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Sulle terre rare anche l’Europa ci guadagna dall’effetto Trump

La tregua sottoscritta pochi giorni fa, che ha ripristinato le esportazioni di minerali critici, ha avuto un effetto tellurico anche sul Vecchio continente. Il quale ha strappato un allentamento delle restrizioni sulle materie strategiche, senza il quale sarebbero stati dolori

Funziona. Non era scontato che Donald Trump riuscisse a portare a casa un risultato che ha del politico e dello strategico al tempo stesso. La Cina allenta la morsa sulle terre rare, all’indomani della tregua siglata con gli Stati Uniti, in occasione dell’incontro tra Trump e Xi Jinping, a margine del Forum Apec in Corea del Sud. Washington, benché impegnata da tempo nel progressivo sganciamento dalle forniture di minerali critici del Dragone, padrone del grosso delle miniere sparse per il globo, non avrebbe ancora potuto permettersi nuovi colli di bottiglia nelle esportazioni di terre rare. La diplomazia, però, ha fatto il suo lavoro. E anche l’Europa ci ha guadagnato qualcosa.

In queste ore la Casa Bianca ha annunciato la sospensione da parte della Cina di ulteriori controlli sulle esportazioni di metalli delle terre rare, con annesso stop alle indagini, sempre da parte cinese, sulle aziende statunitensi nella catena di fornitura dei semiconduttori. Si tratta del primo vero frutto colto da Washington, che ora potrà veder ripristinati i flussi di minerali strategici, nell’attesa di toccare con mano l’agognata autonomia. Ora, in base all’accordo appena sottoscritto, Pechino rilascerà licenze generali valide per le esportazioni di terre rare. In particolate gallio, germanio, antimonio e grafite. Tutto “a beneficio degli utenti finali statunitensi e dei loro fornitori in tutto il mondo”, ha rivendicato la Casa Bianca.

Il nuovo quadro stabilisce inoltre che la Cina interromperà le indagini antitrust, antimonopolio e antidumping sulle aziende statunitensi produttrici di chip, comprese quelle su Nvidia e Qualcomm, secondo un funzionario statunitense che ha parlato a condizione di anonimato. Da parte sua Washington sospenderà per un altro anno alcuni dei cosiddetti dazi reciproci imposti da Trump sulla Cina e congelerà i piani per l’introduzione di un dazio del 100% sulle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti. Di più. Gli Stati Uniti prorogheranno ulteriormente la scadenza di alcune esclusioni tariffarie della Sezione 301 (del Trade Act del 1974 e che autorizza il presidente ad adottare tutte le misure ritenute opportune, tariffarie e non, per affrontare ogni tipo di azione, di politica o di pratica sleale di un governo straniero che danneggi il commercio degli Stati Uniti, ndr).

Attenzione, anche l’Europa sfrutterà l’effetto Trump. Come? Strappando alla Cina una sospensione alle restrizioni sull’esportazione di terre rare analoga a quella accordata agli Usa. La tregua è vista dalla stessa Commissione europea, viene vista come “un passo responsabile e appropriato nel contesto della garanzia di flussi commerciali globali stabili in un’area di fondamentale importanza”. Non solo. Da Pechino giungono anche buone notizie sul fronte dei chip, dato che il ministero del Commercio sta valutando l’esenzione di alcuni microprocessori Nexperia, essenziali per l’industria automobilistica, dal divieto di export verso l’Ue.

Tutto nero su bianco nell’annuncio del commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, dopo i colloqui con alti funzionari cinesi a Bruxelles. “Come concordato nella videoconferenza tra il commissario Šefčovič e il ministro Wang Wentao, il 31 ottobre si è tenuto a Bruxelles un incontro di persona tra i funzionari che conducono il dialogo Ue-Cina sul controllo delle esportazioni. Questo dialogo attua le decisioni prese dai leader dell’Ue e della Cina nel mese di luglio. Le parti hanno inoltre discusso delle modalità per mantenere la stabilità della catena di approvvigionamento in relazione alle terre rare e si sono impegnati a intensificare la collaborazione sulle misure di agevolazione delle licenze, comprese le licenze generali. Entrambe le parti hanno convenuto sull’utilità del dialogo, riconoscendo l’importanza di mantenere una buona comunicazione in materia di controlli sulle esportazioni”. Un’altra vittoria di Trump, in fin dei conti.


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