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Trump reclama poteri speciali per attaccare i Narcos. Cosa sta succedendo

Per la Casa Bianca i narcotrafficanti sono a tutti gli effetti dei nemici degli Stati Uniti, tanto da cambiarne la definizione giuridica. Così facendo, Trump potrebbe alzare l’asticella del confronto con i cartelli della droga, contro cui sta conducendo una crociata personale da diversi mesi. Nel frattempo, al Congresso, c’è chi lo accusa di voler reclamare poteri eccezionali bypassando il controllo parlamentare

Gli Stati Uniti sono in guerra. O, almeno, così vuole Donald Trump. Come riporta l’Associated Press, internamente all’amministrazione americana sta circolando un memo che dichiara gli Usa in uno stato di “conflitto armato non internazionale” con i cartelli dei narcotrafficanti caraibici, ora dichiarati “unlawful combatants”. Secondo i legali della Casa Bianca, questa mossa autorizzerebbe il presidente ad adottare misure straordinarie per portare a un livello superiore le operazioni di contrasto al narcotraffico attualmente in corso nel mar dei Caraibi. Intanto, a Capitol Hill, si prepara una levata di scudi bipartisan contro quello che alcuni definiscono un tentativo di Trump di bypassare il Congresso.

Cosa significa la riclassificazione

Quella di “unlawful combatants” è, per intendersi, la stessa definizione con cui gli Usa designarono le organizzazioni connesse agli attentati dell’11 settembre 2001. Nella dottrina giuridica americana, questa categoria si applica a soggetti che partecipano a un conflitto armato senza i diritti e le tutele dei prigionieri di guerra previsti dalle convenzioni internazionali. In pratica, significa trattarli al pari di forze militari avversarie e non come criminali da perseguire con i mezzi previsti dal codice penale. Da qui la possibilità, rivendicata da Trump, di adottare regole d’ingaggio simili a quelle di un teatro bellico. 

Lo scontro al Congresso

La dichiarazione dello stato di guerra, sia essa contro un altro Stato o nei confronti di un attore non statale, non spetta alla Casa Bianca e può essere approvata solo dal Congresso. Secondo quanto ricostruito da AP, il Pentagono avrebbe notificato la riclassificazione al Congresso solo nella giornata di ieri, peraltro senza fornire una lista delle organizzazioni interessate. Questa mancanza di trasparenza ha alimentato frustrazione tra rappresentanti e senatori, molti dei quali – soprattutto tra i democratici, ma non solo – chiedono che Trump si rivolga al Congresso per ottenere una specifica autorizzazione ai sensi del War Powers Act. 

Le due campane

L’argomentazione della Casa Bianca è che solo una decisa azione militare può arginare il flusso di droga verso gli Stati Uniti. Tuttavia, diversi giuristi e associazioni per i diritti umani contestano la legittimità di tali operazioni, che a loro avviso configurerebbero un abuso di potere da parte dell’esecutivo. L’uso delle Forze armate per compiti tipicamente di competenza delle forze dell’ordine, sostengono, rischia di indebolire le tutele legali e di confondere la linea di demarcazione tra ordine interno e conflitto armato. A Capitol Hill, invece, l’accusa nei confronti del presidente è quella di voler bypassare il Congresso per intestarsi poteri eccezionali. Infatti, a seguito di un briefing riservato tenutosi al Congresso, diversi senatori hanno definito la mossa come un tentativo dell’amministrazione di ridefinire le basi giuridiche della lotta al narcotraffico, rivendicando i poteri tipici di una condizione di guerra.

Come si è arrivati a questo punto

La mossa arriva a seguito di settimane di tensioni nelle acque del mar dei Caraibi, che hanno visto le Forze armate americane colpire tre presunte imbarcazioni legate al narcotraffico, due delle quali partite dal Venezuela. L’operazione più eclatante risale al 2 settembre, quando un raid su una lancia veloce ha causato la morte di undici persone. Secondo Trump, il mezzo era operato dal gruppo criminale venezuelano Tren de Aragua, già inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche internazionali.

Nel frattempo, quello a Washington non è l’unico fronte aperto. La crociata di Trump contro i narcotrafficanti coinvolge direttamente il Venezuela e il suo presidente, Nicolás Maduro, accusato dal presidente Usa di essere a capo di un network internazionale di narcotrafficanti. Nelle ultime settimane, la tensione è continuata a salire, tanto da portare il governo di Caracas a mobilitare le Forze armate e i riservisti della Milizia in risposta alle voci che vorrebbero gli Usa pronti a condurre attacchi aerei sul Paese per colpire le infrastrutture dei narcotrafficanti. “Se avveleni i nostri cittadini, ti spazzeremo via”, ha affermato lo stesso Trump durante la riunione di Quantico di questa settimana con i vertici delle Forze armate Usa al completo. 


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