Tre anni di shock globali hanno insegnato che l’economia è molto più resiliente di quanto si creda. E alla fine, certi equilibri sono stati semplicemente plasmati ma non stravolti. Il futuro sarà nelle mani di Stati Uniti e Cina
La chiamano la nuova normalità. Una situazione di tensione permanente tra Cina e Stati Uniti, dove la guerra commerciale in atto tra le due potenze è lo status quo. I mercati pare proprio che si stiano adeguando a quello che pare a tutti gli effetti come un nuovo equilibrio. Secondo Reuters, infatti, i grandi finanzieri mondiali stanno piano piano capendo come l’economia mondiale non si sia nei fatti indebolita dopo i grandi shock mondiali di questi anni, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, fino al conflitto in Medio Oriente.
La prova è negli umori dell’ultimo G20 delle finanze, a Washington, i quali hanno certificato come dazi, scontro sulle terre rare, manifattura cinese a basso costo, saranno fondamentalmente i pilastri dell’economia del futuro. In sostanza, i grandi shock hanno semplicemente plasmato l’economia e le sue leggi. “L’economia globale sembra essere più resiliente di quanto pensassimo diversi mesi fa” ha, per esempio, affermato un funzionario della delegazione giapponese che ha partecipato ai colloqui a Washington. Questa nuova normalità, ha scritto ancora Reuters, è riconducibile proprio agli Stati Uniti. A ben vedere, gli Usa, hanno trasformato una politica aggressiva in una nuova forma di imposizione fiscale, che grava sul consumo estero e protegge la produzione interna.
Anche il rapporto, come detto, tra Stati Uniti e Cina, sarà il nuovo baricentro mondiale. E con tutte le tensioni del caso. Un altro esempio? Washington e Pechino hanno concordato di riprendere i negoziati commerciali entro la prossima settimana, nel tentativo di evitare una nuova escalation di dazi. La decisione arriva dopo le recenti tensioni legate alle restrizioni cinesi sulle terre rare, risorse fondamentali per l’elettronica e la difesa, che hanno spinto il presidente americano Trump a minacciare dazi del 100% sulle importazioni cinesi.
È una mossa che vale più di qualsiasi minaccia a parole, perché la Cina produce oltre il novanta per cento delle terre rare lavorate al mondo e controlla circa il 70% per cento delle attività minerarie globali. In pratica, una mossa che avrebbe potuto far saltare le catene di approvvigionamento globali. Ma che ora potrebbe essere scongiurata. La nuova normalità avanza.