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L’Italia accende i reattori. Il nucleare all’esame Parlamento

Il Consiglio dei ministri sta per approvare l’ultima bozza del disegno di legge delega che aprirà la strada verso il ritorno all’atomo. Un passo decisivo per riassaporare una certa autonomia energetica. Investimenti per 60 milioni in tre anni e nuova vigilanza

Il reattore non è ancora acceso, di strada ce ne è ancora tanta da fare. Ma il governo è pronto a compiere un altro passo verso il ritorno all’atomo e dunque verso quella autonomia energetica senza la quale le bollette continueranno a rimanere ancora troppo salate. Manca solo l’ultimo passaggio in Consiglio dei ministri, previsto in queste ore, poi la legge delega sul nucleare andrà in Parlamento.

E stando alla bozza del disegno di legge, lo stanziamento complessivo per gli investimenti previsti ammonta a 60 milioni di euro in tre anni, mentre è al vaglio l’istituzione di una nuova Authority per la sicurezza nucleare. La materia, però, è più ampia e gli ambiti da disciplinare sono plurimi: produzione di idrogeno, disattivazione e smantellamento degli impianti esistenti, gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito, ricerca, sviluppo e utilizzo dell’energia da fusione, nonché la riorganizzazione delle competenze e delle funzioni in materia, anche mediante riordino e modificazioni della normativa vigente.

Insomma, nei prossimi dodici mesi si dovrebbe decidere del futuro nucleare del Paese. Il punto di caduta è un primo investimento da 20 milioni per ciascuna delle annualità, 2027, 2028, 2029 “per l’attuazione degli investimenti previsti dalla presente delega a valere sulle risorse assegnate al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica”, ai sensi della legge di Bilancio 2025, si legge nella bozza circolata. Il ddl prevede inoltre “in previsione di una opportuna campagna di informazione ai cittadini sull’energia nucleare, con particolare riferimento alla relativa sicurezza e sostenibilità e “in previsione di opportune forme di informazione capillare per le popolazioni direttamente interessate, nonché di consultazione delle medesime”, una spesa autorizzata di 1,5 milioni di euro per l’anno 2025 e di 6 milioni di euro per l’anno 2026.

Non è finita. “Alla relativa copertura si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2025-2027, nell’ambito del programma Fondi di riserva e speciali della missione Fondi da ripartir» dello stato di previsione del ministero dell’Economia per l’anno 2025 allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica”. La tempistica sarà comunque decisiva. Non a caso, rispetto alla versione precedente del provvedimento, è stata semplificata la procedura parlamentare, riducendo i margini di stallo. È stato chiarito che il Programma nazionale fungerà da cornice non vincolante, pensata per orientare le proposte dei privati, che avranno così certezza di regole e percorsi autorizzativi più rapidi.


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