Mosca ormai lavora di accetta per far quadrare i conti. Ma potrebbe non bastare perché le entrate da petrolio e gas sono sempre meno. E Trump aumenta la pressione sul Cremlino
Donald Trump non ne vuole sapere di fornire all’Ucraina i missili Tomahawk. Ma la Russia ha un problema decisamente grosso: i soldi. A Mosca, e non è certo una novità, da tempo è di moda il pallottoliere, per capire quanta cassa è rimasta. E la cassa, pare, langue. Molti dei Paesi amici hanno smesso di comprare petrolio dall’ex Urss e se lo fanno, lo fanno a prezzo scontato. Sempre più economisti sono convinti che il Paese, che conta ormai 143 milioni di persone, dipenda ormai quasi interamente dai proventi delle esportazioni di petrolio e gas. Ma se gli idrocarburi la Russia ne vende sempre meno, allora c’è un problema.
In queste ore il ministero delle Finanze russo ha ammesso, quasi candidamente, di aver registrato un deficit di bilancio di 51 miliardi di dollari nei primi otto mesi dell’anno, superando un accantonamento di 47 miliardi di dollari per l’intero anno. E i documenti dello stesso dicastero, visionati dall’agenzia di stampa Reuters, suggeriscono che il governo intende tagliare il bilancio della difesa per il 2026 di 11 miliardi di dollari, portandoli a 154 miliardi di dollari, con un calo del 7%. Secondo Craig Kennedy, esperto di energia ed economia russa presso il Davis Center for Russian and Eurasian Studies dell’Università di Harvard, l’effettivo calo della spesa per la difesa sarà più vicino al 15% rispetto al 2024, perché i prestiti bancari all’industria della difesa sono diminuiti di oltre la metà quest’anno.
Insomma, si taglia con l’accetta, a destra e sinistra. Ma se da una parte si va a risparmio, dall’altra servono soldi. Dove prenderli? Semplice, tassando. Il governo ha infatti in programma di aumentare l’Iva, un’imposta sui consumi, dal 20 al 22% e di applicarla a una gamma più ampia di aziende, generando 14,7 miliardi di dollari in più l’anno prossimo. Tutto questo mentre gli Stati Uniti continuano a lavorare i fianchi del Cremlino. Con l’obiettivo, dichiarato, di far tremare la terra sotto i piedi di Vladimir Putin.
Washington, per esempio, desidera che il Giappone cessi le importazioni di prodotti energetici russi. Lo ha dichiarato il segretario al Tesoro americano Scott Bessent, poco dopo l’annuncio dello stesso Trump secondo cui l’India avrebbe interrotto gli acquisti di petrolio da Mosca. “Non ero contento che l’India acquistasse petrolio, ma Modi mi ha assicurato che non acquisteranno petrolio dalla Russia. È un grande passo avanti. Ora faremo in modo che anche la Cina faccia lo stesso”. Sarà difficile che il Dragone dia retta però agli Usa e scarichi Mosca.