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Dollaro debole e titoli di Stato, Tajani suona la carica per la Bce

Il ministro degli Esteri, intervenendo al Formiche european gala 2025 presso la Galleria del cardinale Colonna a Roma, chiede un ritorno in prima linea di Francoforte, per dare nuovo carburante all’economia e salvaguardare le esportazioni europee minacciate dal biglietto verde troppo debole sull’euro. E Il Green deal è stato fin qui più dannoso che benefico

Dopo gli anni dei bazooka e dei programmi di acquisto di titoli di Stato, è tempo che la Bce torni a dare carburante all’economia. Ne è più che convinto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenuto in occasione del Formiche european gala 2025, presso la Galleria del cardinale Colonna, a Roma. La questione ruota intorno a due punti. Primo, oggi c’è un rapporto di forza tra euro e dollaro troppo sbilanciato in favore del primo e che vede il verdone in fase di debolezza. Secondo, dopo i massicci acquisti di pandemica memoria, adesso Francoforte deve tornare a sostenere i debiti sovrani e dare cassa agli Stati della zona euro.

“Non spetta alla politica dire alla Bce quello che deve fare, ma certo sarebbe opportuno che la Banca centrale comprasse nuovamente titoli di Stato per sostenere l’economia e dare liquidità agli Stati”, ha messo in chiaro Tajani. “Non esiste una vera Europa senza mercato unico. Ma, soprattutto, non esiste vera Europa senza solide relazioni transatlantiche. Il governo italiano, piú che mai è oggi impegnato in questa delicata opera di rafforzamento europeo”. Il vicepremier è poi andato più nello specifico.

“Mi preoccupa il rapporto euro dollaro, mette in difficoltà i nostri esportatori. Mi auguro che la Bce inizi a riflettere anche su ulteriori riduzioni dei tassi e anche utilizzando il quantitative easing per dare forza all’euro. Rischiamo che il costo euro/dollaro sia più problematico dei dazi. Per questo è necessario che la Bce rifletta. La Bce potrebbe anche procedere con una sorta di nuovo quantitative easing acquistando titoli di Stato, come fece durante il Covid”. Una richiesta che arriva da un Paese, l’Italia, tra i più sani del momento, almeno dal punto di vista delle finanze pubbliche. “L’Italia è un paese fondatore dell’Unione Europea, è forse il paese più stabile dell’Unione Europea e quindi può dare un contributo determinante alle scelte politiche europee, che devono essere sempre di più una politica ‘europea’ se vogliamo contare nel mondo. Noi giochiamo un ruolo da protagonisti su tanti scenari”.

Tajani ha poi spostato l’attenzione sul rapporto tra Stati Uniti ed Europa. “Non possiamo pensare di essere europeisti senza essere anche alleati degli Stati Uniti: siamo due facce della stessa medaglia, questa è la posizione politica del governo italiano. È quella posizione che abbiamo sempre e comunque difeso, soprattutto con i governi di centro-destra. Ricordo l’impegno di Silvio Berlusconi, oggi con il governo Meloni stiamo perseguendo gli stesi obiettivi. Per quanto riguarda l’Europa, credo che non dobbiamo mai confondere l’Europa con le istituzioni europee”, ha aggiunto il titolare della Farnesina, “Guai a considerare e mischiare un grande valore con gli errori e i difetti che si possono commettere. Noi dobbiamo andare avanti nel percorso europeo, l’Italia dovrà essere protagonista della costruzione dell’Europa di domani, ma per costruire l’Europa di domani noi dobbiamo innanzitutto permettere all’Europa di svolgere un ruolo politico”.

Non è finita. Si può parlare a lungo, secondo Tajani, “delle cose che deve fare l’Europa, delle riforme, visto che c’era il Presidente del Parlamento dovremmo avere un Parlamento europeo con più poteri, finalmente con il potere di iniziativa legislativa. Un Parlamento europeo che non sia sempre costretto a subire le azioni della Commissione europea. Se devo dire come la penso io, dovremmo avere un unico Presidente direttamente eletto dai cittadini, Presidente della Commissione e Presidente del Consiglio. Perché o si crede nell’Europa o non si crede” nell’Europa.

E allora, ha aggiunto il ministro degli Esteri, “dobbiamo anche dare all’Europa delle istituzioni che siano in grado di poter contare a livello internazionale. Queste sono alcune cose che dobbiamo fare. E cosa dobbiamo fare noi italiani, visto che ci sono alcune questioni delle quali stiamo discutendo, a cominciare dal bilancio? Il bilancio così come è stato presentato, il pluriennale così come è stato presentato dalla Commissione, non va bene. Ci sono delle cose da correggere, penso soprattutto al tema dell’agricoltura, penso alla politica di coesione. Ci sono delle correzioni da apportare. E i principali gruppi politici, a cominciare dal Partito Popolare Europeo, la famiglia alla quale io appartengo, ha chiesto una inversione di tendenza. Così come deve essere cambiata, in queste ore si sta discutendo molto, la politica ambientale: il Green deal, così come è stato trasformato in azioni, in norme giuridiche, è dannoso per la nostra economia, per l’industria, per l’agricoltura. Quindi va cambiato. Anche perché i cittadini hanno dato un chiaro segnale. E il Partito Popolare Europeo, che è la prima forza politica in Europa, ha dato un segnale chiaro: bisogna fare marcia indietro, perché le regole attuali non vanno bene”.

Arrivando poi all’evento organizzato nella prestigiosa location, Tajani aveva respinto in modo netto l’attacco sferrato all’Italia dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, in riferimento al crollo di parte della Torre dei conti a Roma. “Ho fatto convocare l’ambasciatore russo in Italia per manifestare la nostra indignazione per queste frasi perché questa tragedia ha colpito il popolo italiano, ha colpito la capitale d’Italia e non ha nulla a che vedere con la politica, nulla a che vedere con la guerra, quindi sono frasi ignobili che respingiamo al mittente”.


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