La conferma delle consegne russe di sistemi Pantsir e Buk al Venezuela arriva nel momento più teso degli ultimi anni nei Caraibi, con Washington che rafforza il proprio dispositivo militare e valuta opzioni contro il regime di Maduro. Ma i rifornimenti potrebbero non limitarsi soltanto alle capacità anti-aeree
Nelle ultime ore sembra essere arrivata la conferma sui sospetti relativi a quale fosse il carico del cargo russo arrivato in Venezuela pochi giorni fa. Parlando con Gazeta.Ru, il primo vicepresidente della commissione difesa della Duma di Stato Alexei Zhuravlev ha affermato che dei sistemi russi Pantsir-S1 e Buk-M2E sarebbero stati recentemente consegnati a Caracas con un aereo da trasporto Il-76, lo stesso modello del misterioso aereo che negli scorsi giorni ha fatto tappa nel Paese dell’America Latina (oltre che a cuba e in Nicaragua).
Di per sé la cosa non dovrebbe stupire. “La Russia è in realtà uno dei principali partner militari-tecnici del Venezuela; forniamo al Paese praticamente l’intera gamma di armi, dalle armi leggere agli aerei”, ha notato Zhuravlev. “I caccia russi Su-30MK2 sono la spina dorsale dell’aeronautica militare venezuelana, rendendola una delle potenze aeree più potenti della regione. La consegna di diversi battaglioni S-300V (Antey-2500) ha rafforzato in modo significativo la capacità del Paese di proteggere importanti installazioni dagli attacchi aerei”.
Ma a pesare nel contesto complessivo sono le tempistiche. Il volo del cargo russo arriva a breve distanza dalla richiesta avanzata da Maduro di un sostegno militare, rivolta ai principali Paesi “avversari” degli Stati Uniti (ovviamente Russia, ma anche Cina e Iran) in seguito al build-up militare nei Caraibi e ai raid ordinati dal presidente Usa Donald Trump, l’ultimo dei quali è stato annunciato soltanto ieri dal segretario alla Difesa Pete Hegseth.
Ma Zhuravlev non si limita a riconoscere l’arrivo di nuovi sistemi antiaerei, suggerendo anche che Mosca potrebbe spingersi oltre, anche la fornitura al Venezuela di sistemi stand-off a lungo raggio come il missile balistico Oreshnik o il cruise Kalibr. Tuttavia, uno scenario del genere resta alquanto improbabile. L’apparato industriale russo è sotto pressione, le scorte di missili da crociera sono tanto limitate quanto preziose. Ma il messaggio politico è evidente: nel momento in cui Washington aumenta il livello di pressione su, Mosca intende mostrare che non resterà spettatrice passiva.
















