Ridurre le barriere interne, costruire un’autonomia strategica reale, proiettarsi nel mondo non come spettatore ma come attore. La chiave di volta, secondo Fitto, sta proprio nella capacità di rendere la spesa europea più tempestiva e più mirata. L’intervento del vicepresidente esecutivo della Commissione Europea all’European Gala di Formiche
C’è chi all’Europa chiede di fare di più, e chi le chiede di fare meglio. Raffaele Fitto sceglie la seconda via — quella della concretezza.
Intervenuto in video collegamento all’European Gala di Formiche, che ha visto ospiti tra gli altri, la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il vicepresidente esecutivo della Commissione europea non indulge in retorica: invita a cambiare metodo. “Non possiamo più permetterci rigidità costruite su scenari che non esistono più”, scandisce, con tono fermo che suona come un’esortazione senza possibilità di appello.
Fitto parla di flessibilità come di una parola chiave, quasi un mantra, per la nuova stagione europea.
Il messaggio è netto: la nuova Commissione intende voltare pagina, riscrivere il proprio linguaggio amministrativo e politico, dotandosi persino di un commissario per la semplificazione. Un segnale forte, quasi simbolico, di un’Europa che vuole tornare a parlare ai cittadini e alle imprese, “semplificando il suo dialogo e rendendo più efficace la sua azione”.
La chiave di volta, secondo Fitto, sta proprio nella capacità di rendere la spesa europea più tempestiva e più mirata.
Un tema tutt’altro che tecnico, se si pensa alla mole di fondi che l’Italia è chiamata a gestire: seconda beneficiaria della politica di coesione e prima per il Pnrr. Da qui la svolta che la Commissione ha impresso sulla revisione di medio termine della coesione — “una collaborazione positiva a con il Parlamento europeo”, sottolinea Fitto — che introduce per la prima volta la possibilità di spostare risorse verso nuove priorità, dalla difesa all’energia, dall’acqua alla casa.
Un cambio di paradigma che vale anche per i Piani nazionali di ripresa e resilienza, aggiornati in estate insieme al vicepresidente Dombrovskis per allinearli alle nuove esigenze di competitività e sicurezza. “Mai come in questo momento”, ha osservato Fitto, “serve un’Europa capace di dare risposte immediate, concrete, efficaci”.
La sua riflessione, però, non si ferma al breve periodo. Sullo sfondo c’è già il grande cantiere del bilancio pluriennale 2028-2034, su cui Fitto invita a lavorare con “spirito costruttivo e visione comune”, ribadendo la collaborazione tra la Commissione e il governo guidato da Giorgia Meloni.
È un lessico pragmatico, quello di Fitto, ma attraversato da un’idea di fondo molto precisa: l’Unione non può limitarsi a reagire, deve tornare a guidare. Ridurre le barriere interne, costruire un’autonomia strategica reale, proiettarsi nel mondo non come spettatore ma come attore.
“Competere, semplificare, crescere”: tre verbi che sembrano sintetizzare la sua idea di Europa.
Una formula che, nel linguaggio sobrio ma risoluto del vicepresidente, suona come una promessa.
















