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Interferenze russe, oggi e domani il disinfo test per Praga

Gli elettori cechi si recano oggi alle urne per una tornata elettorale che intreccia futuro del Paese e nuove tecniche di influenza online del Cremlino. In gioco non c’è solo la sfida tra il premier uscente Petr Fiala e il populista Andrej Babiš, ma anche il posizionamento futuro di Praga dentro l’Unione europea e nel fronte occidentale di sostegno all’Ucraina

Oggi e domani in Repubblica Ceca, gli elettori si recheranno alle urne in un clima segnato da una forte polarizzazione politica e da una massiccia ondata di disinformazione online. In gioco non c’è solo la sfida tra il premier uscente Petr Fiala e il populista Andrej Babiš, ma anche il posizionamento futuro di Praga dentro l’Unione europea e nel fronte occidentale di sostegno all’Ucraina.

La democrazia vota? L’autocrazia interferisce

Secondo un’inchiesta di Voxpot, sedici siti legati a Mosca stanno producendo più contenuti (tra notizie false e teorie complottiste) di tutte le principali testate ceche messe insieme. A ciò si aggiungono circa 300 account TikTok riconducibili a circuiti pro-russi, capaci di raggiungere fino a nove milioni di visualizzazioni a settimana. Un volume che supera la capacità comunicativa dei leader politici tradizionali.

Il contesto politico, ad oggi, vede in testa nei sondaggi l’ex premier Andrej Babiš, leader populista ed euroscettico, che spera di riconquistare la guida del governo dopo la sconfitta del 2021. La sua vittoria, temono gli avversari, potrebbe allineare Praga con altri governi europei più inclini a dialogare con Vladimir Putin.

Mosca non punta necessariamente a favorire un singolo candidato. Come ha spiegato a Politico Ivana Stradner (Foundation for Defense of Democracies), l’obiettivo è più ampio e punta a destabilizzare, polarizzare, rendere fragile la coesione europea.

La tecnologia sta amplificando questo processo. L’intelligenza artificiale accelera la produzione di fake news, deepfake e contenuti virali difficili da distinguere dall’informazione autentica. Lo si è visto di recente in Moldavia, dove gruppi collegati al Cremlino hanno diffuso audio e video manipolati, spacciandoli per dichiarazioni di politici locali.

A differenza di altri cicli elettorali, ma in comune con l’esperienza moldava, la campagna di disinformazione per il voto ceco è partita con largo anticipo, con Microsoft che ha rilevato le prime tracce di attività già cinque mesi prima del voto.

Lo scacchiere politico

Sul piano interno, il presidente Petr Pavel, ex comandante Nato e figura di riferimento per la linea filo-ucraina di Praga, ha invitato – riporta il Financial Times – i cittadini a scegliere “un governo che difenda la nostra sovranità nel consesso delle democrazie, e non ci lasci alla mercé della Russia”.

Babiš, dal canto suo, respinge l’etichetta di filorusso, ma accusa il premier uscente Petr Fiala di usare la guerra come strumento per giustificare ulteriori spese a favore di Kyiv, a scapito dei cittadini cechi.

L’esito delle urne, che difficilmente produrrà una maggioranza autonoma, aprirà scenari complessi di coalizione. Qualunque sarà il risultato politico, la partita in corso va oltre Praga. I dati segnalano un nuovo episodio interferenza informativa che si gioca a livello europeo e che, grazie all’IA, ha appena alzato l’asticella.

Un’ondata digitale senza precedenti

Secondo l’inchiesta del think tank investigativo Voxpot, oltre 5.000 articoli al mese, tra testi tradotti e contenuti originali, vengono spinti da siti cospirazionisti locali per amplificare le narrazioni del Cremlino. A questi si aggiungono circa 300 account TikTok che diffondono video pro-Russia, con un bacino stimato di 5-9 milioni di visualizzazioni settimanali. Bacino di audience ben più ampio di quello dei leader politici tradizionali.

Il meccanismo è quello già sperimentato altrove, come in Moldova, dove Mosca ha diffuso deepfake e audio manipolati per destabilizzare il processo elettorale. Anche a Praga si moltiplicano video artefatti, contenuti manipolati a basso costo e campagne su Telegram e reti automatizzate (come Pravda Network), che penetrano nel dibattito pubblico innescando sospetti e delegittimazioni.

Telegram agents, sabotaggi e spie usa e getta

I rapporti del servizio di intelligence interno Bis sottolineano come Mosca resta la minaccia numero uno. Negli ultimi mesi ha cercato di reclutare “Telegram agents”, cittadini attratti da facili guadagni online e incaricati di piccoli atti di sabotaggio. Nel 2024, un colombiano ha incendiato un autobus a Praga; altri hanno inviato pacchi incendiari. Azioni apparentemente isolate ma tasselli di un mosaico che vuole diffondere paura, frammentare la società, minare la fiducia nelle istituzioni.

Accanto a questo, operazioni di influenza più sofisticate. Dopo lo smantellamento della rete di Voice of Europe, legata all’oligarca filorusso Viktor Medvedchuk, Mosca continua a servirsi di media camuffati, della Chiesa ortodossa russa e perfino di cripto-finanziamenti a giornalisti locali per diffondere messaggi anti-Ue. Sul fronte cyber, gruppi come APT28 (GRU) hanno colpito istituzioni ceche e infrastrutture Nato, tanto da spingere Praga a coordinarsi con Berlino e Bruxelles nell’operazione congiunta Dying Ember.

L’infodemia che lavora sul sospetto

La forza della campagna russa sta nella sua semplicità, che punta a sfruttare crepe preesistenti, sfiducia verso la classe politica, timori economici, stanchezza per la guerra, per poi amplificarle. È un seme che germoglia da solo, se ben piantato. Così la controversa introduzione del voto postale per i cittadini all’estero è stata trasformata in un cavallo di Troia narrativo, con accuse di frodi e complotti che minano la fiducia dei risultati delle urne. La Repubblica Ceca resta dotata di anticorpi robusti. Quali? Schede cartacee e conteggi decentralizzati, una rete di fact-checking attiva (Demagog.cz, Cedmo) e istituzioni come Nukib e Bis, che monitorano e avvertono. Ma, come sottolineano governi, analisti ed esperti, servono coordinamento rapido tra società civile e istituzioni e regole chiare per le piattaforme digitali, altrimenti la disinformazione continuerà ad amplificarsi senza filtri.


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