Il presidente russo al centro delle valutazioni degli osservatori internazionali e del Wall Street Journal che traccia una analisi obiettiva delle criticità russe. Le osservazioni di Gianfranco D’Anna
Dal vanto per le forze nucleari russe, al test di un nuovo missile, alla visita ad un centro di comando strategico, alle istruzioni per garantire la resa dei soldati di Kyiv, all’accusa all’Ucraina di usare i civili come scudi umani: già da alcuni giorni, e in particolare domenica mattina sulle agenzie si susseguono dichiarazioni su dichiarazioni di Vladimir Putin.
Una frequenza davvero insolita, per un leader taciturno e guardingo, che sta destando l’attenzione dell’intelligence occidentale e degli esperti di strategie politico militari. Quasi che il presidente russo – è una delle principali ipotesi – volesse coprire dialetticamente le difficoltà in cui si sta dibattendo il suo Paese, tanto sul fronte ucraino, quanto in ambito internazionale ed economico per la “rottura” con Trump e la progressiva paralisi delle vitali esportazioni di petrolio determinata dalle ultime sanzioni americane.
Oppure si tratta di un cambio di passo mediatico per bilanciare la quotidiana onnipresenza di Trump sui Tg e le news on line e i social di tutto il mondo. Una saturazione mediatica, quella del tycoon che negli ultimi giorni è stata fortemente critica nei confronti di Putin. In attesa di valutare l’atmosfera che si respira al Cremlino, un’analisi del Wall Street Journal traccia un’analisi obiettiva del particolare momento che sta vivendo la Russia.
Putin è in trincea e il conflitto con l’Ucraina si profila ancora lungo. A gennaio, evidenzia il quotidiano internazionale, la guerra sarà durata più a lungo di quella combattuta dall’Unione Sovietica contro la Germania nazista il che aggiungerà altri risvolti storico psicologici ai crescenti rischi cui va incontro l’armata di Mosca, ora esposta agli attacchi in profondità . “Al tempo degli zar e di Stalin, la grande forza della Russia era la sua grandezza che le consentiva di assorbire gli eserciti invasori. Ma ora che l’Ucraina ha la capacità di penetrare così in profondità e colpire le sue infrastrutture, questa vastità é diventata una vulnerabilità” osserva sul Waal Street Journal Ben Hodges, ex comandante dell’esercito americano in Europa.
La rivoluzione dei droni e la disponibilità di missili occidentali a lunga gittata ha ridefinito tattica e strategia difensiva e offensiva dell’Ucraina. Nelle ultime settimane sono state colpite decine di raffinerie fino a 1300 chilometri all’interno del territorio russo e lontane fabbriche militari. “Complessivamente vi sono circa 25-30 target altamente sensibili e se vengono colpiti la Russia è finita”, ha affermato Tamás Pletser, analista petrolifero e del gas presso l’Erste Group, fra i maggiori fornitori di servizi finanziari nell’Europa centrale.
L’analisi del Wall Street Journal si conclude con una significativa valutazione dell’economista Konstantin Sonin, professore alla Harris School of Public Policy dell’Università di Chicago: “Aspettiamo che si verifichi un collasso politico della Russia, proprio come accadde con la Germania nel 1918, quando perse la guerra nonostante non ci fosse un solo soldato nemico sul suolo tedesco. Questo collasso non sta avvenendo ora. Ma prima o poi queste cose accadono sempre”.
Uno scenario moscovita che si inserisce nel più ampio contesto della guerra contro il petrolio russo scatenata da Trump e dall’isolamento internazionale di Putin, che non parteciperà al vertice dell’Asia-Pacific Economic Cooperation di Gyeongju in Corea del Sud, dove il presidente americano incontrerà Xi Jinping e metterà sul piatto della bilancia di un accordo commerciale complessivo con la Cina la rottura dell’asse fra Pechino e Mosca.
















