dell’Economia e governatore di Bankitalia, hanno ricordato ai banchieri, agli economisti, i manager accorsi al Salone delle Fontane dell’Eur per la 101° Giornata del risparmio organizzata e promossa dall’Acri, l’Associazione delle fondazioni bancarie, che senza risparmio non solo non c’è presente, ma nemmeno futuro. Due conflitti alle porte dell’Europa, una costante tensione tra Cina e Stati Uniti, la drammatica crisi sociale e finanziaria della Francia e la minaccia di uno scontro frontale tra Nato e Russia, hanno messo sotto pressione i capitali di famiglie e imprese italiane. E gli effetti si sentono.

ITALIANI UN PO’ PESSIMISTI

La tradizionale indagine Acri-Ipsos che precede come sempre gli interventi dei relatori, inclusi, oltre a Giorgetti e Panetta, il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli e dell’Acri, Giovanni Azzone, parla apertamente di un peggioramento nell’ultimo anno del clima economico in Italia, rispetto al cauto ottimismo che era stato mantenuto anche nel 2024. Ora, il 2025 si caratterizza per un quadro “a due velocità: resta diffuso il pessimismo sull’andamento dell’economia italiana ed europea, ma si attenua il pessimismo rispetto al futuro del proprio territorio. La fiducia dei consumatori si attenua nonostante segnali favorevoli dal mercato del lavoro, in particolare la disoccupazione in calo, tuttavia ma non sufficienti a compensare i timori”, si legge nei documenti di Acri e Ipsos.

Insomma, c’è una spaccatura: quasi 4 italiani su 10 ritengono possibile migliorare la propria situazione nei prossimi anni, laddove gli altri non vedono miglioramenti, quando non temono dei peggioramenti. Ne deriva una maggiore prudenza nella gestione economica, con un rafforzamento del risparmio precauzionale, consumi più selettivi e preferenza per la liquidità. A cascata, aumentano gli insoddisfatti della propria situazione economica, con il 57% delle famiglie che dichiarano un tenore di vita peggiorato o ravvisano delle difficoltà, contro un 43% che ha sperimentato miglioramenti o tranquillità. Per quanto riguarda le aspettative dei prossimi 3 anni, la situazione personale divide gli italiani tra un 38% di ottimisti, un 39% che non vedono cambiamenti, e un 16% di seriamente preoccupati. I pessimisti sull’Italia sono il 53% a fronte di un 19% di ottimisti, mentre riguardo il proprio territorio i pessimisti scendono al 28%, bilanciati da un 26% di ottimisti. E riguardo le attese circa l’economia europea e mondiale, si registra un ulteriore peggioramento rispetto all’anno precedente.

LE CERTEZZE DI UN PAESE

Il governatore di Bankitalia è poi venuto al punto, toccando con mano il polso dell’economia italiana. Partendo però da un presupposto: i conti pubblici italiani sono in perfetto ordine. “Negli anni recenti l’Italia ha mantenuto una gestione prudente delle finanze pubbliche. Con l’esaurirsi delle misure straordinarie (i bonus legati alla pandemia, ndr), l’indebitamento netto si è ridotto drasticamente: si è più che dimezzato lo scorso anno e, secondo le stime del governo, nel 2025 dovrebbe scendere al 3 per cento del Pil. Il saldo primario è tornato positivo e dovrebbe salire allo 0,9 per cento, mentre gli investimenti pubblici restano su livelli elevati in rapporto al prodotto”, ha sottolineato il governatore di Bankitalia. Il quale poi ha dato una sostanziale promozione delle ultime manovre.

“Il Piano strutturale di bilancio a medio termine del 2024, coerente con la nuova governance fiscale europea, mira opportunamente a riportare nei prossimi anni il disavanzo sotto il 3 per cento e a collocare stabilmente il rapporto tra debito e Pil su una traiettoria discendente. La tenuta dell’economia, la credibilità degli obiettivi di finanza pubblica e la prudenza nella gestione dei conti hanno rafforzato la fiducia nelle prospettive del Paese. La domanda estera di titoli pubblici è tornata su livelli elevati e il differenziale di rendimento tra i titoli decennali italiani e tedeschi è diminuito di circa 100 punti base negli ultimi due anni. Anche il giudizio delle principali agenzie di rating è migliorato, nonostante il difficile contesto geopolitico”.

