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Disinformazione e propaganda sono veleni. Primo passo al Senato contro le interferenze straniere

È passata la risoluzione contro le ingerenze. Un’iniziativa proposta perché sta emergendo sempre più chiaramente la necessità di organizzare una risposta chiara ed efficace a livello europeo alle varie forme di manipolazione e di condizionamento delle istituzioni democratiche e dell’opinione pubblica, che hanno come obiettivo finale quello di destabilizzare o comunque indebolire le democrazie europee. L’intervento di Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente di Commissione permanente delle Politiche dell’Unione europea

Un voto di ampia condivisione – al di là degli schieramenti politici – quello sulla risoluzione dell’affare assegnato sulle ingerenze straniere nei processi democratici degli Stati membri dell’Unione europea e nei Paesi candidati, presentato ieri mattina nelle Commissioni 3a (Affari esteri e difesa) e 4a (Politiche dell’Unione europea) del Senato della Repubblica, con la partecipazione del ministro Affari europei, Tommaso Foti. Un risultato importante, che riconferma la necessità di affermare tempestivamente, nell’ambito parlamentare, misure di prevenzione e di contrasto alle strategie di disinformazione che sempre più si stanno diffondendo e che hanno come unico scopo quello di sovvertire i nostri sistemi democratici. Ciò non riguarda soltanto l’Unione europea naturalmente, ma anche tutti quei Paesi candidati all’adesione all’Unione. Un passaggio fondamentale, perché il processo di allargamento è assolutamente una priorità strategica per tutta l’Ue, Italia compresa.

Il punto di partenza della risoluzione è chiaro: soggetti statali e non statali stranieri, esterni all’Unione europea, sempre più ricorrono alla manipolazione delle informazioni e ad altre tattiche per interferire nei processi degli Stati membri e dei Paesi candidati, col fine di destabilizzarli.

Sono metodi che hanno l’obiettivo di dividere, polarizzare, anche promuovere l’incitamento all’odio, per alterare i nostri sistemi democratici e infondere sfiducia nei loro confronti. È un vero e proprio attacco – sicuramente più silenzioso di bombe e droni – all’Europa e, direi, all’Occidente e i suoi principi di tolleranza, libertà e democrazia.

Di fronte a questo scenario preoccupante, le Commissioni hanno avviato a inizio anno uno specifico approfondimento, di cui la risoluzione rappresenta un primo importante esito.

Sta, infatti, emergendo sempre più chiaramente la necessità di organizzare una risposta chiara ed efficace a livello europeo alle varie forme di manipolazione e di condizionamento delle istituzioni democratiche e dell’opinione pubblica, che hanno come obiettivo finale quello di destabilizzare o comunque indebolire le democrazie europee.

È fondamentale, quindi, che si adottino alcune misure, e sono diversi i punti proposti nella risoluzione di impegno al governo in merito, in linea con le iniziative già adottate dalle istituzioni europee.

Occorrono adeguati strumenti di prevenzione dalle interferenze per le generazioni più giovani, con particolare riferimento all’utilizzo dei social media e agli effetti negativi che le interferenze causano quando ad esempio diffondo fake news nelle piattaforme. Oggi l’educazione al digitale, così come ad un approccio critico alle fonti di informazione – che si ha promuovendo la cultura della verifica dei fatti e delle fonti – sono tasselli fondamentali. L’alfabetizzazione digitale è diventata cruciale: i social media devono divenire strumenti sicuri, per questo si profila nella risoluzione anche la necessità di un meccanismo di identificazione online sulle piattaforme.

Tra gli impegni proposti vi è anche l’adozione di una legge analoga a quella americana “Fara”, per la registrazione degli agenti stranieri, che prevede che chi agisce in nome di governi stranieri per influenzare la politica o per fare lobbying debba farlo in maniera pubblica.

Non solo, vista la complessità delle materie, la risoluzione propone al governo di considerare la creazione di un Consiglio di Sicurezza Nazionale anche in Italia o, almeno, un organismo di coordinamento interistituzionale con specifico mandato operativo.

Del resto, disinformazione e propaganda sono veleni del libero pensare nella nostra società moderna e argomenti ormai all’ordine del giorno nella diplomazia parlamentare.

 

 


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