Skip to main content

Trump si muove tra l’illusione della pace e la paura russa. L’analisi di D’Anna

Segnali di svolta o consueto fumo negli occhi? A Mosca il presidente Vladimir Putin ha riunito il Consiglio di Sicurezza nazionale per informarlo in dettaglio sui contenuti sull’ultimo scambio di vedute con la controparte americana. Ma la situazione non lascia prevedere sviluppi concreti. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Trump c’è ricascato, o Putin ha paura dei Tomahawk e cerca un compromesso? Interrogativi che probabilmente hanno la stessa risposta: il Cremlino ha abbagliato la Casa Bianca col miraggio di un nuovo clamoroso successo dopo Gaza, per scongiurare che si impegnasse a fornire i missili a lunga gittata all’Ucraina. Missili che farebbero crollare lo spasmodico sforzo militare russo, trasformandolo in un disastro fatale per Putin.

Sostanzialmente, il solo fatto di discutere dei missili Tomahawk ha costretto il Cremlino a riprendere il dialogo con gli Stati Uniti, è l’analisi ampiamente condivisa dalle intelligence occidentali e dagli esperti di strategie militari. L’entrata a gamba tesa del presidente russo, a poche dall’arrivo a Washington di Zelensky, per il decisivo vertice con Trump sulle modalità di fornitura dei Tomahawk a Kyiv, rappresenta un palese tentativo di disinnescare sul nascere una tale eventualità, che creerebbe lo scompiglio nella già farraginosa catena di rifornimenti di Mosca per le truppe d’invasione e arrecare considerevoli danni all’industria bellica di Mosca.

Oltre a offrire non si capisce ancora bene quali nuove chance per avviare negoziati, Putin nelle due ore di colloquio telefonico con Trump ha insistito sul fatto che la consegna dei Tomahawk creerebbe tutta una serie di nuovi rischi e ostacoli insormontabili alla ripresa delle relazioni tra le due superpotenze. Dall’esito dell’incontro fra il presidente americano e Zelensky si comprenderà quali effetti hanno prodotto le parole del leader del Cremlino sul tycoon e su quali basi concrete, rispetto alla messinscena di Anchorage, dovrebbe svolgersi a Budapest il nuovo incontro fra Trump e Putin.

A far già dubitare delle intenzioni di Mosca sono gli imperterriti bombardamenti notturni russi, concentratisi in particolare sulla città di Kryvyi Rih, nell’oblast di Dnipropetrovs’k, sottoposta a un massiccio attacco da parte dei droni Shahed. Prova evidente che come al solito, quando si tratta dell’Ucraina, Putin fa l’esattamente l’opposto di quello che promette. Nonostante il miracolo di aver “convinto” Benjamin Netanyahu ad interrompere l’offensiva a Gaza, e i terroristi di Hamas a liberare gli ostaggi israeliani, Trump si trova con Putin davanti ad una situazione estremamente più complessa, critica e pericolosa. Rispetto al “terribile” Netanyahu e ai macellai di Hamas, il Presidente russo è a dir poco diabolico.

Per lo specialista in relazioni internazionali Nicolas Tenzer, docente a Sciences Po a Parigi, non bisogna farsi illusioni: il capo del Cremlino non cerca la pace, ma solo di guadagnare tempo. In una recente intervista Tenzer ha sottolineato come la guerra non sia solo una strategia, ma una componente dell’ideologia del Cremlino. “Per Vladimir Putin fare la pace – ha spiegato Tenzer – significherebbe rinunciare ai suoi obiettivi di potere, ai suoi obiettivi di schiacciamento, a ciò che in un certo senso lo tiene in vita, cioè una politica di annientamento dei paesi vicini”.

Diagnosi anticipata dal Washington Post che in un dettagliato reportage da Mosca, subito dopo il secondo insediamento di Trump alla Casa Bianca, rivelò che Putin non sopravviverebbe alla pace con l’Ucraina. I falchi russi non lo accetterebbero e lo riterrebbero responsabile di quella che verrebbe considerata una sconfitta.

Situazione diametralmente opposta per Donald Trump: a costo di subire una nuova presa in giro, “andare a vedere le carte” dell’interlocutore russo gli consentirà di smascherarne il bluff e di poter dire al cospetto del mondo di aver fatto di tutto per  avviare trattative di pace con un Putin che vuole invece esclusivamente la guerra. Una guerra che non a caso Trump ha definito ingloriosa. Cioè già persa per Mosca.


×

Iscriviti alla newsletter