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Pazza voglia di chip. Cosa significa il mega accordo OpenAI-AMD

La startup californiana e l’azienda americana produttrice di semiconduttori annunciano una partnership storica, in cui la società di Sam Altman potrebbe diventare azionista tramite una originale formula finanziaria. Ma il punto è un altro. Se si vuole proseguire con lo sviluppo dell’AI, queste collaborazioni saranno sempre più frequenti

Un accordo storico. Quale quello che hanno finalizzato OpenAI e Advanced Micro Devices (AMD), rendendo di fatto la startup californiana nuova azionista del gruppo americano di semiconduttori. La possibilità, scrive Axios, è che acquisti fino al 10% delle azioni tramite l’emissione di 160 milioni di warrant – prodotto finanziario convertibile – da parte di AMD. Non è usuale, tant’è che la ceo Lisa Su l’ha definita una soluzione “piuttosto innovativa” ma fatto “non alla leggera”. Il motivo è semplice: non parliamo di un semplice accordo tra acquirente e venditore, ma di uno in cui OpenAI potrà influenzare la politica aziendale diventando comproprietario.

Il patto è strategico. AMD intascherà decine di miliardi di dollari (le azioni sono schizzate del 34% dopo l’annuncio, aumentando la sua valutazione di 80 miliardi di dollari), lanciando un segnale a una concorrenza sempre più massiccia in cui bisogna inserire, oltre Nvidia, anche Huawei, Amazon e Google. Mentre la società senza scopo di lucro di Sam Altman riceverà una quantità piuttosto considerevole di unità di elaborazione grafica (GPU, o graphics processing unit), un elemento fondamentale per alimentare il progresso dell’intelligenza artificiale. Serviranno per far funzionare altri data center oltre a quelli già previsti in Ohio, New Mexico e Texas

In questo modo, OpenAI cerca di assicurarsi il proprio futuro. Già ad agosto aveva chiuso un altro mega-accordo da 100 miliardi di dollari con un altro produttore di chip, Nvidia. E ne ha chiuso un altro da 10 miliardi con Broadcom per svilupparne uno proprio, senza contare i 300 miliardi di dollari investiti per acquistare  4,5 gigawatt di potenza di cloud computing in 5 anni

Adesso bussa alla porta di una loro rivale. Dalla seconda metà del prossimo anno, la startup con più valore al mondo intende utilizzare il primo gigawatt di processori Instinct di AMD (MI450). In totale, i gigawatt saranno 6. “È una vittoria per entrambe le nostre aziende e sono lieta che gli incentivi di OpenAI siano legati al successo di AMD e viceversa”, ha affermato Lisa Su.

Non tutti potrebbero vederla in questo modo. Come fa riflettere il Wall Street Journal, gli investimenti delle aziende tecnologiche fanno impallidire tutti quelli effettuati finora. Il giornale finanziario fa l’esempio del boom ferroviario sviluppatosi nel XIX secolo e la realizzazione delle moderne reti elettriche e in fibra ottica. Rivoluzioni che hanno cambiato la storia, così come l’IA. Per alcuni, tipo Jeff Bezos, stiamo vivendo in “una bolla”. Per Reuters, non è ben chiaro come OpenAI finanzierà il piano con AMD, visto che la startup ha già annunciato enormi spese all’orizzonte.

A rispondergli indirettamente è proprio Altman. “La cosa a cui dobbiamo credere, se siamo noi o l’intero settore – afferma – è che, dato tutto ciò che vediamo nelle nostre ricerche e nelle metriche dei nostri prodotti, la domanda di intelligenza artificiale a un tasso di fatturato ragionevole continuerà ad aumentare vertiginosamente”. Per cui occorre prepararsi. “Siamo in una fase di sviluppo in cui l’intero settore deve collaborare e tutti otterranno ottimi risultati. Lo vedrete sui chip. Lo vedrete nei data center. Lo vedrete più in basso nella supply chain”.


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