DESTINAZIONE TECNOLOGIA

Va bene, conti in ordine e benevolenza dei mercati. Ma la crescita? Il ministro Giorgetti non ha mai nascosto come la manovra 2026, che cuba circa 18 miliardi è una finanziaria snella, essenziale, orientata al mantenimento della credibilità agli occhi degli investitori. Il numero uno di Via Nazionale ha però allargato lo sguardo, parlando di investimenti necessari al salto di qualità. “L’Italia ha dimostrato di sapere affrontare le difficoltà economiche e di sapersi rinnovare. Dobbiamo valorizzare questa forza, investendo nel capitale umano e tecnologico, sostenendo la produttività e la competitività, rafforzando la fiducia dei cittadini e dei mercati. La solidità del sistema produttivo e la transizione verso un’economia sempre più digitale offrono le basi per farlo. C’è un filo che lega le riflessioni di oggi: l’innovazione. È la chiave per generare prosperità e per avviare un sentiero di crescita più elevata, stabile e inclusiva. Non sorprende che proprio il nesso tra progresso tecnologico e sviluppo economico abbia ispirato l’assegnazione dell’ultimo premio Nobel per l’economia a tre studiosi di questo tema cruciale”. Insomma, “occorre orientare le risorse verso investimenti ad alto contenuto tecnologico. Secondo nostre valutazioni, il moltiplicatore di un aumento permanente degli investimenti è superiore all’unità e può triplicare quando le risorse vengono indirizzate alla ricerca e allo sviluppo”.

TRA VECCHIA E NUOVA MONETA

Quando si parla di tecnologia non è comunque possibile non parlare di stablecoin, le monete digitali ma saldamente ancorate al valore delle valute sovrane. E qui entra in gioco anche l’euro digitale, vero argine a ogni forma di speculazione. “Si moltiplicano a livello internazionale le iniziative per l’emissione di stablecoin, strumenti digitali concepiti per mantenere un valore stabile rispetto a una valuta di riferimento. Questi strumenti possono agevolare i pagamenti, in particolare quelli transfrontalieri verso i paesi in via di sviluppo. Ma in assenza di regole adeguate possono generare rischi elevati per i risparmiatori, per la stabilità finanziaria e per la fiducia nella moneta”, ha spiegato Panetta.

Sottolineando la portata della spinta americana verso le stablecoin. “Negli Stati Uniti, il Genius Act persegue obiettivi analoghi, pur con differenze significative rispetto al quadro europeo. La spinta verso la finanza digitale promossa dall’amministrazione statunitense rende urgente armonizzare il quadro regolamentare a livello internazionale, nonostante le attuali difficoltà di cooperazione. Le regole possono rafforzare la fiducia nel sistema finanziario, ma non crearla”. Per l’Europa, comunque, la carta da giocare è l’euro digitale (giovedì, in occasione del board della Bce in programma a Firenze, potrebbe arrivare il via libera definitivo all’emissione della nuova moneta). “Solo la moneta pubblica, emessa dallo Stato e dalle banche centrali, può generare quella fiducia duratura che assicura il buon funzionamento del sistema dei pagamenti e favorisce la circolazione dei mezzi di pagamento privati. In questa prospettiva si colloca l’impegno dell’Eurosistema per assicurare la presenza della moneta pubblica in un mondo sempre più digitalizzato, in cui i
pagamenti avvengono in misura crescente online”. E comunque, “l’euro digitale è una grande opportunità per la banche a costi relativamente contenuti”.

IL VALORE DEL RISPARMIO

Tornando al punto di partenza, di risparmio hanno parlato anche Giorgetti e il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, quest’ultimo interpellato da Formiche.net al termine dei lavori. “Il risparmio è e rimane l’architrave della nostra economia, il maggior pessimismo non deve preoccupare. Il governo sta prontamente intervenendo con la riforma di parte del Tuf per rilanciare il mercato dei capitali, riattivandolo e aumentando la platea degli investitori”. Quanto a Giorgetti “il risparmio è un elemento imprescindibile per la crescita, ha rappresentato il motore e la ricostruzione del Paese nel dopoguerra e recentemente ha permesso di superare gli shock economici”.


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