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Quale sarà la nuova Siria di Al Sharaa. L’analisi di Cristiano

Il jihadista divenuto uomo di Stato lunedi sarà alla Casa Bianca, invitato da Donald Trump. Un fatto epocale per la Siria, ma anche per la Casa Bianca, che accoglie un ex seguace di bin Laden, come è noto. Ma da ieri, Ahmad Al Sharaa, con 14 voti a favore e l’astensione cinese, non è più nella lista dei terroristi stilata dall’Onu. Riccardo Cristiano riflette sul nuovo corso ancora da scrivere della Siria

Ahmad Al Sharaa, il presidente ad interim della nuova Siria, e il suo vice Anas Khattab non sono piú nella lista dei terroristi stilata dall’Onu. La risoluzione che lo ha reso possibile è stata presentata dagli Stati Uniti ed ha ottenuto 14 voti a favore e l’astensione cinese. Per evitare che Pechino esercitasse il potere di veto, gli Stati Uniti hanno rinunciato all’idea di depennare anche il movimento di al Sharaa e Khattab, Hayat Tahrir al Sham, che dunque rimane nell’elenco dei gruppi terroristi. Pechino sa che tra i jihadisti stranieri che seguono al Sharaa ve ne sono anche alcuni che vengono dai suoi territori, gli uiguri, che Pechino combatte da anni. Il nodo è conosciuto ma l’auspicio americano è che si sia innescato un processo che porterà al Sharaa a separarsi da diversi gruppi che oggi lo seguono.

Cosí il jihadista divenuto uomo di Stato lunedi sarà alla Casa Bianca, invitato da Donald Trump. Un fatto epocale per la Siria, ma anche per la Casa Bianca, che accoglie un ex seguace di bin Laden, come è noto.

Moltissimi i temi che quel giorno saranno sul tavolo. Al Sharaa attende la completa rimozione delle sanzioni economiche contro la Siria che Trump ha promesso e che ora devono trovare l’ultimo “sí” dal Congresso.

Trump invece dovrebbe ottenere una base aerea americana vicino a Damasco per vigilare sulla stabilizzazione siriana, un asset di peso regionale rilevantissimo, ma  soprattutto confida di annunciare l’adesione di Damasco alla coalizione internazionale contro l’Isis. Il quel momento il processo di trasformazione di al Sharaa raggiungerà il suo spice. La cooperazione tra Siria e coalizione è già in atto, ha operato arresti importanti, ma per capire quanto sia delicato questo rapporto va detto che non passa dal ministero della Difesa, quello competente, ma dal ministero dell’Interno dove comanda il fidatissimo Khattab. Questo  spiegherebbe perché l’ingresso di Damasco nella coalizione andrà gestito nel tempo e con molta attenzione. Al Sharaa e Khattab, sostengono fonti siriane, dovranno “pulire” il loro esercito da sacche jihadiste note non solo a Pechino, ma soprattutto dovranno trovare un accordo con i curdi che guidano da anni le operazioni contro l’Isis insieme agli americani, hanno una forte autonomia nella Siria del nord-est e non trovano l’intesa operativa con Damasco su come unire eserciti e territori. Se ne parla da marzo, ma l’intesa di massima non si traduce in termini operativi.

I curdi rifiutano di entrare alla spicciolata nell’esercito siriano, vogliono farlo in battaglioni con alti gradi locali e centrali e in piú chiedono un’autonomia linguistica e amministrativa nei territori che abitano. È il tipo di Stato che si immagina a dividerli: ipercentralista quello di al Sharaa, federale quello a cui pensano i curdi.

La distanza è stata sottolineata da fonti curde anche nelle ore appena trascorse: sia al Sharaa che i curdi fanno però affidamento su Washington. È probabile dunque che lunedí alla Casa Bianca si parlerá soprattutto di questo. E al Sharaa sa che se vi arriverà alla Casa Bianca senza autorizzazioni straordinarie in deroga alle leggi internazionali è grazie all’America, a Trump.

Alla Casa Bianca saranno convinti che, se anche le sanzioni saranno del tutto rimosse, al Sharaa non potrà che procedere sulla via dell’integrazione e nella prospettiva dell’adesione agli accordi di Abramo. Ma il punto che deciderà del futuro è l’idea di Stato che al Sharaa perseguirà: The Syrian Observer, pubblicazione on line di orientamento critico verso l’attuale regime, racconta proprio in queste ore della rimozione di tanti giudici siriani non graditi al regime e così indica il tema di fondo del contrasto con i curdi: che tipo di Stato si ha in mente?

Forse al Sharaa, ora che grazie a lui la Siria potrebbe davvero ripartire, cambierà anche su questo. Un risvolto poco indagato ma molto importante per i siriani, perché il nuovo al Sharaa oltre che dal nuovo corso in termini di visione internazionale è atteso da loro anche alla prova di un nuovo corso in termini di visione interna. Di centralismo esasperato ne hanno conosciuto un altro, e per molti di loro può bastare.


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