L’azienda vicentina leader nella progettazione e realizzazione di trasformatori è pronta ad avviare il suo nuovo sito produttivo, a Trontwood, nell’Ohio. Un investimento che sa di internazionalizzazione e lungimiranza. Il ceo Alberto Cracco racconta a Formiche.net genesi e filosofia dello sbarco in terra americana
Westrafo, azienda attiva nella progettazione e realizzazione di trasformatori e di soluzioni integrate per il mondo energetico, in particolare in settori con ottime prospettive di crescita e solidi fondamentali come energie rinnovabili, sistemi di accumulo energetico e datacenter, tra poche ore aprirà i battenti del suo primo sito di produzione americano.
E così, dal quartier generale di Montebello vicentino a Trotwood, cittadina nella contea di Montgomery e dal nome che si rifà a un personaggio creato da Charles Dickens per il suo romanzo David Copperfield, è stato un attimo. O quasi. Dalla fondazione nel 2014, Westrafo ha realizzato un significativo percorso di crescita organica e una progressiva espansione a livello internazionale con oltre 20 Paesi serviti, attraverso cinque stabilimenti produttivi (tre in Italia, uno in Ghana e, adesso, un nuovo stabilimento negli Usa).
I numeri raccontano come negli ultimi cinque anni Westrafo è cresciuta di oltre il 40% all’anno, raggiungendo ad oggi un fatturato di 100 milioni di euro con una marginalità superiore al 20% e un organico di circa 200 persone a livello mondiale. Pochi mesi fa, poi, Nextalia sgr, per conto del fondo Nextalia Private Equity, ha rilevato la maggioranza di Westrafo dalla famiglia Cracco (la quale ha mantenuto una partecipazione di minoranza significativa) che ha guidato con successo e dedizione lo sviluppo del gruppo sin dalla fondazione nel 2014. Alberto Cracco è rimasto ben saldo alla guida dell’azienda, dando corpo e forma a quel processo di internazionalizzazione che affonda le radici ben prima del riassetto azionario e del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
“L’investimento a Trotwood nasce prima della seconda era Trump, quando c’era Joe Biden alla presidenza e per questo non è legato in alcun modo all’ingresso dei nuovi soci”, chiarisce subito Cracco a Formiche.net, raggiunto proprio a Trotwood, dove il prossimo 9 ottobre verrà inaugurato il nuovo sito produttivo. “Già nel 2019 pensavamo che il mercato americano offrisse grandi possibilità per i trasformatori, tanto che nel 2023 gli Stati Uniti sono diventati il nostro primo sbocco commerciale. Investire nel mercato americano, quindi, ci è sembrato da subito la scelta migliore, quasi fisiologico, anche per una serie di ragioni. Tanto per cominciare abbiamo voluto crescere in termini di business, andando a presidiare uno scacchiere strategico per definizione. E poi abbiamo sentito la necessità di diversificare i rischi, perché rimanere troppo legati a un singolo contesto, come l’Italia, ci esponeva all’andamento del mercato tricolore e ai possibili mutamenti delle sue catene di approvvigionamento”.
Di qui la scelta di frazionare ulteriormente la produzione e sbarcare in terra americana. “Alla fine di tutti questi ragionamenti, a marzo del 2024 abbiamo scelto l’Ohio. Westrafo è made in Italy come azienda, certo, anche se il prodotto che realizziamo, a cominciare dai trasformatori, non è suscettibile di differenziazioni. Voglio dire, il nostro made in Italy sta nell’innovare e del fornire soluzioni economicamente più vantaggiose e dalla grande affidabilità, ma il fatto che il prodotto venga fatto in Italia non è di per sé una discriminante. Al cliente interessa il rapporto qualità/prezzo e la resa di un prodotto”, racconta l’imprenditore e manager.
“La filosofia che ha accompagnato il nostro investimento è semplicemente quella di crescere: spalle larghe, competere con operatori anche più grandi di noi e questo anche grazie a due sedi produttive, una italiana e l’altra americana. Guardando all’investimento, che per noi è importante, dell’ordine di oltre 45 milioni di dollari, di cui una buona parte legata proprio al sito produttivo mentre il restante 35% è connesso agli asset, esso comporterà l’assunzione di 230 persone nei primi due anni e mezzo. Ora, dobbiamo partire da un presupposto: negli Usa faremo un prodotto europeo e questo vuol dire che, almeno per un primo periodo, non potremo contare su fornitori americani, bensì europei”.
Significa che “useremo componentistica europea mentre ci attrezziamo qui in Ohio per produrre i medesimi componenti. Tutto questo allungherà un pochino i tempi per il decollo dell’attività produttiva. Tuttavia noi prevediamo di raggiungere, negli Stati Uniti, il pareggio nel 2026 e il ritorno dell’investimento entro cinque anni al massimo. Anche perché siamo già in manovra: il nuovo stabilimento diverrà operativo proprio in questi giorni, l’inaugurazione è prevista per il 9 ottobre e dunque cominceremo a fatturare fin da subito”. Ma possibile che i dazi e le pulsioni protezioniste americane non abbiano anche per un solo istante impattato emotivamente sulle decisioni dell’azienda? No, Westrafo ha sempre avuto ben chiaro e visibile il bersaglio. Ma qualcuno si è spaventato, questo sì.
“Certamente i dazi e la guerra commerciale vista in questi mesi hanno intimorito un po’ le imprese, creato del panico soprattutto tra quelle aziende che volevano investire all’estero. D’altra parte, guardando al nostro caso, ci ha rafforzato, i clienti americani sanno da oggi che potranno gestire le loro commesse direttamente dagli Usa, mentre quelli europei potranno a loro volta gestirle dall’Italia. D’altronde, con questi dazi e questo politica commerciale o produci negli Stati Uniti o sei tagliato fuori. Faccio un esempio. Prima di Trump avevamo un netto vantaggio producendo in Italia e vendendo in America. Ora che questo vantaggio è venuto meno proprio in virtù dei dazi, il nostro investimento rappresenta la risposta migliore”.