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Energia e riunificazione balcanica. Di cosa parleranno Meloni e Plenkovic

La Croazia ha mostrato una positiva reattività dopo l’invasione russa dell’Ucraina, quando la crisi energetica ha scombussolato i piani europei. Zagabria ha iniziato a costruire parchi eolici, toccando quota 380 e al contempo ha deciso di aumentare la produttività del rigassificatore a Veglia per vendere gas anche a Slovenia e Austria. Inoltre la sua stabilità filoeuropea rappresenta un elemento di indubbio vantaggio per le politiche Ue, settore in cui l’Italia è pivot nell’intero costone balcanico

Nove anni alla guida di un Paese che sta completando con successo il suo “europeismo”, tra l’adesione all’eurozona e a Schengen, l’aumento di stipendi e pensioni grazie alla stabilità politica. I nove anni di Andrej Plenković e il rapporto con l’Italia di Giorgia Meloni saranno al centro della visita in Italia del premier croato, che Meloni due anni fa ha incontrato a Zagabria. Prima tappa il Quirinale, poi Palazzo Chigi. Un paniere ricco di temi quello su cui i due paesi hanno lavorato positivamente in passato e su cui stanno fondando una rinnovata cooperazione.

ENERGIA

I due Paesi vantano un accordo sulla delimitazione delle zone economiche esclusive siglato a Roma il 24 maggio 2022. Spicca in questo senso il progetto Beyond, basato quattro regioni “pilota” individuate tra Croazia e Italia al fine di sperimentare nuovi modelli di eolico in mare che producano energia rinnovabile. Finanziato tramite il programma europeo Interreg Italia –Croazia VI-A 2021-2027, il progetto mira ad andare oltre la sola produzione di energia elettrica, promuovendo la coesistenza con l’ecosistema marino e il rafforzamento delle economie blu locali. Per cui verranno trasformati i potenziali parchi eolici offshore (OWF) dell’Adriatico in catalizzatori di sviluppo sostenibile. Tra l’altro la Croazia ha mostrato una positiva reattività dopo l’invasione russa dell’Ucraina, quando la crisi energetica ha scombussolato i piani europei. Zagabria ha iniziato a costruire parchi eolici, toccando quota 380 e al contempo ha deciso di aumentare la produttività del rigassificatore a Veglia per vendere gas anche a Slovenia e Austria.

RIUNIFICAZIONE BALCANICA

La stabilità filoeuropea della Croazia rappresenta un elemento di indubbio vantaggio per le politiche Ue, settore in cui l’Italia è pivot nell’intero costone balcanico. La strategia avvolgente di Bruxelles che punta alla cosiddetta riunificazione balcanica (copyright Giorgia Meloni) si poggia su Paesi stabili come il governo croato e in questo senso la speciale relazione con l’Italia è un oggettivo plus. Le numerose interlocuzioni tra Roma e Zagabria (con business forum, relazioni fra sistemi-paese, progetti comuni) sono un viatico solido che merita di essere ulteriormente rafforzato. Tra l’altro nel recente passato è stato lo stesso Plenkovic a ricordare che la Croazia avrebbe aiutato il Kosovo sulla questione della liberalizzazione dei visti, anticamera verso l’integrazione europea.

SICUREZZA E IMMIGRAZIONE

A quelle latitudini, sicurezza e immigrazione sono due temi che vanno a braccetto, soprattutto dopo che il cosiddetto corridoio balcanico è stato oggetto di grande interesse da parte della criminalità organizzata. Più volte la premier italiana, sin dall’inizio del suo mandato, aveva richiamato gli altri Stati membri europei su un punto nevralgico: “Non si può fare solidarietà con i confini degli altri”, chi pensa che il problema dei migranti “possa essere rinchiuso entro i confini di una nazione europea prende un abbaglio” aveva detto più volte. Erano i giorni dei primi consiglio europei, quando Meloni sottolineava che l’Ue avrebbe dovuto cambiare mentalità sul tema delle migrazioni irregolari. Da quei vertici ad oggi è cambiato tutto e la stessa Ue ha compreso la necessità di una inversione di marcia, come dimostra il nuovo patto di asilo e migrazione.

Inoltre lo scorso giugno la Polizia di Stato ha avviato un servizio di pattugliamento trilaterale tra Italia, Croazia e Slovenia nell’area di confine croato-bosniaca di Cetingrad, in Croazia. L’obiettivo è dare continuità operativa ai periodici incontri tra i ministri dell’Interno dei tre Paesi per rafforzare la cooperazione regionale a tutela dello spazio Schengen e contrastare l’immigrazione irregolare proveniente dalla rotta balcanica. Alla base dell’iniziativa c’è il memorandum sottoscritto dai vertici delle tre polizie il 20 gennaio scorso a Nova Gorica, in Slovenia, un progetto sperimentale per tre mesi ed è la conseguenza delle crisi in Medio oriente e Ucraina che hanno portato diversi Stati dell’Unione europea, tra cui l’Italia e la Slovenia, a ripristinare i controlli alle frontiere interne.


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