Libertà Eguale ha promosso a Livorno un convegno sulla Difesa Europea con esponenti riformisti del Pd. Si è ribadita la necessità di una difesa comune sul modello Nato. L’Europa deve superare la dipendenza da Usa e Russia. Gli aiuti all’Ucraina vanno inseriti in una strategia duratura. Obiettivo: costruire un vero “Pilastro europeo” della Nato. L’analisi di Mayer
L’associazione Libertà Eguale ha promosso sabato a Livorno un importante convegno sul tema della Difesa Europea a cui hanno partecipato, tra gli altri, diversi componenti dell’area riformista del Pd: Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Lia Quartapelle, Stefano Ceccanti, Anna Bucciarelli, Claudia Mancina e Piero Fassino.
Dopo tanta disinformazione e fake news (soprattutto a sinistra con i 5stelle e AVS, ma anche all’interno della maggioranza , vedasi il “pacifismo” di Matteo Salvini) l’incontro ha avuto il merito di fare finalmente chiarezza su una materia determinante per il futuro stesso dell’Europa.
Il primo elemento emerso dal convegno è che non ha senso (come invece sostenuto da Elly Schlein) contrapporre la difesa comune alle politiche militari e tecnologiche dei singoli Stati. L’esperienza pluridecennale dell’Alleanza Atlantica dimostra esattamente il contrario.
Il modello multinazionale adottato è infatti ben collaudato e ha prodotto una integrazione militare molto efficace.
Il conferimento alla NATO da parte dei paesi membri dei contingenti nazionali del personale e degli armamenti offre ottimi risultati perché si inserisce in un sistema unitario di comando, intelligence militare, comunicazioni e controllo.
Sotto questo profilo la polemica sull'”esercito europeo” appare francamente priva di senso, basta seguire lo stesso approccio della NATO.
Oltre alla questione del riequilibrio delle risorse destinate alla Alleanza Atlantica da Stati Uniti e Unione Europea (come richiesto da più di 15 anni da Washington) il convegno ha sottolineato che per troppo tempo l’Europa ha fatto orecchi da mercante rispetto alle minacce di Putin emerse con chiarezza sin dall’inizio del millennio ed in particolare nella conferenza di Monaco del 2007.
Affidare la sicurezza militare agli Stati Uniti e la (in)sicurezza energetica alla Russia è stata purtroppo una miopia strategica delle leadership europee a partire da Angela Merkel… per non parlare di Gerard Schroeder che dopo il cancellieriato ha assunto un ruolo di primo piano in Gazprom, la multinazionale energetica della Russia che dispone di una vasta e influente rete europea e mondiale.
Un altro elemento importante sottolineato a Livorno è che (nonostante tutte le critiche che vengono rivolte alla Ue) c’ è stata una rapida e decisa reazione di carattere politico rispetto all’invasione russa dell’Ucraina.
I paesi dell’Unione Europea hanno complessivamente offerto all’Ucraina aiuti militari più consistenti di quelli forniti dagli stessi Stati Uniti. Oggi si tratta di continuare con determinazione senza se e senza ma.
L’Ucraina (a differenza di Israele) non ha ancora – nonostante i miglioramenti – una difesa aerea adeguata e a chi, come i 5stelle, urlano “Basta con l’invio delle armi!” occorre controbattere che la difesa dei cieli ha un grande valore umanitario perché è l’unico modo di salvare la popolazione civile ucraina dalle bombe, dai droni e dai missili russi.
Ma la risposta all’Ucraina deve essere inserita in una politica europea di medio e lungo periodo.
Da qui nasce il terzo elemento emerso dell’iniziativa di Libertà Eguale ovvero quello di tradurre – come spetta ai riformisti – la formula politica del ” Pilastro Europeo” della NATO in un programma ed in un processo concreto articolato in obiettivi chiari e tempi ben definiti.
Purtroppo con i trattati in vigore il vincolo dell’unanimità blocca le decisioni a livello del Consiglio Europeo.
Si tratta pertanto – come nei casi di Shengen e dell’Euro – di partire con gli Stati Membri disponibili come del resto è già avvenuto per il supporto all’Ucraina con la coalizione dei volenterosi.
Il punto di partenza è comprendere quali nazioni sono disponibili rispetto alle 23 che fanno parte sia della Ue che della NATO.
Una volta definito il gruppo promotore serve un inventario delle risorse militari, tecnologiche e industriali disponibili nei diversi Stati, l’individuazione di eventuali duplicazioni da eliminare nonché degli apparati ed asset di cui c’è carenza.
Sulla base di questa analisi accurata il fondo europeo SAFE e i finanziamenti nazionali potranno essere finalizzati alla costruzione di un vero pilastro europeo della NATO che con la necessaria gradualità si muova nella direzione di una effettiva autonomia operativa e strategica.
Il processo potrà essere aperto anche a paesi europei che fanno parte della NATO ma non della Ue, per esempio il Regno Unito e i paesi balcanici impegnati nel processi di adesione.
Per bloccare questo ambizioso progetto politico e militare dell’Europa si muoveranno in tanti a partire da Mosca, Teheran e Pechino che peraltro sono già impegnati in vaste campagne di influenza e disinformazione nel nostro continente. Forse anche al di la’ dell’Atlantico spunteranno alcune resistenze.
Per assicurare il successo di questo grande progetto politico serve il sostegno dell’opinione pubblica – supporto che già esiste nei paesi dell’Europa Orientale perché hanno conosciuto direttamente l’oppressione della Russia. Nelle altre nazioni e soprattutto in Italia e in Francia c’e’ invece molto strada da percorrere per assicurarecela difesa delle nostre libertà.
Un pilastro europeo della Nato è la migliore risposta all’unilateralismo che caratterizza la politica estera del Presidente Donald Trump; e sopratutto è l’indispensabile per esercitare la deterrenza efficace contro le crescenti minacce che vengono dalla Russia.
Non dobbiamo sottovalutare il recente monito del Ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Oltre alle campagne di disinformazione promosse dalla Russia su media compiacenti o inconsapevoli operano in Italia personalità insospettabili.
















