L’inaugurazione ufficiale del Grand egyptian museum (Gem) a Giza rappresenta un’ulteriore occasione per cementare un rapporto significativo. Giorgia Meloni sarà presente assieme a re, capi di stato e personalità politiche e istituzionali proveniente da tutto il mondo
Il più grande museo al mondo dedicato a una sola civiltà, il Gem, verrà inaugurato sabato prossimo a Giza in pompa magna e in concomitanza con il 103° anniversario della scoperta della Tomba di Tutankamon. Giorgia Meloni sarà presente assieme a re, capi di stato e personalità politiche e istituzionali proveniente da tutto il mondo, tra cui il presidente federale tedesco Frank-Steinmeier ed esperti di fama mondiale come l’egittologo giapponese Sakuji Yoshimura.
Dopo le firme degli accordi su Gaza a Sharm, dunque, ecco che il presidente Abdel-Fattah Al-Sisi mette in agenda un altro momento di ampio respiro, che si intreccia con il ruolo dell’Italia nel panorama internazionale. Il progetto è costato oltre 1 miliardo di dollari ed è stato finanziato tramite risorse egiziane e la cooperazione internazionale, in particolare con la Jica giapponese. Due settimane fa, in occasione degli accordi su Gaza figli del Piano Trump, la presenza di Meloni in Egitto ha ribadito la postura italiana sul Medio Oriente, già “annunciata” nei mesi scorsi con il progetto Food for Gaza e con la nomina dell’attuale rappresentante speciale presso la Fao, Bruno Archi, come inviato speciale per la ricostruzione a Gaza.
Un ulteriore segnale di come l’Italia intende essere protagonista, in questa prima fase sul piano umanitario e, a seguire, nel complesso dossier incentrato sulla ricostruzione. Roma ha inteso procedere su due direttrici di marcia, fatte di “grano e mattoni”. Cento tonnellate di cibo non è stato solo il quantum dell’impegno italiano nella crisi a Gaza, ma anche il modus con cui il governo Meloni si è presentato al tavolo egiziano delle firme di pace. Un impegno che non è limitato al Medio Oriente ma che, geopoliticamente, investe tutta la fascia orizzontale lungo il Mediterraneo che giunge fino al Cairo.
Italia ed Egitto sono infatti legate da tre fattori politici: G7, Piano Mattei, Africa, fatti lievitare dal rapporto personale e crescente tra Meloni e Al Sisi. Il presidente del consiglio ha aperto una nuova stagione di relazioni strategiche con l’Egitto che di fatto fungono da anticamera per un diverso modo di strutturare il partenariato bilaterale, anche alla luce di dossier strategici come l’immigrazione, il Medio Oriente, l’energia. L’ultimo accordo è delle ultime ore: il ministero dell’Ambiente egiziano, attraverso la Fondazione per la Bioenergia per lo Sviluppo Sostenibile, ha firmato un accordo di cooperazione con Eni per la produzione di biogas e sostenere la transizione energetica del Paese verso un’energia pulita. L’iniziativa si sposa con il piano di investimenti regionali di Eni da 24 miliardi di euro in Algeria, Libia ed Egitto nei prossimi quattro anni. L’investimento fa parte del Piano Mattei del governo italiano, che mira a rafforzare la cooperazione economica ed energetica con l’Africa.
La data del disgelo è ottobre 2022 quando, a margine della Cop27 di Sharm El-Sheikh, i due leader decisero di concentrarsi su rinnovati rapporti diplomatici. In questo senso l’avvio della linea marittima merci fra Trieste e il porto egiziano di Damietta è un ulteriore elemento pragmatico che conferma le intenzioni politiche. Di fatto è un’autostrada del mare, a lungo attesa, fra le due sponde del Mediterraneo che porta carichi destinati al Centro e Nord Europa, oltre che all’Italia. Per cui l’inaugurazione Ufficiale del GEM a Giza rappresenta un’ulteriore occasione per cementare un rapporto geopolitico significativo: la presenza del Presidente del Consiglio è centrale in uno scacchiere internazionale che, a quelle latitudini, è pregno di Piano Mattei e fronte sud. Due elementi che hanno un notevole peso specifico se rapportati alla stabilità mediorientale.
















