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Ecco perché la Cina delocalizza le Big Tech (c’entra la tecnologia Usa)

Alibaba e Bytedance stanno addestrando i loro modelli di IA nei data center del sud-est asiatico per ottenere i chip Nvidia, scrive il Financial Times. Un’altra conferma di come Pechino ha bisogno degli strumenti americani per colmare un gap che sta riducendo velocemente

Delocalizzare, non per tagliare i costi ma per sfruttare le risorse altrui. È quanto sta dicendo la Cina alle sue Big Tech. Le grandi aziende tecnologiche stanno addestrando i loro modelli di intelligenza artificiale all’estero, più precisamente nel sud-est asiatico, per aggirare le restrizioni degli Stati Uniti e accedere ai chip di Nvidia. A scriverlo è il Financial Times, in un articolo che conferma quanto già si immaginava: Pechino riesce ad alimentare il proprio sviluppo digitale nonostante i tanti paletti che si trova di fronte.

Tra le aziende che sono andate oltre confine ci sono anche i colossi Alibaba e ByteDance. Singapore e Malesia rappresentano le destinazioni più gettonate, una richiesta giustificata con la moltitudine di data center che vengono costruiti da quelle parti proprio per la grande domanda che arriva dalla Cina. La prassi, racconta FT, è che queste aziende sottoscrivono dei contratti di locazione per utilizzare i data center, sfruttando il fatto che l’impedimento imposto da Joe Biden (la così chiamata regola di diffusione) è stato cancellato da Donald Trump. In questo modo, le società possono espandere anche la loro influenza attirando maggiori utenti, specialmente nel cloud computing.

C’è un’eccezione a tutto questo, ed è DeepSeek. La sua comparsa lo scorso anno ha spagliato le carte in tavola, portando sul mercato modelli di intelligenza artificiale di alta qualità ma a un costo molto più basso. Un segno di come le società cinesi riescano a trovare il meglio dalle poche risorse che hanno. Ci sono riusciti anche grazie a uno stimolo interno, sollecitando la fantasia dei propri talenti. Ecco perché DeepSeek opererà dentro il perimetro nazionale, senza andare all’estero per addestrare i suoi modelli. La ragione è che nel tempo ha accumulato molte scorte dei semiconduttori di Nvidia, per cui ha già abbastanza chip.

La vicenda offre una visione piuttosto nitida di come stia andando avanti la corsa all’IA. Da una parte l’America, che gode di un vantaggio costruito negli anni; dall’altra la Cina, estremamente capace di accorciare i tempi, ma per cui ha bisogno di tecnologia americana. Quella che Washington le impedisce di avere, almeno quella più performante, per timore che possa venire utilizzata in altri contesti. Tra l’altro, il Pentagono vorrebbe aggiungere alla lista delle aziende che aiutano l’esercito cinese anche Alibaba, Baidu e BYD.  Tutto questo però non frena la fame di tecnologia del Dragone, che riesce a mettere le mani su quegli strumenti che non riesce ad ottenere.

Il risultato è che le sue aziende stanno compiendo passi da gigante. L’ultimo esempio arriva proprio da Alibaba, pronta a sfidare Meta con i suoi nuovi occhiali realizzati tramite tecnologia Quark. Sarà integrato con le varie app e costerà l’equivalente di 268 dollari. La sfida all’America è anche sulla conquista dei consumatori.


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