Ad Amendola prende forma Falcon strike 2025, l’esercitazione che porta l’Aeronautica militare italiana al centro della cooperazione Nato. Per due settimane, assetti di quarta e quinta generazione di cinque Paesi alleati si addestrano insieme per rafforzare prontezza, deterrenza e integrazione operativa. Un banco di prova che mostra come la difesa europea si costruisca con realismo, tecnologia e collaborazione
La base militare di Amendola torna al centro dello scenario internazionale con Falcon strike 2025, l’esercitazione che riunisce le principali forze aeree della Nato per testare le capacità operative in contesti di alta complessità. Pensata come laboratorio di integrazione tra tecnologie e strategie, l’iniziativa segna un passaggio chiave nell’evoluzione dell’Aeronautica Militare verso un modello addestrativo pienamente interforze e multinazionale.
Per due settimane, oltre mille militari e più di cinquanta velivoli provenienti da Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Grecia si addestrano fianco a fianco per consolidare la cooperazione e la deterrenza collettiva. Caccia F-35, Eurofighter, Tornado, Rafale e F-16 operano in sinergia con assetti da sorveglianza, rifornimento e supporto tattico, simulando missioni reali in contesti multidominio che coinvolgono anche elementi terrestri e navali.
L’Italia guida l’esercitazione come Paese ospitante e promotore di un modello addestrativo che fonde esperienza operativa e innovazione digitale, facendo del 32° Stormo di Amendola un centro nevralgico della formazione aerospaziale europea. In questo quadro, Falcon strike diventa un tassello della strategia di deterrenza sul fianco sud della Nato e una dimostrazione della capacità nazionale di coniugare tecnologia e cooperazione.
Nel cuore dell’esercitazione, il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare Antonio Conserva ha sintetizzato lo spirito dell’iniziativa spiegando che “l’esercitazione Falcon strike vede la combinazione di assetti di diversi Paesi dell’Alleanza Atlantica, assetti di quinta generazione come le F-35, ma anche assetti tradizionali come i Rafale francesi, gli Eurofighter italiani, gli F-16 greci”.
Parole che delineano la coesione tra le forze aeree alleate, chiamate a fondere esperienza e innovazione. “L’interoperabilità, la capacità dei nostri equipaggi di lavorare assieme e di respingere in maniera congiunta una minaccia credo che sia il migliore elemento che garantisca sia la difesa dell’Alleanza Atlantica, ma anche la capacità di deterrenza”. Conserva ha sottolineato come la vera sfida risieda “nell’incertezza degli scenari e nella necessità di assicurare un’altissima prontezza operativa”. Ha concluso con una visione corale dell’Alleanza: “Operare assieme è stata da sempre la forza dell’Alleanza Atlantica che da oltre settant’anni garantisce la difesa dell’Europa”. A Amendola, questo principio si traduce in un messaggio politico e strategico non solo per l’Alleanza, ma per tutto il mondo.
















